mercoledì 26 settembre 2012



LA CULTURA DEL RISPETTO DEL SUOLO

Ieri sera ho avuto un cortese scambio di opinioni con gli amici della Associazione Primavera Varalpombiese. Non abbiamo litigato, no, abbiamo discusso.

L’oggetto del contendere è la “messa in sicurezza” (così si dice) della statale 32. Per chi non abita qui è la statale che da Novara immette nel Sempione raggiungendo il lago Maggiore (ss. 33).
Il progetto prevede l’allargamento della sede stradale – che comunque avrà sempre due semplici carreggiate - e la collocazione del guardrail oggi assente. Fin qui sembra tutto bene. Ma, per realizzare questo progetto da Marano Ticino a Borgoticino occorre abbattere un numero molto alto di alberi ad alto fusto che sorgono sui lati della strada e – a mio parere - hanno un indubbio pregio estetico e paesaggistico.

Ora, per me, questo progetto è assurdo, per alcuni motivi che qui esporrò.

La prima osservazione. È un’illusione quella di mettere in sicurezza una strada allargandone la carreggiata e collocando un guardrail. Perché si incrementerà la velocità dei veicoli e si faciliteranno i sorpassi, i due fattori più alti di incidentalità. Chiunque percorra il tratto già “in sicurezza” tra la rotonda dello zoo Safari e Oleggio/Bellinzago, può constatare come le auto vadano ad alta velocità e si verifichino sorpassi azzardati anche nei tratti dove c’è la doppia linea continua. Cose da codice penale. Inoltre un’auto che finisce contro il guardrail, un’auto fuori controllo, carambola nella carreggiata e costituisce una vera bomba per i veicoli che sopraggiungono. Chi invece finisce fuori strada perché non c’è il guardrail si fa male lui, ma non incidenta altri. Elementare.

La seconda osservazione riguarda il taglio degli alberi. Si deturpa un paesaggio collinare e si cementifica ciò che prima era “verde” e terreno permeabile. Un passo in avanti verso la distruzione del territorio e la sua impermeabilizzazione, causa prima dei disastri idrogeologici: inondazioni, alluvioni, frane e quant’altro. Continuiamo così e finiremo peggio. In Italia il cemento copre una porzione di territorio inimmaginabile e ogni giorno spariscono ettari e ettari di terreno.

La vera soluzione (ma i fanatici della velocità e della fretta, gli idolatri dell’automobile e del record casello/casello non vogliono capirlo) consiste nella riduzione della velocità per prima cosa. E poi nell’eliminazione degli incroci pericolosi, nella creazione delle rotonde e nei controlli con relative sanzioni per chi sgarra. Se la gente impara che è sotto tiro se non rispettano i limiti, si adegua in fretta. Le multe non piacciono a nessuno, ma un po’ di sanzioni mettono in sicurezza ed evitano gravi incidenti.

Insomma, cari amici, smettiamola di inseguire un falso progresso. Stamattina mi sono recato ad Arona percorrendo la fatale 32 e poi la 33. Ho cronometrato il tempo: 18 minuti secchi, rispettando tutti i limiti. Se la strada messa in sicurezza mi avesse permesso una velocità maggiore, quanto tempo avrei risparmiato: tre/quattro minuti? Forse nemmeno. Quanti minuti buttiamo via in una giornata cazzeggiando, chiacchierando, stravaccandoci in poltrona, leggendo robe inutili, guardando insulse cagate alla TV? Molti, confessiamolo. Perché allora diventa importante risparmiare minuti solo quando si viaggia in auto? Perché ci innervosiamo se ci tocca procedere a 50km/h? Accendiamo la radio e rilassiamoci con un po’ di buona musica.

Infine è noto che procedere lentamente fa risparmiare carburante e inquina di meno. Ci lamentiamo tanto del caro carburante e poi andiamo a 130 km/h appena possiamo?

Meditate, gente, meditate.

