sabato 22 febbraio 2014

Renziamo o non renziamo?




Il Governo del paese è una cosa importante, seria.

Lapalisse. Catalano.

Noi siamo abituati a vedere governi formati da personaggi austeri, “togati”, con un aspetto maturo da persone vissute, per non dire “avvezze” al potere. Marpionesche. Così è sempre stato con qualche piccola eccezione.

Quindi fa specie vedere sulle poltrone ministeriali tante facce giovani, tante donne. Alcune di queste facce assolutamente sorprendenti e per età e per notorietà. Viene da pensare: ma ce la faranno, saranno capaci?

Eppure questo è il minor problema di questo governo. Essere giovani significa essere indenni dai guasti dell’abitudine al potere, essere freschi, bramosi di fare. Se c’è poi la competenza ancora meglio. Giovani sì ma non sbarbati. Essere donne significa essere motivate a dare il meglio di sé. Una primavera quindi.

Il vero problema di questo governo è, ancora una volta, quello di essere un governo di coalizione e di intese (più o meno strette) tra centro sinistra e centro destra. Alfano è riuscito nel suo intento certamente ricattando: o così o salta tutto. Ricattare è il contrario di condividere  e mediare. Alfano brinda: ho vinto. Vinto che? (per rifare il verso a Renzi). Vinta la lotta per non sparire nel nulla, cosa che avverrebbe se si andasse a votare, cosa che avverrà se la legislatura venisse troncata.

Quindi Alfano ha vinto solo se riuscirà a prolungare la legislatura al suo termine naturale. Cosa che si augura e vuole Renzi. E per celebrare questa vittoria Alfano adesso deve cedere, mediare. Riusciranno i due a farlo?

Trappole ne esistono mille: la prima è la legge elettorale blindata tra Renzi e il nemico comune: Berlusconi. Nemico comune o solo del NCD?

Un’altra trappola molto più vicina è la tassazione. Alfano ha proclamato: “con noi mai la patrimoniale!”. Tutti dicono, nel campo avverso-alleato ma lo dice soprattutto Padoan: “bisogna spostare la tassazione dal reddito ai patrimoni, dal reddito agli immobili”. Come la mettiamo? Padoan ha la poltrona che può fare questo spostamento (sarebbe ora!) ma il NCD (Alfano) cederà? Se no farà cadere il governo, “muoia sansone e tutti i filistei!”?  Io credo invece che si arriverà al solito accordicchio alla democristiana: qualche sgravio sul lavoro e sulle imprese, un punto in meno di cuneo fiscale e una blanda tassazione sugli immobili, tanto per far vedere! Una vera patrimoniale, mai!

Ho fatto un esempio. Questo è il rischio. Che le piccole intese blocchino ancora tutto, ogni riforma sensata, ogni vera svolta incisiva. Che continueremo a sopravvivere, finché qualcuno non constaterà un nuovo fallimento.

Speriamo e ci auguriamo di no, ma tutti i segnali dicono di sì.

Renzi si è buttato con la sua irruenza in un’avventura azzardata. Ha contro molta opinione pubblica e nel PD un nido di serpi. Non era meglio impegnarsi fino in fondo per una buona legge elettorale e poi al voto? Si sarebbe fatta chiarezza, forze contrapposte separate e chi vince governa. Secondo me Matteo avrebbe vinto alla grande. Ma lui ha bruciato i tempi e ora governa “a rischio”.

Lui è ottimista. 
Napolitano “ha fatto” l’ottimista. 

Nell’ombra si affilano i coltelli.

Matteo, in bocca al lupo!

Amoproust, 22 febbraio 2014.

lunedì 17 febbraio 2014

il ragazzaccio di Pontedera



Il ragazzaccio di Pontedera

Ci siamo dentro ormai fino al collo. Renzi ha scalzato Letta con l’avallo della direzione del PD e si prepara a formare un nuovo Governo. Senza passaggio elettorale, senza il sigillo del consenso popolare. Non scandalizziamoci, è già successo. Il peccato sta nel fatto che il “ragazzaccio” fiorentino aveva promesso che così non sarebbe mai avvenuto. Una prima smentita al suo proverbiale “mantengo la parola”.

