BATTERE IL BERLUSCONISMO
I giornali oggi sono strapieni di
“commemorazioni” di Berlusconi, pagine e pagine. Come se fosse morto, Come
coccodrilli, meglio, scritti e pronti in redazione, da tempo.
Ma lui non è morto, anzi si
prepara a nuove offensive. E’ un combattente di razza, ricorda quegli
animali che, colpiti più e più volte,
riescono ancora a fuggire e a mordere con il loro veleno.
Soprattutto non è morto il
berlusconismo, quel modo di vivere e di pensare che lui ha dimostrato, facendosene esempio e
modello vivente e che ha contagiato moltissimi italiani. Meglio, in cui
moltissimi italiani si sono riconosciuti, mostrando apertamente i loro “animal
spirits”, mentre prima forse segretamente un po’ se ne vergognavano. A dir la
verità (a ciascuno il suo) il maestro politico è stato Craxi, come Cristo è
fondatore della Chiesa, ma Paolo il suo vero diffusore.
Cosa intendiamo per berlusconismo?
Una vera weltanshauung, un modello
culturale di vita, un credo e un codice.
L’individuo è tutto e la società
un coacervo di individui che lottano e competono fra di loro per la supremazia,
il potere e la ricchezza. Vince il più forte e chi riesce a dominare. Lo Stato
è un’entità astratta che è meglio ridurre al minimo per la convivenza: lo Stato
deve sostanzialmente riconoscere il diritto del più forte, favorire la libertà
in ogni campo, premiare il merito e la capacità. Tollerare le minoranze e i
minus habens, dar loro quel tanto perché non si ribellino. Meno Stato c’è e
meglio è.
L’individuo cittadino persegue il
suo interesse personale e lo coltiva, anche a danno degli altri, se ne ha la
forza. Il fine del suo agire è la proprietà privata, l’arricchimento e il
piacere. L’interesse collettivo esiste solo se una minaccia esterna mette a
rischio questo equilibrio basato sulla centralità dell’individuo. Così ogni
forma di socialismo o collettivismo o comunismo (e più confusione si fa fra i
termini e più è meglio) va combattuta come il vero nemico della società di individui.
I poveri e i perdenti possono essere oggetto dell’elemosina e dell’intervento
pietistico degli altri, ma non hanno alcun diritto, in quanto sono appunto
perdenti, cioè non hanno meritato.
Il berlusconismo è il trionfo
della opulenza, della magnificenza mediatica e dell’ostentazione del piacere. L’individuo,
se lo Stato diventa invasivo con le imposte (che, di per sé sarebbe bene
abbattere al minimo) ha il diritto di difendersi con l’evasione e l’elusione. Questo lo rende innocente alla sua
coscienza, perché ha agito per legittima difesa dei suoi beni, che sono suoi,
solo suoi. Non solo, ma la donna è bellezza e conquista, il vero riposo del
guerriero. Non ha senso al di fuori della funzione generativa e edonistica.
Nel berlusconismo ci sono tracce
di Machiavelli e Guicciardini, di calvinismo, di Adam Smith e dei teorici del liberismo.
Ma la sua caratteristica non è quella di un’ideologia scritta e pianificata, ma
di una praticaccia spudorata e politicamente virulenta con chi non la pensa
così. Tutti comunisti, tutti senza Dio (intendendo come Dio il potere e la
ricchezza).
Il berlusconismo è stato
facilitato in Italia da uno Stato burocratico inefficiente e da una tassazione
esasperata e per lo più senza scopo, senza ritorno al cittadino in termini di
servizi. E soprattutto dalla mancanza (storica) di una vera coscienza unitaria
nazionale, dalla carenza di senso della collettività e del vivere insieme.
Nemmeno il Cattolicesimo romano ha potuto contrastare questa forma di paganesimo:
la Chiesa non ha dato il buon esempio, gestisce potere e ricchezza con assoluta
spregiudicatezza (almeno fino a papa Francesco). Le associazioni cattoliche
hanno ripiegato sulla carità, non sui diritti.
Chi vorrà governare dopo
Berlusconi e dopo il terremoto culturale del berlusconismo, dovrà tener conto
di questo virus inoculato nelle coscienze degli individui e che lo Stato va
rifondato, in quanto è attualmente un ammasso di macerie. Un’operazione
culturale che durerà anni, in quanto nemmeno il fascismo ha operato (culturalmente)
una sfascio del genere.
Amoproust, 28 novembre 2013.