Amoproust, 26 settembre 2012

sabato 22 settembre 2012



CI RISIAMO

Tira aria di elezioni, si sente un profumino di seggi, le rotative per la stampa delle schede si mettono in moto ed ecco puntuale arriva il monito clericale: che le forze cattoliche si impegnino nella difesa del matrimonio fondato sulla famiglia (rigorosamente un uomo e una donna), nella condanna dell’aborto e dell’eutanasia, nella condanna dell’omosessualità e del suo riconoscimento. Il Papa in persona lo ha fatto di fronte a un’assemblea devota e ossequiente. Assemblea che vedeva la presenza di Casini, portabandiera del cattolicesimo in politica in Italia, non importa se divorziato.

La solita cosa. La solita solfa. Ci siamo abituati. Non fa quasi più notizia, ma irrita lo stesso. Succede sempre ad ogni sospiro elettorale, ad ogni annuncio di legislazione laica. Lo Stato italiano è commissariato non dall’Europa ma dal Vaticano. Intendiamoci: il Papa è liberissimo di dettare ai “suoi” fedeli, che si riconoscono nel suo mandato apostolico, insegnamenti morali, ma non lo può fare a uno Stato, laico, libero e indipendente. Un cattolico può non divorziare, non abortire, non comportarsi da gay (anche se lo è, da qui l’ipocrisia che crea infelicità), è liberissimo di farlo. Ma non può, attraverso una legislazione ispirata alla dottrina, costringere gli altri che non seguono questo mandato. Perché lo Stato è e deve essere per natura sua laico, immune da inquinamenti dottrinali di qualsiasi religione, altrimenti perde la sua “equità” di fronte ai cittadini che lo compongono.

È una vecchia storia. L’infiltrazione nella politica del dettame religioso. Negli stati arabi sta avvenendo e l’Occidente lo condanna (chissà perché da loro è una deviazione e da noi…bah!). In Italia poi siamo a livello del barbarico.

Così, per contrapposizione, altre forze a sinistra predicano che la priorità sono le nozze gay e su questo bloccano il dibattito politico. Nubi gravi si addensano su questa Italia (che si dice risanata da Monti - ma lo è?) perché le forze politiche non sanno trovare un accordo, tirano da tutte le parti, non sanno nemmeno dar vita a una legge elettorale decente. Un futuro incerto e forse apocalittico - che ormai solo così può essere definito.

Intanto le bande degli eletti imperversano. Rubano  a man bassa, in Lazio, in Lombardia, in Campania, in Calabria. Sembrano eletti per arricchire se stessi, per fare la bella vita, per godersi ville, yacht e cene trimalcionesche. E lo fanno, lo hanno fatto con una disinvoltura pazzesca. Certi dell'impunità e della copertura. Eletti non per servire i cittadini, ma per la propria personale goduria. Rubano mentre la gente fa la fame, le pensioni vengono tagliate e rinviate, i lavoratori licenziati, la nazione stretta in una morsa fiscale micidiale. E alla gente si chiedono sacrifici. Loro rubano.

Da uno, poi, che si dice dedicato a Dio, membro illustre di cl, Memores Domini, arrogante sprezzante guida della Regione più ricca d’Italia, eletto contro ogni regola per un quarto mandato, che rubi a man bassa uno non se lo aspetta. Lo pensa chino sulle carte a studiare soluzioni politiche eque, lo pensa inginocchiato a pregare, lo immagina nel suo lettino  da consacrato a Dio, solo e casto. Invece eccolo lì a bordo di yacht lussuosi, in compagnia di belle donne, in ville miliardarie, ai Caraibi, in Patagonia, in Costa Smeralda, che a sbafo, gode di vacanze elitarie al cubo. Ed eccolo che spartisce la torta di ritorno  per cui ha beneficato i suoi ospedali protetti. Sarà pure casto (ma a questo punto qualche dubbietto viene), sarà pure ossequiente al Papa, ma sembra proprio essere anche ladro. E fa quella faccia da sprezzante superiorità extraumana. E' un alieno, signori, un alieno!

Formigoni! Ehi Formigoni, Celeste o chi cavolo sei! Esiste il sesto, ma anche il settimo e, forse, per i cittadini (che sostanzialmente se ne fregano di che uso fai del tuo pisello) questo è più importante. Credere in Dio è una buona cosa ma prenderlo in giro è cosa pessima e forse sarebbe meglio non tirarlo in ballo.