Ad Amoproust Renzi non è mai piaciuto e non piace ancora. Per un sacco di motivi, tra i quali predomina una vera allergia inguaribile verso gli arrivisti, coloro che si proclamano capaci di fare dove altri falliscono con una sicurezza micidiale, che si autoinvestono leader e sparano a zero contro i "vecchi" in quanto tali, non per ciò che hanno o non hanno realizzato. Indubbiamente Renzi appartiene a questa razza.

Per questo Amoproust non capisce l’autostrada che il PD ha spianato di fronte a Renzi fin da prima dei tempi di Bersani: cambiamento dello statuto per permettergli di concorrere alle primarie e alla premiership, ampia propaganda e sostegno, libertà di movimento in autopromozioni senza la paternità del PD (Renzi ha ostentamente promosso se stesso senza il logo del PD). Insomma Renzi è stato voluto, non tollerato. Quando si è profilata la sua vittoria alle primarie per la segreteria, la corsa a salire “sul carro del vincitore” (uso questa metafora abusata e odiosa) si è fatta frenetica.

In politica la fretta è cattiva consigliera. E Renzi ha tutta l’aria di chi non solo ha fretta ma intende bruciare le tappe prendendo  scorciatoie al limite della scorrettezza. Furbo, astuto, manovriero, mentre si procama trasparente e diretto. Machiavellico. Solo che il segretario fiorentino parlava di "Principe", di tirannide, non di democrazia. E questa sua baldanza si traduce volentieri e spesso in acrimonia velenosa verso gli avversari. Il dileggio gli appartiene. Non è bello.

Ma Renzi ora deve stare attento. Perché la sua citatissima esperienza di sindaco decisionista non è replicabile a Palazzo Chigi. I sindaci oggi, con l’ultima riforma amministrativa, sono dei dominus incontrastati, dei veri monarchi che si scelgono gli assessori e, se hanno una maggioranza sicura, si fanno beffe del consiglio comunale, ridotto a una funzione di certificatore notarile. Non è così in un Governo di alleanze, dove devi patteggiare ogni giorno il consenso con i partiti e la maggioranza di governo. E la maggioranza di governo di Renzi non è molto diversa da quella di Letta. Si rischia il ripetersi del pantano tanto detestato. Renzi rischia di illudersi nella sua infantile pretesa di onnipotenza, quel “faremo” che – temo – gli costerà caro.

Perché Renzi ha avuto tutto questo consenso nel rovesciare Letta? Senza dubbio e senza malizia di sorta, la pressione degli eletti (neoeletti) l'anno scorso in Parlamento, per avere davanti a sé lo spazio di una legislatura e non andare  a casa una volta formulata la nuova legge elettorale. La furbata di Renzi è la promessa di durare fino al 2018. Si pensi alla riforma del Senato che prevede la sua abolizione per cui i neosenatori avrebbero una ben triste prospettiva personale. Umanissimo desiderio che ha messo in gioco il governo a termine di Letta. Ma desiderio non corrispondente  ai bisogni del paese che si vede costretto a  un governo di intese (larghe o piccole che siano).

E poi molte altre considerazioni. La lentezza e i continui rinvii lettiani. Alcuni clamorosi errori (si pensi solo al decreto Banca Italia- IMU, una vera schifezza), il continuo scandalo di ministri poco adeguati (l’amicizia Cancellieri-Ligresti; la camurria Di Girolamo; Alfano che non sa ciò che succede nel suo ministero; il Tesoro che rischia di penalizzare gli statali ecc.ecc.). Renzi ha potuto profittare della debolezza del governo del pur ottimo Letta.

Ma purtroppo Renzi avrà una maggioranza con lo stesso perimetro, forse con un occhio di maggior favore da parte dell’opposizione di destra (ahimè, perché? Che cosa è stato promesso a Berlusconi?). Renzi ha due chances, due cartucce a suo favore: una squadra di ministri integerrimi e competenti che sottolinei una forte discontinuità (ci riuscirà?), la possibilità di essere più incisivo e determinato in Europa. Sicuramente più macho di Letta lo è. Forse un po’ di muscoli li saprà mostrare. Un altro punto a suo favore è una congiuntura economica che volge lentamente al bello. Una cartina di tornasole è la conferma/disconferma di Alfano al Viminale. Se Renzi dovesse cedere su questo punto (Alfano è stato un pessimo ministro dell’Interno) è un brutto segnale. Oggi vedremo.

