giovedì 28 novembre 2013

battere il berlusconismo



BATTERE IL BERLUSCONISMO

I giornali oggi sono strapieni di “commemorazioni” di Berlusconi, pagine e pagine. Come se fosse morto, Come coccodrilli, meglio, scritti e pronti in redazione, da tempo.

Ma lui non è morto, anzi si prepara a nuove offensive. E’ un combattente di razza, ricorda quegli animali  che, colpiti più e più volte, riescono ancora a fuggire e a mordere con il loro veleno.

Soprattutto non è morto il berlusconismo, quel modo di vivere e di pensare che  lui ha dimostrato, facendosene esempio e modello vivente e che ha contagiato moltissimi italiani. Meglio, in cui moltissimi italiani si sono riconosciuti, mostrando apertamente i loro “animal spirits”, mentre prima forse segretamente un po’ se ne vergognavano. A dir la verità (a ciascuno il suo) il maestro politico è stato Craxi, come Cristo è fondatore della Chiesa, ma Paolo il suo vero diffusore.

Cosa intendiamo per berlusconismo? Una vera weltanshauung, un modello culturale di vita, un credo e un codice.

L’individuo è tutto e la società un coacervo di individui che lottano e competono fra di loro per la supremazia, il potere e la ricchezza. Vince il più forte e chi riesce a dominare. Lo Stato è un’entità astratta che è meglio ridurre al minimo per la convivenza: lo Stato deve sostanzialmente riconoscere il diritto del più forte, favorire la libertà in ogni campo, premiare il merito e la capacità. Tollerare le minoranze e i minus habens, dar loro quel tanto perché non si ribellino. Meno Stato c’è e meglio è.

L’individuo cittadino persegue il suo interesse personale e lo coltiva, anche a danno degli altri, se ne ha la forza. Il fine del suo agire è la proprietà privata, l’arricchimento e il piacere. L’interesse collettivo esiste solo se una minaccia esterna mette a rischio questo equilibrio basato sulla centralità dell’individuo. Così ogni forma di socialismo o collettivismo o comunismo (e più confusione si fa fra i termini e più è meglio) va combattuta come il vero nemico della società di individui. I poveri e i perdenti possono essere oggetto dell’elemosina e dell’intervento pietistico degli altri, ma non hanno alcun diritto, in quanto sono appunto perdenti, cioè non hanno meritato.

Il berlusconismo è il trionfo della opulenza, della magnificenza mediatica e dell’ostentazione del piacere. L’individuo, se lo Stato diventa invasivo con le imposte (che, di per sé sarebbe bene abbattere al minimo) ha il diritto di difendersi con l’evasione e l’elusione. Questo lo rende innocente alla sua coscienza, perché ha agito per legittima difesa dei suoi beni, che sono suoi, solo suoi. Non solo, ma la donna è bellezza e conquista, il vero riposo del guerriero. Non ha senso al di fuori della funzione generativa e edonistica.  

Nel berlusconismo ci sono tracce di Machiavelli e Guicciardini, di calvinismo, di Adam Smith e dei teorici del liberismo. Ma la sua caratteristica non è quella di un’ideologia scritta e pianificata, ma di una praticaccia spudorata e politicamente virulenta con chi non la pensa così. Tutti comunisti, tutti senza Dio (intendendo come Dio il potere e la ricchezza).

Il berlusconismo è stato facilitato in Italia da uno Stato burocratico inefficiente e da una tassazione esasperata e per lo più senza scopo, senza ritorno al cittadino in termini di servizi. E soprattutto dalla mancanza (storica) di una vera coscienza unitaria nazionale, dalla carenza di senso della collettività e del vivere insieme. Nemmeno il Cattolicesimo romano ha potuto contrastare questa forma di paganesimo: la Chiesa non ha dato il buon esempio, gestisce potere e ricchezza con assoluta spregiudicatezza (almeno fino a papa Francesco). Le associazioni cattoliche hanno ripiegato sulla carità, non sui diritti.

Chi vorrà governare dopo Berlusconi e dopo il terremoto culturale del berlusconismo, dovrà tener conto di questo virus inoculato nelle coscienze degli individui e che lo Stato va rifondato, in quanto è attualmente un ammasso di macerie. Un’operazione culturale che durerà anni, in quanto nemmeno il fascismo ha operato (culturalmente) una sfascio del genere.