Questo qui però non si arrabbia mai. Era meglio Giove che scagliava fulmini a tutto spiano contro chi non lo rispettava. Anche il buonismo nel divino ci frega. Perché abbiamo cambiato parrocchia?

Amoproust, 23 settembre 2012

giovedì 13 settembre 2012

Cosa ci dice DF Wallace



Leggendo David Foster Wallace  (bis)

Sto leggendo, con grande interesse, "Considera l'aragosta" di D.F. Wallace, il grande scrittore americano morto suicida nel 2008. È una raccolta di saggi e articoli, uno spaccato incredibile dell'America anni '90, dei suoi tic, delle sue manie. Un saggio è dedicato all'avventura politica di McCain, candidato o meglio "anticandidato" repubblicano alla Casa Bianca. L'autore ha seguito la sua campagna per le primarie, ne offre un racconto vivido e stimolante, un resoconto impietoso.

L'autore si domanda cosa avesse Mc Cain per raccogliere tanto successo - inizialmente - prima di essere travolto dal Cespuglio (così veniva definito dall’avversario) G.W. Bush e si risponde "la sua schiettezza, diceva la verità" anche se le sue proposte politiche erano immonde, vera spazzatura per un democratico come Wallace. Diceva la verità e la sua biografia di ex carcerato in Vietnam dove aveva sopportato il duro carcere (si era paracadutato su Hanoi dal suo caccia colpito) e la sofferenza piuttosto che contraddire un codice d'onore, questo supportava la sua schiettezza.

"Perché tutti i politici ci hanno mentito - aggiunge Wallace -, ci hanno mentito tanto, e sentire che ci hanno mentito fa male" e ancora: "è doloroso sapere che i sedicenti rappresentanti del popolo tra i quali si è costretti a scegliere, sono tutti impostori la cui unica vera preoccupazione è la propria sopravvivenza e sussistenza" ecc.ecc.

Leggendo tutto questo ho pensato alla situazione politica odierna italiana e mi sono chiesto. Perché il governo Monti e Monti stesso hanno tanto successo (un gradimento del 48% è un successo)? Perché dice la verità.
Diversamente dai politici di rango e di carriera.

Quando Monti riconosce che la sua politica di rigore "ha certo rallentato la ripresa e ha condizionato/favorito la recessione nei tempi brevi" dice una verità che nessun politico avrebbe mai detto, temendo l'impopolarità. Quando Passera dice ai lavoratori dell'Alcoa che "la situazione della fabbrica è delicata, forse irresolvibile" dice la verità e scatena la rabbia della gente, ma è la verità. Quando donna Fornero (che mi sta antipatica) dice che "il posto di lavoro fisso, dall'assunzione alla morte, sì, proprio quel posto, è una chimera del passato" dice la verità, una scomoda verità. Perché i tecnici possono dire la verità che i politici, soggetti alle elezioni, non possono dire. E quindi continuiamo (e la solfa ricomincerà presto, in campagna elettorale) a sentirci dire che "le tasse saranno abbassate", che "tutti avranno un posto di lavoro", che “la Padania è una nazione” e che "gli asini voleranno".

Ma le cose stanno cambiando. Perché gli elettori oggi, i cittadini hanno imparato molto e si possono dividere grossomodo (scusate l’approssimazione) in due categorie. "I gonzi, gli ingenui e i sognatori" che vogliono continuare a credere nell'impossibile e quindi seguono i populisti e i rivoluzionari della domenica. E tra questi mettiamo Grillo, la Lega (per diversi motivi) e i profeti della sinistra massimalista (mi dispiace) cui si è aggregato, per comodità sua, Di Pietro. Poi ci sono “i realisti e prosaici pragmatici” (tanto disprezzati dai sognatori) che guardano alla realtà delle cose e, più che sognare, vogliono l'onestà dei piccoli passi e delle cose possibili. Sapendo che, p.e. è incompatibile un Welfare stile scandinavo con una riduzione sostanziale delle imposte, che è incompatibile fare i furbi con il fisco e poi servirsi dei servizi sociali e pretendere che siano impeccabili, che è impossibile un benessere generalizzato senza una spartizione delle risorse e una ridistribuzione del reddito, che non si dà salute e ambiente sano con un'industria velenosa e inquinante, che solo l'Europa e una cessione di sovranità sostanziale (e non l'autarchia e la liretta) ci possono salvare.

