Voterò…sì.
Credo che a pochi interessi ciò che
farò il giorno del referendum, ma dato che nel mio blog mi sono sempre esposto
sinceramente, trovo corretto esprimere il mio orientamento per il voto, nel
massimo rispetto di chi ha deciso diversamente.
Io penso che la riforma proposta da
Renzi abbia molti difetti ma, leggendola attentamente:
· non vedo lo
stravolgimento della Costituzione. Infatti i punti fondamentali rimangono
intatti
· non ho
riscontrato pericoli di svolte autoritarie o peggio
· ci sono
positività che si rincorrono da anni: il superamento del bicameralismo
perfetto, compiti diversi per la Camera
e il Senato, maggiore semplicità nell’approvazione delle leggi
· la riforma
del titolo V attribuisce poteri allo Stato che prima erano delle Regioni: fatto
positivo in quanto il federalismo accentuato rischiava di minare l’uguaglianza
dei cittadini e il diritto di tutti a prestazioni identiche (la riforma del
2001 si è rivelata profondamente sbagliata).
I difetti:
· un
Senaticchio formato da consiglieri regionali e sindaci con un doppio lavoro non
retribuito. Non faranno bene né la prima cosa né la seconda e si sa che, quando
una persona non è retribuita, non fa niente o quasi. Era forse meglio abolire
il Senato del tutto.
· l’assenza
di un’indicazione chiara di chi elegge i Senatori, la camera alta. Perché
sottrarre ai cittadini questa prerogativa?
· il
pericolo, data l’ambiguità di alcune norme, di conflittualità permanente tra lo
Stato e le Regioni (si sa la litigiosità degli italiani che si accapigliano per
tutto e sono riottosi a regole comuni).
In sintesi: la Riforma poteva
essere fatta meglio e con maggior giudizio ma questo non è ragione per
bocciarla al cento per cento. Bocciarla significa lasciar tutto come prima,
perdere i vantaggi che offre (indiscutibili) e ricominciare a lamentarsi per
mettere in piedi a ritmo continuo altri aborti di riforma non condivisa.
Ancora: il Parlamento (e noi siamo
una Repubblica parlamentare) ha operato due letture della Riforma per Camera e
l’ha approvata nel testo esatto e con il titolo esatto in cui viene sottoposta
ai cittadini. Delegittimiamo il
Parlamento? E perché alcuni parlamentari che l’hanno approvata adesso optano
per il “no”? Non do giudizi, mi pongo la domanda.
Le obiezioni relative al cosiddetto
“combinato disposto” risultante dall’incrocio perverso tra riforma e legge
elettorale è stato in parte superato con l’accordo interno al PD per una
riforma della legge elettorale. Cuperlo l’ha firmato.
E’ solo una promessa e una
prospettiva, ma il capo del governo ha tutto l’interesse politico a mettere in
piedi una riforma dell’Italicum che ora promette solo di sbalzarlo di sella.
Non solo ma l’accordo prevede di riportare i cittadini alla elezione dei
Senatori. “Come” non si sa, ma è un passo avanti. E poi c’è il fatto che la
legge va approvata dal Parlamento e
nessuno è disponibile a votarla prima del 4 dicembre (ci sono i numeri?).
Infine per il no e il sì alcune
considerazioni strategiche.
Il “sì” origina stabilità, non apre
scenari di crisi. Indiscutibile. Renzi (è un arrogante - lo sappiamo - attacca a testa bassa, si rende antipatico)
si rafforza ma non sarà un regime. Togliamoci questa idea dalla testa. C’è un
Presidente della Repubblica e c’è una forte opposizione. Timori infondati.
Il “no” introduce fatalmente un
periodo di instabilità. Nessun dramma, ma molti problemi. Urla e strepiti. Richieste
di dimissioni del Governo, che, se accettate, potrebbero portare a elezioni
anticipate. Con quale legge? Una per la Camera e una diversa per il Senato? Con
quali conseguenze? Le elezioni porterebbero fatalmente a un ballottaggio in cui
gli italiani – si prevede (al di là dei
sondaggi di cui non si fida più nessuno, ma in una prospettiva politica
corretta) – consegnerebbero il Governo ai 5 stelle. Potrebbero anche governare
bene, ma Grillo non dà alcuna affidabilità.
Chapeau, un capolavoro.
Oppure il no prelude a un
governicchio tecnico o a un ritorno di Renzi con le grandi intese. E’ questo
che vogliono i sostenitori del no?
E non me la sento di mettermi in
compagnia di Salvini, Grillo, Brunetta e Meloni. + Sel e alcuni dem. Non mi piacciono queste
ammucchiate destra-sinistra, sempre preludio nella storia di brutti periodi.
Con i problemi sul tappeto in Europa e nel mondo non è il
caso di aprire una crisi che può essere semplice ma anche drammatica. Non lo possiamo prevedere.
Oggi non abbiamo un’alternativa seria,
migliore a Renzi. Lo predica da mesi il filosofo Cacciari. E gli do ragione. La pensano così altri autorevoli personaggi.
Mi trovo in compagnia di Scalfari, Veltroni, Pisapia, Cuperlo, Fassino, Chiamparino,
Rossi, Zingaretti, autorevoli rappresentanti del PD. Forse anche Prodi. Gente
di sinistra, tra i fondatori del PD. E il referendum non mette in gioco il
governo (dichiarazione di Bersani).
Sono approdato al “sì” con un
travaglio personale che mi vede scegliere una soluzione che molti dei miei
amici e compagni non condividono.
Mi dispiace ma la coscienza
politica è coscienza politica.
Amoproust, 18
novembre 2016