Amoproust, 28 novembre 2013.

sabato 2 novembre 2013

Basta! Speriamo



BASTA? SPERIAMO

Il filosofo politico saggista prof Cacciari, la settimana scorsa, nel corso della trasmissione santoriana “Servizio pubblico” è sbottato furiosamente (diversamente dal suo solito atteggiamento calmo e prudente) in un “Basta, non ne possiamo più che si parli ancora di Berlusconi, ci ha ingombrato per vent’anni! Ora basta!”.
Non si può non essere d’accordo con lui. Sono molti gli italiani che invocano uno stop a questa presenza asfissiante, a questo fantasma che ci accompagna o perché è al potere o perché ha un processo o perché, come in questo caso, non vuole essere dichiarato decaduto. La propaganda berlusconiana vuole che gli italiani “seri” si dimentichino di lui, sperando che, per toglierselo di torno, gli concedano un lasciapassare. E gridano al complotto, al “plutone di esecuzione”, coprendosi di ridicolo. Ma come si fa, Cacciari, a dimenticarsi di Berlusconi se ogni mattina, quando apriamo il giornale, lo troviamo in prima pagina o, quando accendiamo il televisore è lì a dichiarare, sconfessare, polemizzare, minacciare, promettere, scongiurare… Si impone (grazie ai media), si infiltra, c’è. Le forze che si oppongono al berlusconismo  lo sappiano una volta per tutte: solo sconfiggendolo politicamente e con numeri significativi Berlusconi non sarà.

Voto palese e voto segreto

È stato il tormentone delle ultime settimane. La regola del Senato vuole che, quando si vota sulle “persone” il voto sia segreto. Le regole vanno rispettate. Ma nel caso di lui, l’eterno SB si è cominciato  a temere l’incubo dei franchi tiratori, annidati nelle diverse parti politiche, così si è chiesto di passare al voto palese. Trasparenza, si è detto. Ma, concedetemelo, una trasparenza pelosa, che costringe a votare in una certa direzione per lealtà di partito, a meno di non fare una chiara dichiarazione di voto. I traditori o franchi tiratori o filibustieri, tali rimangono, solo che si toglie loro la possibilità di esprimersi. I 101 che hanno votato contro Prodi sono ancora lì, al loro posto, ma se il voto fosse stato palese, pensate che non avrebbero poi fatto di tutto per fregare il risultato? Il traditore, il voltagabbana, il “sto con chi mi paga meglio” non dovrebbe esistere in un Parlamento sano. Ma il nostro, di nominati, non lo è, comprende nel suo seno malavitosi, condannati, inquisiti e sospetti. Quindi la vera questione è che, con un sistema elettorale diverso, di eletti scelti dalla gente, il Parlamento venga ripulito. DDT ci vuole, disinfestazione. Tornando al voto palese credo che si pareggeranno solo i conti tra gli intenzionati nelle file del PD a salvare Berlusconi e gli intenzionati, nelle file del PDL  ad affossarlo. Amen

Legge elettorale

Una nuova legge elettorale? Chiaramente, stando ai fatti, la si sta boicottando. Un Parlamento di nominati non può volere sinceramente una legge che ridia la parola agli elettori. Molti di loro sparirebbero come nel caso del dimezzamento del numero dei Parlamentari. Scommettiamo che la Consulta, il 3 dicembre, dichiarerà incostituzionale parte del Porcellum e che si arriverà a tale data, senza una discussione e una decisione del Parlamento? Scommessa facile. Il Governo Letta non si muove (e come potrebbe stretto tra due forze opposte), ma potrebbe fare una proposta, provocare una reazione. Ma preoccupato solo di sopravvivere a tutti i costi, è fermo, immobile. L’unica possibilità di andare  a votare con una legge diversa è che cada questo Governo, Napolitano dia l’incarico a un tecnico di formare un governo di 4 persone (Governo del Presidente) con l’unico obiettivo di fare una legge elettorale equa e finalizzata a una maggioranza stabile e a una vera democrazia elettiva. Pochi giorni e il Parlamento la vota: chi ci sta, ci sta. E qui si vedranno i veri democratici.  Napolitano è legittimato  a farlo, ha un mandato implicito nella supplica che gli è stata fatta di tornare al Quirinale. Chi lo chiama re Giorgio, Grillo in testa, è un imbecille. I re e i dittatori si autonominano, non vengono supplicati.