Monti ha dimostrato di saperle queste cose, non ha mai fatto promesse azzardate, ha solo infuso speranza, quand’era possibile. E, stando le cose come stanno, nel campo dei partiti, prevedere uno sbocco politico stabile dopo le elezioni (siamo in democrazia, sono indispensabili) sembra quasi un azzardo. Maggioranze stabili? Maggioranze ibride, credo non in grado di proseguire nel risanamento e nella fondazione della crescita, che tutti si augurano.

Secondo la mia previsione (uccidetemi pure, cari compagni) vincerà chi si presenterà con la garanzia Monti. La vogliamo lasciare alla destra per imbarcare sognatori e promotori di referendum inutili?


Amoproust, 13 settembre 2012.

Ps.
La promulgazione della raccolta delle firme per un referendum sull’articolo 18 è semplicemente una sciocchezza.
1. perché la legge prevede che non si tengano referendum nell’anno elettorale
2. perché l’importante sarebbe vincere le elezioni, dopo di che gli articoli si possono cambiare, se si vuole,  con una semplice leggina
3. perché, nel merito, il problema del lavoro oggi non si chiama art. 18 ma disoccupazione e precarietà.

Quindi chiedere un referendum sull'art.18 è cosa populista, demagogica e inutile. Perché non si raggiungerà il quorum (come quasi sempre succede) dopo di che sarà ancora più difficile cambiare la legge, se si vuole.

mercoledì 12 settembre 2012

Leggendo DF Wallace

Leggendo David Foster Wallace


Sto leggendo, con grande interesse, "Considera l'aragosta" di D.F. Wallace, il grande scrittore americano morto suicida nel 2008. E' una raccolta di saggi e articoli, uno spaccato incredibile dell'America anni '90, dei suoi tic, delle sue manie. Anche una critica ironica e sferzante dei suoi vizi e delle sue ipocrisie.

Un saggio è dedicato all'avventura politica di McCain, candidato o meglio "anticandidato" repubblicano alla Casa Bianca. L'autore ha seguito la sua campagna per le primarie per la rivista "Rolling Stones", ne offre un racconto vivido e stimolante, un resoconto impietoso. L'autore si domanda cosa avesse Mc Cain per raccogliere tanto successo - inizialmente - prima di essere travolto da Bush e si risponde "la sua schiettezza, diceva la verità" anche se le sue proposte politiche erano immonde, vera spazzatura per un democratico come Wallace. Diceva la verità e la sua biografia di ex carcerato in Vietnam, dove aveva sopportato, paracadutato su Hanoi,  il duro carcere e la sofferenza per 5 lunghi anni, piuttosto che contraddire un codice d'onore, questo supportava e garantiva la sua schiettezza. "Diceva la verità" anche se le sue proposte politiche erano immonde, vera spazzatura per un democratico come Wallace. 

"Perché tutti i politici ci hanno mentito - commenta amaramente Wallace -, ci hanno mentito tanto, e sentire che ci hanno mentito fa male"- "è doloroso sapere che i sedicenti rappresentanti del popolo tra i quali si è costretti a scegliere, sono tutti impostori la cui unica vera preoccupazione è la propria sopravvivenza e sussistenza" ecc.ecc. 

E qui ho pensato alla situazione politica odierna italiana e mi sono chiesto: perché il governo Monti e Monti stesso hanno tanto successo (un gradimento del 48% è un successo!)? Perché dice la verità. Diversamente dai politici di rango, di carriera.

Quando Monti riconosce che la sua politica di rigore "ha certo rallentato la ripresa e ha condizionato/favorito la recessione nei tempi brevi, ma era necessaria" dice una verità che nessun politico avrebbe mai detto, temendo l'impopolarità. Quando Passera dice ai lavoratori dell'Alcoa che "la situazione della fabbrica è delicata, forse irresolvibile" dice la verità e scatena la rabbia della gente, ma è la verità. Quando donna Fornero (che pur mi sta antipatica) dice che "il posto di lavoro fisso, dall'assunzione alla morte, sì, proprio quel posto, è una chimera del passato" dice la verità, una scomoda verità. 

