lunedì 14 dicembre 2015

La Len sconfitta?



La Le Pen sconfitta?


Molti commentatori “democratici” sui quotidiani odierni esultano perché - dicono - la Le Pen è stata sconfitta.


Permettetemi di non unirmi all’esultanza. Perché è vero: in nessuna delle quindici macroregioni francesi il FN ha vinto. Il ballottaggio ha permesso l’union sacrée tra republicains di destra e di sinistra per facilmente sconfiggere l’ultradestra, intuita come un pericolo. E molti disertori del voto al primo turno hanno dato una mano alla sconfitta della Le Pen.  Tutto giusto a livello dei numeri e del risultato.


La sostanza è però un’altra: i lepenisti non hanno perso un voto tra i due turni. Sono maggioranza nel paese e maggioranza restano. Sconfitti? Ma andiamo!


Non è giusto esultare per il motivo di cui sopra, la stragrande platea di fascisti presenti nel paese delle libertà e dell'uguaglianza, ma non è giusto esultare anche pensando che cittadini consapevoli e responsabili sono andati a votare al secondo turno solo per evitare il disastro, cioè in una logica di emergenza. Un cittadino consapevole e responsabile va  a votare e non si astiene, punto. Soprattutto se la competizione si fa rischiosa e la posta in gioco è alta. In questo senso la società democratica francese ha fatto “cric”, ha scricchiolato.


In secondo luogo perché l’ammasso, il cumulo, l’inciucio tra destra moderata e sinistra per battere il fascismo è un pateracchio che non ha futuro. Il giorno dopo si comincia a litigare. Il fascismo invece è tale perché è compatto: i fasci sono strettamente legati e hanno una scure indicativa di qualcosa di molto sinistro.


Io mi preoccuperei di avere, nel mio paese, un 40% di fascisti. Non è escluso che sia così anche da noi. Salvini e la sua predicazione sono puro fascismo. Perché il fascismo non è né un voto, né una semplice tessera. È una mentalità, un modo di vivere e di appartenere alla società.


È fascismo vedere negli altri, nei diversi da noi semplicemente dei nemici o anche solo qualcuno che ci ruba posto al mondo o l’aria che respiriamo o il cibo che mangiamo. È fascismo chiudersi nei confini di una nazione o regione o città, ritenendo che gli altri debbano star fuori, privi di diritti. È fascismo anche solo credere in un capo, in un verbo, in una parola d’ordine senza poterla discutere e criticare, metterla in dubbio se non è convincente. È fascismo pensare, anche solo pensare che esista un’unica cultura, un unico modo di vivere, un’unica famiglia e un’unica fede religiosa. È fascismo credere di essere gli unici che hanno il giusto modo di vivere, di alimentarsi e di fare cultura. Il fascismo è l’esatto opposto dell’apertura e della tolleranza, della convivenza pacifica e del pluralismo culturale e politico.


In tutte le culture e le civiltà esiste un criptofascismo strisciante che talora si ammanta di difesa della propria identità contro gli inquinamenti o le contaminazioni. La propria identità personale e  societaria è cosa sacrosanta ma solo quando è aperta e disponibile a recepire l’innovazione e il cambiamento positivo.


Questo cripto fascismo da noi è più che diffuso, è quasi la normalità del  modo di pensare e di vivere. E lo si coglie nella battute da bar, nei corsivi dei giornali di provincia, nei pareri espressi anche da autorevoli commentatori.


Allora non c’è da esultare se ammucchiate pseudodemocratiche e improvvisate  vincono tornate elettorali bloccando il comune nemico. Perché questo rimane lì, intatto, monolitico, arcigno. E pronto a riattaccare quando sarà il momento.


La società – soprattutto politicamente parlando – ha la memoria corta. Ci siamo in fretta dimenticati degli orrori del nazismo  e del fascismo, in Europa e altrove. Ci siamo dimenticati di come anche questi fascismi siano giunti al potere in modo quasi sempre morbido, come portatori di ordine e di civiltà in società dilaniate dalla competizione politica e dai conflitti sociali. Per imporre poi la caserma sociale, la cultura e il pensiero unici, la strage e l’annientamento del nemico.


Dobbiamo vigilare perché questo non avvenga. Sostenendo la democrazia e andando a votare per le forze politiche che la rappresentano anche se non  ci piacciono al 100%. E le forze politiche che si dicono democratiche hanno il dovere di comportarsi, verso i cittadini e la società tutta, come tali. Accettando p.e. il dibattito e il confronto, la critica costruttiva e il dialogo.


Spesso il fascismo comincia così: dando la parola solo al capo. Sono fischiate le orecchie all’amico Renzi?


Amoproust, 14 dicembre 2015


sabato 12 dicembre 2015

Quando l'iniquità si chiama banca



Banche - Europa e imbrogli vari.

