venerdì 27 maggio 2011

EXITUS


Exitus

La campagna elettorale è agli sgoccioli, domenica si vota per i ballottaggi, finalmente si saprà. Un pensierino ci sta bene.

La campagna elettorale della destra ha fatto schifo. Sgangherata, squallida, irrispettosa e banale. Milano trasformata in zingaropoli, Milano centrale del terrorismo internazionale islamico per via di un’innocua moschea, luogo di culto. Milano dominata dai centri sociali violenti e estremisti (per far che?).  Napoli presidiata militarmente da uno sceriffo. Napoli patria dei femminielli e dei gay (ma che spavento!)  e via dicendo sempre più urlando, speculando sulle paure irrazionali, di pancia, della gente, dismettendo la ragione e mascherando le vere ragioni della “loro” paura.

A Milano la paura di vedere corretto e trasformato il famoso piano del territorio che prevede una letterale colata di cemento sulla città, piano approvato in fretta e furia prima della scadenza di questo mandato amministrativo. Se vince Pisapia addio affari cementizi e addio ai lauti guadagni. Questa è la paura, altro che islamici.

A Napoli paura di veder sfumare gli affari con la camorra, di cui Lettieri attraverso Cosentino è  il terminale. Una città ripulita e dalla spazzatura e dal malaffare fa paura a chi ha prosperato sempre sulla corruzione, la clientela, la mazzetta e l’aumma aumma. E ciò vale anche per le zone buie del centro sinistra e del PD – leggasi clientele Bassolino e company che tanto hanno inquinato primarie e campagna elettorale. Meglio De Magistris, anche se un po' giustizialista e tagliateste. Quando ce vò ce vò.

Berlusconi è alla frutta, nel panico più totale, stretto dalle sue ossessioni giudiziarie, che lo fanno diventare uno zimbello quando pretende di portare dalla sua parte uno sbalordito Obama che si sente dichiarare che l’Italia è una dittatura dei magistrati di sinistra… chissà cosa ha pensato il Presidente. Berlusconi ha perso la testa, urla che chi vota a sinistra è senza cervello (bel rispetto per i cittadini elettori!),  adesso che intravede la sconfitta - forse il 4-0 nelle grandi città - afferma che lui andrà avanti lo stesso con  il suo governicchio di palta, incapace di qualsiasi cosa, perennemente sull’orlo della crisi, dilaniato da lotte intestine. Si rimangia la parola: elezioni test nazionale... se perde se ne dovrebbe andare no? Lo ha dichiarato lui.

Deve andare avanti, un incubo perché se cade addio protezioni dai processi, addio impunità. C’è il rischio della condanna e della vergogna e dello smacco e, forse, della galera. O della fuga ignominiosa nelle terre del sole. Come Craxi. No meglio di Craxi, che sono questi paragoni? Lui ha le Bermude, non la squallida Tunisia di Hammemet.

E poi ci sono i referendum… come gli piacerebbe azzerarli, toglierli di mezzo, eliminarli! Sono una spada di Damocle sulla testa sua e del governo e della stagione politica che lo ha visto infame protagonista. Se solo i cittadini se la sentiranno di non andare al mare e farla finita una volta per tutte. Fine ingloriosa per il Caimano.

Aspettiamo, vediamo, intanto partecipiamo.

Un invito agli amici milanesi. Non date l’esito per scontato, andate a votare e votate Pisapia. Noi provinciali facciamo il tifo.

Amoproust, 27 maggio 2011.

mercoledì 18 maggio 2011


ANALFABETI


Saper far di conto è una delle prime cose che si insegnano ai bambini della primina. Ma qualche esponente (eminente) del centro destra e del berlusconismo agonizzante non sa contare e quasi se ne vanta.
Dice Verdini “abbiamo pareggiato alle elezioni” quando i numeri dicono proprio di no. Forse il coordinatore del PDL (che ha le sue brave grane giudiziarie che sembrano le medaglie per gli esponenti del cavaliere) spera che i suoi chiudano gli occhi e facciano, come d’abitudine, un atto di fede. Vediamo i numeri:13 comuni capoluogo al centro sinistra, 4 al centro destra: chi ha vinto? 5 province al centro sinistra e 4 al centro destra, si vince anche uno a zero. Milano e Napoli al ballottaggio con un candidato del centro sinistra al 48%... sicuro di perdere!!!  Sarà 4 a 0 anche per le importanti grandi città, per ora accontentiamoci del 2 a 0.

Le guerre si vincono e si perdono anche con le artiglierie. La Moratti spende 12 milioni per la campagna elettorale (forse di più), Pisapia un decimo o quasi. Il rappresentante cinque stelle  a Bologna spende niente. E fa il 10%. Un consiglio ai politici e ai tromboni della comunicazione: risparmiate i soldi della campagna elettorale e dateli ai bambini che muoiono di fame. E’ meglio. Perché gli elettori sembra ragionino con la loro testa.

