LA CULTURA DEL RISPETTO DEL SUOLO
Ieri sera ho
avuto un cortese scambio di opinioni con gli amici della Associazione Primavera
Varalpombiese. Non abbiamo litigato, no, abbiamo discusso.
L’oggetto del
contendere è la “messa in sicurezza” (così si dice) della statale 32. Per chi
non abita qui è la statale che da Novara immette nel Sempione raggiungendo il
lago Maggiore (ss. 33).
Il progetto
prevede l’allargamento della sede stradale – che comunque avrà sempre due semplici
carreggiate - e la collocazione del guardrail oggi assente. Fin qui sembra
tutto bene. Ma, per realizzare questo progetto da Marano Ticino a Borgoticino
occorre abbattere un numero molto alto di alberi ad alto fusto che sorgono sui
lati della strada e – a mio parere - hanno un indubbio pregio estetico e paesaggistico.
Ora, per me,
questo progetto è assurdo, per alcuni motivi che qui esporrò.
La prima osservazione.
È un’illusione quella di mettere in sicurezza una strada allargandone la
carreggiata e collocando un guardrail. Perché si incrementerà la velocità dei
veicoli e si faciliteranno i sorpassi, i due fattori più alti di incidentalità.
Chiunque percorra il tratto già “in sicurezza” tra la rotonda dello zoo Safari
e Oleggio/Bellinzago, può constatare come le auto vadano ad alta velocità e si
verifichino sorpassi azzardati anche nei tratti dove c’è la doppia linea continua.
Cose da codice penale. Inoltre un’auto che finisce contro il guardrail, un’auto
fuori controllo, carambola nella carreggiata e costituisce una vera bomba per i
veicoli che sopraggiungono. Chi invece finisce fuori strada perché non c’è il
guardrail si fa male lui, ma non incidenta altri. Elementare.
La seconda
osservazione riguarda il taglio degli alberi. Si deturpa un paesaggio collinare
e si cementifica ciò che prima era “verde” e terreno permeabile. Un passo in avanti
verso la distruzione del territorio e la sua impermeabilizzazione, causa prima
dei disastri idrogeologici: inondazioni, alluvioni, frane e quant’altro.
Continuiamo così e finiremo peggio. In Italia il cemento copre una porzione di territorio
inimmaginabile e ogni giorno spariscono ettari e ettari di terreno.
La vera
soluzione (ma i fanatici della velocità e della fretta, gli idolatri dell’automobile
e del record casello/casello non vogliono capirlo) consiste nella riduzione
della velocità per prima cosa. E poi nell’eliminazione degli incroci
pericolosi, nella creazione delle rotonde e nei controlli con relative sanzioni
per chi sgarra. Se la gente impara che è sotto tiro se non rispettano i limiti,
si adegua in fretta. Le multe non piacciono a nessuno, ma un po’ di sanzioni mettono
in sicurezza ed evitano gravi incidenti.
Insomma, cari amici, smettiamola
di inseguire un falso progresso. Stamattina mi sono recato ad Arona percorrendo
la fatale 32 e poi la 33. Ho cronometrato il tempo: 18 minuti secchi,
rispettando tutti i limiti. Se la strada messa in sicurezza mi avesse permesso
una velocità maggiore, quanto tempo avrei risparmiato: tre/quattro minuti?
Forse nemmeno. Quanti minuti buttiamo via in una giornata cazzeggiando,
chiacchierando, stravaccandoci in poltrona, leggendo robe inutili, guardando
insulse cagate alla TV? Molti, confessiamolo. Perché allora diventa importante
risparmiare minuti solo quando si viaggia in auto? Perché ci innervosiamo se ci
tocca procedere a 50km/h? Accendiamo la radio e rilassiamoci con un po’ di buona
musica.
Infine è noto che procedere lentamente
fa risparmiare carburante e inquina di meno. Ci lamentiamo tanto del caro carburante e poi
andiamo a 130 km/h appena possiamo?
Meditate, gente, meditate.
Amoproust, 26 settembre 2012