Comunque in sintesi è difficile dire e fare previsioni e prognosi. Cosa farà la sinistra del PD (Civati)? Indebolirà con la negazione della fiducia il governo Renzi? Cosa farà Forza Italia? Voterà con la maggioranza non solo le riforme istituzionali, ma anche provvedimenti efficaci nell’economia? E il movimento 5 Stelle sarà più morbido o continuerà a sparare  a pallettoni? E se alcuni provvedimenti (diritti civili) dovessero passare con il consenso della sinistra e del M5stelle, Alfano farà cadere il governo?  Insomma, un percorso minato, non facile, in salita.

Matteo, avrai di che divertirti.

Amoproust, 17 febbraio 2014.

lunedì 3 febbraio 2014

CHI SONO?



CHI SONO?

Evitiamo di usare insulti ed epiteti per non cadere nel loro stesso errore e adottare il loro stile becero e anche maldestro. Diciamo che i signori del movimento 5 stelle, i cosiddetti grillini, stanno mostrando, in questi giorni, la loro vera natura, il loro infantilismo politico, la loro ignoranza.

Chi sono, in effetti, questi individui che, con un colpo di fortuna dovuto allo smarrimento politico degli italiani, sono riusciti ad arrivare in Parlamento? Qualcuno dice, a ragione, che sono degli eversori. Ma cosa significa questa parola? Che sono antisistema, sistema politico costituzionale che vorrebbero rovesciare, mandando a casa tutti, meno loro stessi. In nome di quali meriti o obiettivi?

Diciamo che eversori può esser tradotto in “potenziali rivoluzionari”, come si definivano anche le brigate rosse. Ma i veri rivoluzionari vogliono sì distruggere, ma soprattutto vogliono costruire: hanno un progetto, un “nuovo” da sostituire al “vecchio”, un sistema migliore di quello da abbattere. Così è stato in tutte le rivoluzioni (a cominciare da quella principe, la “francese”), salvo le successive involuzioni o reazioni.


Anzitutto chi è antisistema, non va in Parlamento: pacifico o violento rimane movimento nella società, non entra nelle Istituzioni. Perché entrare nelle Istituzioni (soprattutto se democratiche) di un Paese significa accettarne le regole. Non si può essere in Parlamento e combatterlo, impedire che funzioni, boicottarlo. Solo i bambini si comportano così, in quanto minori eterodiretti: vanno a scuola perché qualcuno li manda lì, ma talvolta ne contestano le regole.


Quali sono gli obiettivi positivi, la parte construens del movimento 5 stelle? Semplicemente non esiste. Blaterano di una democrazia diretta giocata sulla rete, ma sembrano non conoscere la difficoltà di governare uno Stato, di reggerne l’economia, l’istruzione, la difesa, l’ambiente con un bilancio, esigendo delle imposte, usando le leggi. Distruggere le regole dello Stato significa l’anarchia, il dissesto, il tutti contro tutti, la “malora” per tutti, l’infelicità programmata, infine la legge del più forte.


Con questo non dico che in questo Stato le cose vadano bene. Anzi! Molte sono le cose da cambiare, dalle Istituzioni alle leggi. Ma le cose si cambiano con le riforme, con l’occhio all’equità e al bene comune, non con la violenza distruttrice.  Faccio l’elogio del riformismo? Ebbene sì, purché sia un riformismo serio, dignitoso, determinato. E forse è proprio la messa in moto di un volano riformista è ciò che oggi fa arrabbiare i grillini, è ciò che scatena la ribellione insulsa.


Ora il movimento 5 stelle (uso la minuscola volutamente) o si dà una regolata o esce dalla legalità. Non basta un consenso elettorale per giustificare “tutto”: le elezioni sono un momento della vita politica organizzata che presuppone l’accettazione delle regole. I cittadini votano perché in una democrazia rappresentativa si eleggono dei delegati. Ma non esiste delega all’autodistruzione.


Come reagiranno i cittadini di fronte allo sbandamento grillino? Qualche fanatico eversore ci sarà. Ma i voti ottenuti sono voti di protesta contri i partiti storici, le loro inadempienze, la corruzione, contro le inefficienze dello Stato, non sono voti che delegano a una rivolta insensata senza sbocco. Speriamo che i cittadini se ne rendano conto e capiscano il paradosso in cui si cacciano votando Grillo e company.  E speriamo che i parlamentari di Grillo si rendano conto che non approdano a nulla comportandosi come automi eterodiretti da guru impazziti.


Amoproust, 3 febbraio 2014