Perché i tecnici possono dire la verità che i politici, soggetti alle elezioni, non possono dire. 
E quindi continuiamo e sentirci dire dai politici che "le tasse saranno abbassate", che "tutti avranno un posto di lavoro", che "la Padania è una nazione" che "all'orizzonte c'è il sol dell'avvenire"  e che gli asini voleranno. 
Ma le cose stanno cambiando. Perché gli elettori oggi, i cittadini hanno imparato molto, sono maturati e più consapevoli. La crisi, la paura hanno questo effetto positivo sulla gente, come la guerra: maturano le coscienze. 
Non tutti, però. Gli elettori - scusatemi la grossolanità e l'approssimazione - si possono grossomodo dividere in due  categorie. 
La prima categoria è quella de "i gonzi, degli ingenui e dei sognatori" che vogliono continuare a credere nell'impossibile e quindi seguono i populisti e i rivoluzionari della domenica, come Grillo, e mi dispiace dirlo, anche come i profeti della sinistra estrema o i leghisti. Poi ci sono "i realisti e prosaici pragmatici", più grigi e incolori e quindi forse meno interessanti, che guardano alla realtà delle cose e, più che sognare, vogliono l'onestà dei piccoli passi e delle cose possibili. Sapendo che, p.e. è incompatibile un Welfare stile scandinavo con una riduzione sostanziale delle imposte, che è incompatibile fare i furbi con il fisco e usufruire dei servizi dello Stato, che è impossibile un benessere generalizzato senza una spartizione delle risorse e una ridistribuzione del reddito, che non si dà salute e ambiente sano con un'industria velenosa e inquinante, che solo l'Europa e una cessione di sovranità sostanziale (e non l'autarchia e la liretta) ci possono salvare. Tutte verità che costano, che urtano con un sostanziale conservatorismo, con il mantenimento a tutti i costi della produzione industriale così com'è e con la difesa a oltranza dei privilegi e delle rendite di posizione acquisite.
Soprattutto i cittadini consapevoli hanno capito che il "proprio particulare interesse" e la sua coltivazione a oltranza è incompatibile con l'interesse generale che richiede partecipazione e sacrifici.

Cambiare costa, innovare è difficile, riformare senza pestare i piedi a nessuno una bella utopia. Monti ci ha insegnato questa realtà e, ora che lui è quasi al termine della sua opera, dobbiamo cercare di capirne la lezione e, anche, le durezze.
Ma i politici cambieranno? Stando a veder cosa succede direi di no. E' amaro dirlo ma è - ancora una volta - la verità. Non riescono a mettersi d'accordo su una legge elettorale  che serva veramente al paese, perché tutti pensano solo a una legge elettorale che serva al partito di appartenenza. Per quanto riguarda i loro privilegi ci hanno ancora mentito: li hanno mantenuti, quasi tutti, a dispetto dei sacrifici chiesti ai cittadini e contro le loro stesse promesse. E così sta succedendo per la giustizia e l'anticorruzione (c'è qualcuno - evidentemente - che tifa per i corrotti!). 

Il panorama è desolante. Se qualcosa non cambia, legge elettorale nuova o no, ci servirà un Monti bis e uno ter all'infinito, finchè nasca una nuova generazione di giovani politici veramente attenti al bene comune. E la ricetta sta nel fare in modo che la politica non paghi, che sia un vero servizio. Come? Beh, è una bella domanda.

Amen

Amoproust, 12 settembre 2012.

venerdì 7 settembre 2012



Perché non mi piace Renzi

Ci sono diversi motivi nel farsi piacere una persona, soprattutto un personaggio politico. Motivi di empatia, emozionali e motivi razionali, di merito.

Non sarò ordinato, parlerò a braccio. Renzi non mi piace perché irrompe nel dibattito politico come un bulldozer (e in questo mi ricorda un po’ sia il Berlusca, sia Grillo), proponendo di spaccare tutto, lui dice “rottamare” la generazione del PD ora al timone. Si rottamano le cose vecchie, non più funzionanti o funzionali, i vecchi televisori, le vecchie auto, i frigoriferi decotti. Ma le persone no, non si rottamano. Anche se vecchie hanno sempre qualcosa da dire e non è detto che siano più incapaci delle persone  giovani. Dipende da quello che sanno dire e fare.