Cicchitto imperversa a Ballarò e, di nuovo, sostiene che il cavaliere è sotto attacco giudiziario e che il clima creatosi a Milano lo ha penalizzato. Bisognerebbe dire a Cicchitto che bisogna pensarci prima. Se si vogliono evitare guai con la giustizia bisogna fare i bravi bambini e non corrompere i giudici e i testimoni, frodare il fisco, scopare le minorenni e altro. Sembra che tutte le imputazioni fatte al cavaliere siano gratuite e inventate. Ma da chi? Un complotto rosso che lega i PM a D’Alema, Vendola e forse anche Di Pietro. Da ridere.

Chi è in agonia merita rispetto. Bossi aspetta la vittoria di Pisapia per strozzare definitivamente il governo. Sarà vero? Amoproust non può crederci.

Infine una parolina sul terzo polo a Milano. I seguaci di Futuro e libertà, nonché i casinisti e Palmeri hanno, in campagna elettorale,  coperto di contumelie la politica della Moratti e il suo quinquennio milanese. Per non parlare di Berlusconi. Ora che si prospetta il secondo turno, il ballottaggio, non si pronunciano, sembra che abbiano dubbi su chi appoggiare, perché il comunistaccio Pisapia fa quasi più paura della tanto vituperata Letizia. A che è servito lo strappo con il cavaliere, le angosce di questi mesi, le critiche, gli insulti se ora non si porta tutta l’azione alle logiche conseguenze politiche?  - conseguenze volute dall’essere all’opposizione al governo. Ma l’anima compromissoria e altalenante dell’UDC e di FLI non osa avvicinarsi a niente che puzzi anche lontanamente di comunismo. Perché i comunisti puzzano, non si lavano, lo ha detto lui.

Che, alla fine, quando si tratta di “rossi” ha sempre ragione, forse anche per Bocchino.

Amoproust, 18 maggio 2011

martedì 17 maggio 2011

MODERATI ED ESTREMISTI


Forse, finalmente, dopo anni, il centrosinistra governerà Milano. Con un ottimo sindaco come Pisapia. Dico forse per scaramanzia in quanto “non dire gatto se non ce l’hai nel sacco”.  Fa specie e scandalo che, dopo tutto quello che è successo con i manifesti che equiparavano i PM milanesi alle BR e l’infelice uscita della Moratti su Pisapia terrorista, il centro destra e particolarmente la Lega continuino a battere il tasto della città consegnata in mano agli estremisti di sinistra. Che chissà dove sono. Se fossi un loro consigliere direi di parlare finalmente della città e dei suoi problemi e di smetterla di buttarla sull’ideologico.  La cosa fa veramente schifo e la dice lunga su chi siano i cosiddetti “politici moderati”. Estremisti di destra e stop. Vedi Berlusconi, la Santanché e i loro corifei.

Ma voglio spendere due parole sul moderatismo, eletto a paradigma della sana politica da parte soprattutto di donna Letizia. Lei moderata. Pisapia estremista vicino alle BR. Chi è moderato è un buon politico, chi non lo è no. Ma chi lo dice?
Se essere moderati significa osservare le regole del bon ton, del linguaggio corretto e rispettoso, dell’uso delle parole non come pietre, ma come strumenti di dialogo e di confronto, ben venga il moderatismo. Ma se per moderatismo s’intende quella posizione ben nota per cui, sui problemi, si media costantemente, non si assume una posizione decisa e forte, ma si sceglie costantemente il cerchiobottismo, una botta a sinistra e una a destra, allora essere moderati è un disvalore. Perché significa non scegliere mai, non avere un’idea forte, una soluzione radicale dei problemi. Che è quello che ci vuole in politica. Lo so che la parola “radicale” fa rizzare i peli pubici ai benpensanti, ma l’etimologia della parola significa affrontare il problema alla radice, non usare i pannicelli caldi, usare il bisturi dove il bisturi ci vuole. La solita storia del medico indulgente che fa morto il paziente.
Facciamo due esempi proprio sul governo delle città. Un problema forte è l’inquinamento che danneggia la salute dei cittadini. Usare i pannicelli caldi significa fare le domeniche  a piedi e mettere “ecopass” che permettono alle auto, pagando, di entrare nelle città e addio lotta all’inquinamento. Ma se si sceglie la chiusura del centro storico, l’obbligo di dismettere le caldaie a gasolio, a cominciare dagli edifici pubblici, l’uso di carburanti eco sui mezzi di trasporto pubblici incentivando il loro uso, la limitazione del traffico privato, beh allora incidiamo con il bisturi sul problema. Non sarà risolto del tutto ma grossi passi avanti si sono fatti. Radicalmente.
Un altro esempio può essere il problema della casa. Se si progettano solo case di lusso come è stato fatto  a Milano con il quartiere disgraziatissimo di Santa Giulia e il progetto di Citylife, beh allora la casa per i giovani che mettono su famiglia e la gente che vive di lavoro dipendente addio. Occorre una politica della casa centrata su ben altro: un progetto, come si dice, di housing sociale, forte, la lotta contro le case lasciate sfitte, la confisca dei beni immobiliari inutilizzati. Altro mal di pancia per le rendite immobiliari e la lobby dei costruttori, ma amen, non toccherà sempre e solo a loro ingrassare.
Insomma una politica basata sulla soluzione dei problemi alla radice  e non tergiversazioni sulla proprietà privata intoccabile e sacra. Guerra alle rendite e alle posizioni di potere ingiustificate. E potremo  moltiplicare gli esempi. Risolvere i problemi significa scontentare qualcuno. Ma i moderati non vogliono  scontentare nessuno.