Larghe intese

Intese non larghe, ma smagliate, conflittuali, rancorose. Insomma assai poco “intese”, molto di più “malintese”. Non funziona quasi nulla. La legge di stabilità, per la quale si è tenuto in piedi il governo Letta, è un pastrocchio inenarrabile di provvedimenti contradditori. Si toglie con una mano e si prende con l’altra. Per motivi elettoralistici il PDL ha voluto abrogare l’IMU (e il supino Letta ha accettato, dopo aver gridato al mondo che l’IMU sarebbe stata rimodulata). Dall’abolizione dell’IMU (si parla di prime case) è uscito un aborto di provvedimenti dai nomi strani: TRISE, TASI, imposte che sembrano non riguardare la casa ma di fatto  vengono calcolate sulla superficie e sulla rendita catastale. IMU mascherate e, purtroppo ingiuste, perché, sembra che chi prima godeva di sane detrazioni per carichi di famiglia, oggi non più. Insomma un pateracchio, indegno di un Governo che si dice “al servizio del paese”. Il coraggio di una patrimoniale giusta e progressiva, a partire da un certo livello, questo ci vuole. Ma i benestanti, coloro che hanno i veri patrimoni non vogliono, meglio tassare il lavoro e le aziende. Giustizia sociale.

Indegno è anche il cedimento di Saccomanni alla volontà del PDL di non volere una diminuzione del contante a favore dell’uso di sistemi di pagamento tracciabili (bonifici, carte di credito e di debito). La giustificazione è che il popolo italiano rozzo e ignorante, non può ancora accedere a questi strumenti sofisticati. Alfano, Saccomanni, Brunetta e compagnia, vi rendete conto di quel che dite? I paesi europei usano regolarmente questi strumenti in modo doppio o quadruplo al nostro… La verità vera è che così si difende e facilita l’evasione fiscale degli amici. I Parlamentari e il Governo a ruota in difesa dell’evasione. Tutti i tecnici sostengono che l’evasione si stronca prevenendola, con strumenti tracciabili. Loro no, le mazzette si fanno con i contanti, no? E poi il supremo signore e padrone della destra italiana è un pregiudicato condannato per evasione fiscale. L’esempio vien dall’alto, non vi pare?

Una bella notizia

Non viene dall’Italia, ma dal mondo arabo, quello ricco e potente, seduto sui petrodollari, ma arretrato culturalmente, dominato da maschi presuntuosi e padroni. Le donne dell’Arabia Saudita si sono ribellate al divieto loro imposto di non guidare l’automobile e hanno celebrato un giorno di rivolta e di  dileggio. Guidando per le strade di El Riad e delle altre città. Sappiamo che la beffa è stata pienamente giocata, non sappiamo quante donne siano state arrestate e imprigionate. Ma è così che si costruisce la storia – sfidando le assurdità del potere e prendendosi la propria libertà e dignità.

Italiani, imparate.

Renzi

Il sindaco di Firenze corre per la segreteria del PD. Ma si dimentica di essere del PD. Dà vita a una convention alla Leopolda e non vuole le insegne del partito, il simbolo. Una roba da matti. Come se la nazionale di calcio rifiutasse di giocare con il tricolore sulla maglia e non volesse cantare l’inno nazionale. Come se una convention aziendale rifiutasse il logo e il brand dell’azienda. Con tutto il rispetto per il sindaco di Firenze, questo è un gran casino e un fatto sconvolgente. Cosa intende guidare, un partito fantasma? Il buon Matteo, che di idee buone ne ha, purtroppo non ha alcuna idea su cosa significhi essere a capo di un partito plurale e eterogeneo, che prima ha bisogno di essere unito, di avere un’identità, poi, su questa base, di vincere. I sondaggi dicono che vincerà, ma barando. La regola che apre le porte delle primarie per la segreteria del partito a tutti, indistintamente, è un pateracchio ignobile. Avete mai visto un condominio che fa votare anche gli inquilini di altri palazzi? Oppure un consiglio di amministrazione che fa votare anche non appartenenti? Il popolo che affluirà a votare l’8 dicembre sarà convinto di votare per un futuro premier… è questo che vuole Renzi, confondere le acque?

Amoproust, 2 novembre 2013.