Ora in questa furia di rinnovamento rottamattore, cosa ha da dire Renzi meglio di Bersani, D’Alema o la Bindi? Poco, molto poco. Balbettii. Un vero programma d’azione Renzi non lo ha. Ha solo fregola di prendere un posto importante, di occupare la scena politica.

Quindi per prima cosa mi sta antipatico perché sgomita per arrivare a tutti i costi e condanna una generazione per proporre se stesso.


Poi Renzi deve dire cosa intenda fare, se diventa leader. Proseguire il cammino virtuoso di Monti? Ok, mi sta bene. E poi? Nient’altro? Allora preferisco che continui la sua strada Monti o un suo uomo, non uno del PD. Perché se Renzi è del PD qualcosa di diverso, di “sinistra” deve saperlo dire. Di sinistra Renzi ha poco da dire: è un uomo di centro, un ex democristiano, uno che probabilmente era un anticomunista viscerale. Orbene – pur valutando tutti i difetti del nostro comunismo all’italiana – un atteggiamento del genere  non è coerente con la storia e il DNA del PD. Partito nuovo, costruito su diverse sensibilità e culture, ma che non può che avere un profondo rispetto per la sinistra storica. Altrimenti semplicemente non è.

Poi non mi piace Renzi perché è uno smargiasso, un “adesso arrivo io”, uno che vuol bruciare le tappe. A parte il fatto che anche lui non è un pivellino: ha già fatto il Presidente della Provincia di Firenze ed ora è sindaco. Ok. Faccia bene e concluda bene il suo mestiere. Non si può fare bene il Sindaco e  girare l’Italia per farsi propaganda per le primarie di un partito. Vuol dire avere poco senso istituzionale. Guardi Zingaretti: è giovane, è una faccia nuova, sta facendo il Presidente della Provincia di Roma. Forse si candiderà per fare il Sindaco della capitale. Ma non sgomita, non si agita, non chiede di spazzar via Bersani e compagnia. E’ rispettoso.

Poi Renzi mi deve dire cos’ha Bersani che non va. E’ così vecchio? Ha idee vecchie? Lo dimostri, a me non pare proprio. Mettersi in competizione adesso con Bersani, dentro il PD, per fare il leader della coalizione (quale, questo sarebbe bello saperlo!) è sbagliato, perché interrompe un processo storico, un iter politico di anni. Renzi si metta in coda, nessuno ha detto che lui non ha le capacità o il carisma, ma aspetti un passaggio, un giro, per favore.

Insomma questo Pierino della politica, questo GianBurrasca dall’accento fortemente colorato dimostri di saper rispettare  chi di strada ne ha fatta più di lui e ha servito la causa molto più a lungo. I vecchi prima di essere rottamati, vanno ascoltati, soprattutto se dimostrano di aver qualcosa da dire. Io trovo, p.e. che D’Alema, quando parla, dimostri di essere un politico con i fiocchi e mi dispiacerebbe vederlo collocato in pensione e zittito da un giovanotto un po’ presuntuoso. E quando D’Alema, il cosiddetto “superArrogante D’Alema” ha coperto la carica di Ministro degli Esteri, chapeau, tutti nel mondo hanno riconosciuto la sua  competenza. Noi no? Lo vogliamo rottamare con il suo bagaglio di competenze e capacità? È ironico, sprezzante e – talvolta – caustico e velenoso. Ma se lo può permettere.

I “vecchi” vanno rispettati, soprattutto in un partito: ne rappresentano la storia, la memoria e il travaglio di crescita. Questo è ciò che penso. E i Renzi rottamatori mi fanno un po’ paura. Paura che, dietro tutta questa voglia di rinnovamento, ci sia il vuoto delle idee e dei progetti, ci sia solo la scalata alle poltrone.

Ora un Matteo Renzi in Europa a dialogare con Hollande e la Merkel, a gestire le relazioni con il difficile quadro istituzionale, non ce lo vedo proprio. Non basta l’accento toscano, forse è meglio il sigaro toscano di Bersani.

Amoproust, 8 settembre 2012