Pisapia vincerà e governerà bene. Ma - voglio azzardare una previsione veramente da urlo – a Napoli vincerà De Magistris. Perché a Napoli occorrono soluzioni forti (vedi la spazzatura) e qualcuno che governi senza un occhio di riguardo alla camorra. E De Magistris è l’uomo giusto. Speriamo che i napoletani l’abbiano capito.

Bisogna che qualcuno abbia e si curi il mal di pancia. Non si governa bene con il populismo e il cerchiobottismo. Anche e soprattutto a livello nazionale. Ma questo è un altro film.

Amoproust  18 maggio 2011.

giovedì 5 maggio 2011

beatificando

Karol è stato un grande Papa? Tutto dipende dal significato che si vuol attribuire a quel "grande". Nel senso della spettacolarizzazione del Papato e della capacità di attrarre masse di persone plaudenti, più che grande. Un Papa per molti versi vicino al cuore della gente, per certi suoi gesti, per il tratto popolaresco e il linguaggio comprensibile. La Chiesa, sempre pronta a cogliere occasioni di popolarità, si accinge a spianare una strada per la canonizzazione. Tutto già deciso, si sa che i miracoli si creano, l'importante è raggiungere lo scopo. A un laico, al pensiero laico fa impressione che qui, sulla terra, si decida a suon di trombe ciò che deve accadere dalle parti di Dio. Noi decidiamo e Lui si attiene, Lui che scruta o dovrebbe scrutare le coscienze e sapere ciò che gli uomini non possono sapere, della vera santità. Ma così vanno le cose, così decide il diritto canonico, che lega Dio oltre ogni umana comprensione.

Papa Wojtyla ha avuto un lungo pontificato, costellato di viaggi, segnato da un infausto folle attentato, e caratterizzato anche da un numero impressionante di beatificazioni e canonizzazioni. Spettacolo e fede. I  papa boys. Le folle oceaniche. La papamobile.

Ma quanto Papa Karol ha contribuito a modernizzare la Chiesa, a farle incontrare il mondo contemporaneo con le sue esigenze e le sue angosce? Poco, pochissimo, niente. Ha fatto di più Giovanni XXIII in 4 poveri anni che Giovanni Paolo II in 27. Tutti e due carismatici e profetici, ma il primo di una Chiesa rinnovata e proiettata nel futuro, il secondo di una Chiesa rigidamente ancorata al suo passato e per nulla aperta al mondo.

Il Pontificato di Giovanni Paolo II è stato un pontificato reazionario e oscurantista. Lo dicono molti fatti. La continua ossessiva condanna dell'aborto in difesa della vita, aborto paragonato e messo alla pari dell'olocausto, senza alcuna umana comprensione del dramma femminile e senza alcuna considerazione dei dettami della scienza. La condanna della teologia della liberazione e quindi di tutti quei preti e vescovi e laici che, in nome di Cristo, in America latina, hanno combattutto e combattono le ingiustizie sociali. L'apparizione a fianco di Pinochet, dell'assassino Pinochet, sul balcone della Moneda, per il piatto di lenticchie della tutela della Chiesa ufficiale. La beatificazione del fondatore dell'Opus Dei, organizzazione oscura e compromessa, sostanzialmente setta segreta e la difesa di quell'altra oscura organizzazione, dei legionari di Cristo. E la difesa di Marcinkus e dei suoi loschi affari. Insomma Papa Wojtyla ha difeso a oltranza la chiesa postridentina, la chiesa curiale  e ha fatto di tutto per affossare, far dimenticare la Chiesa Conciliare. Un Papa che non ha incrociato la modernità. I suoi dettami morali non hanno scosso le coscienze proprio perché anacronistici e impossibili. 

In questo non vedo un grande iato tra Wojtyla e Ratzinger: il secondo prosegue nella sua linearità asettica e dottrinale il primo, senza il suo carisma e la sua popolarità. La Chiesa profetica è morta con Paolo VI, la cui grandezza andrebbe riscoperta e forse la meteora di Giovanni Paolo I. Morto, probabilmente ammazzato. Perché - secondo la Curia e le oscure stanze segrete del Vaticano - la Chiesa deve solo essere cattedra e potere e non seme che muore nel mondo.

amoproust 5 maggio 2011