martedì 1 novembre 2011

L'IGNORANZA AL POTERE


L’IGNORANZA AL POTERE

Ieri sera ho guardato Ballarò alla TV. Non sono un fedele dei talk show. Mi infastidiscono le risse sbracate, le urla, le difese preconcette delle proprie opinioni, il disprezzo ostentato per le idee altrui, il discorso inutile tra sordi, insomma la ricetta o il menu di simili trasmissioni.

C’era la Bernini, ministro di non so che. Faccia puntuta, frangetta a coprire la fronte, coda di cavallo, biancovestita. Soprattutto eloquio a mitraglietta incontenibile, attacca e vorrebbe parlare per ore. Ha da dire molte cose, poche intelligenti. Ieri sera ha superato se stessa. Si parlava del ponte sullo stretto (per cui si stanno spendendo una valanga di soldi senza la sicurezza che verrà mai costruito) e il ministro Bernini ha argomentato in difesa dell’opera. Come? Che il ponte è un’opera strategica voluta dall’Europa. Fa parte di un “corridoio” (sic!) che partendo da Berlino, attraverso la Germania, Monaco, il Brennero, Varese (proprio così – ha detto Varese! Ho sentito male?) e lungo l’asse della penisola, serve l’area metropolitana dello Stretto per confluire poi a Palermo. Ve la vedete voi quest’opera strategica che finisce in mezzo al mare nel nulla? Vi immaginate lunghe teorie di veicoli industriali  che servono chissà quali imprese e trasporti? Che, se si tratta di imbarcare merci sarebbe molto più comodo farle partire da Genova o da un porto del nord senza intasare l’autostrada del sole di camion su camion. E se non si tratta di questo cosa sarebbe mai questa fantomatica area metropolitana dello Stretto? Una nuova grande città creata dal nulla, per far che?

Sta gente del Governo Berlusconi ha perso la testa.Ignoranti e arroganti. La Camusso, sconsolata, si copriva la faccia con le mani. Di Pietro, incazzato, urlava che era meglio usare i soldi del ponte per mettere in sicurezza i dissesti territoriali. Ma che qualcuno pensi ancora, mentre l’Italia rischia e rischia seriamente di andare col culo per terra, di ammanire ricette e lezioni del genere Bernini, è stupefacente. 
Consiglierei di rinchiudere la nostra donzella biancovestita in una scuola media, farle studiare un po’ di geografia e di elementare politica economica e poi spedirla a fare la gallina in qualche “prova del cuoco”.

A Ballarò si è parlato molto anche di licenziamenti, sì, no, come, servono, non servono, fanno parte della richiesta della BCE, non ne fanno parte ecc. Molte chiacchere.
Io avrei fatto una domanda elementare: sanno loro signori cos’è un licenziamento? Un lavoratore viene espulso dal suo posto e va a casa. Non lavora più.  E, dopo,  che cosa mangia e con che mantiene la famiglia? Se non trova un altro posto  di lavoro rischia la miseria, le mense della Caritas e la pubblica assistenza. Quindi a meno che non si istituiscano le camere a gas per chi resta senza lavoro e famiglie al seguito, lo stato, la collettività deve intervenire per mantenere sta gente almeno a livello di sussistenza. Con i costi conseguenti. Con la distruzione della loro dignità umana e sociale. Non sarebbe meglio dare a tutti un compito, insomma far lavorare la gente invece che licenziarla? Ma che economia è quella che – per funzionare – toglie il lavoro? Chi l’ha inventata? Soprattutto perché, senza inventare ponti di qua e di là, di cose da fare ce ne sarebbero molte.

Amoproust – 3 novembre 2011

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