Un cittadino di Civitavecchia si è suicidato perché la sua banca, di cui si fidava, gli ha fatto perdere tutti i suoi risparmi. Disperazione. Tradimento. Così grave da togliersi la vita? No, ma nessuno è in grado di comprendere cosa succede nella mente di un  uomo che si vede di colpo sottrarre tutti i suoi beni su cui aveva fatto affidamento per una vecchiaia serena.


Ciò che è successo con il decreto salva banche (ma non salva correntisti e clienti) è paradossale e ingiusto. Una cosa sola è chiara: funzionari e consulenti bancari, fiduciari dei clienti, hanno venduto a persone il cui profilo finanziario prevedeva investimenti prudenti, obbligazioni ad alto rischio. Per iniziativa loro? Per ordine dei superiori, dei direttori, del management della banca? Dei responsabili ci sono nella filiera gerarchica soprattutto se è vero che qualcuno se ne andato a casa con ricche prebende.


Comunque il direttore che ordina una cosa del genere è un mascalzone e il funzionario che esegue l’ordine è corresponsabile perché l’etica professionale dice che un ordine palesemente ingiusto non deve essere eseguito. In una banca come in una qualsiasi organizzazione umana. Anche, oggi, in una caserma.


Ora si parla di correre ai ripari. Per il poveretto che si è impiccato ripari non ci sono.  L’Europa proibisce aiuti di Stato anche se, altrove le cose sono andate diversamente. Ma si sa l’Italia è debole, è una sorvegliata speciale per il suo debito, qui le regole vanno rispettate e rigidamente.


Chi allora deve risarcire? Per me non ci sono dubbi: il sistema bancario. E’ dentro il cuore di quel sistema che è avvenuto l’errore o meglio il misfatto. Con i risparmiatori più volte il sistema bancario ha colpito fraudolentemente: ricordate Parmalat e i bond argentini? Si vede che il lupo perde il pelo ma non il vizio. Quindi il sistema bancario deve risarcire e integralmente quegli investitori che sono stati truffati. 
Come? Di fatto è semplice. Basta guardare il profilo di rischio dei singoli controfirmato in banca e se il profilo prevede un rischio basso, allora qui c’è stata la truffa, l’inganno, il raggiro. Se no, a che serve quel modello che le banche ci invitano a compilare ogni anno?


Qualcuno, stupidamente, ha cominciato a distinguere… vediamo il reddito, solo ai poveri in canna, escludiamo chi ha dei beni al sole… Come a dire che un ladro è legittimato a rubare se il danneggiato è ricco o più che povero…  No, Signori miei. Se chi ha un profilo a basso rischio ha avuto vendute e messe nel suo portafoglio quelle obbligazioni rischiosissime, va risarcito.


Non solo ma anche va punito il venditore, il funzionario che ha rifilato all’investitore ignaro il bidone. E senza distinzioni. E vanno puniti i manager bancari collusi o che non hanno vigilato. Un esempio “esemplare” una volta per tutte.


E quando saremo chiamati dalla nostra banca di cui non possiamo fare  a meno (oggi non è possibile) a compilare quel modulo (mi pare si chiami MiFid) ribadiamo anche  a voce al nostro referente bancario che noi non intendiamo rischiare e, se possiamo, registriamolo.


Perché anche se la banca ci presenta un volto amico e ci rassicura, ricordiamolo, quando lei è nei guai, pensa solo a salvare se stessa  e dei suoi clienti se ne frega.


Amoproust, 12 dicembre 2015

lunedì 7 dicembre 2015

L'umanità perduta e folle



L’umanità perduta e folle

La conferenza sul clima si è chiusa praticamente con un nulla di fatto. Le  nazioni emergenti e povere rivendicano il diritto di inquinare con i combustibili fossili perché noi l’abbiamo fatto per secoli e adesso loro dovrebbero farne a meno mentre ambiscono a crescere  e non hanno altro. 
Andando avanti così nel 2100 andremo incontro  a uno sconvolgimento epocale, se l’umanità ci sarà ancora. La geografia sarà sconvolta, migliaia di profughi dalle ex zone costiere premeranno verso l’interno. Non è necessario che l’aumento dei mari sia di un metro. Ne basta meno di mezzo per sconvolgere, per esempio, il Blangadesh, la laguna veneta con grandi zone del mar Adriatico e il grande delta del Nilo.

La violenza e l’odio tra i popoli e le diverse etnie sta crescendo in modo esponenziale. Il diverso non è tollerato, anche se portatore di cultura e di civiltà diverse dalla tua. L’islamismo viene considerato dai cristiani una religione a rischio e i musulmani rivivono nei cristiani i crociati di una volta. In America esistono più armi in circolazione che abitanti. Non tanto provocatoriamente una famiglia repubblicana si fa fotografare e postare su Facebook in abito natalizio rosso, ma armata fino ai denti. Ci credono, non stanno provocando. In Francia vince la Le Pen portatrice di un credo fascista, xenofobo e antieuropeo. Il Califfato nero minaccia tutto e tutti, musulmani e cristiani e distrugge e fa affiliati affamati di terrorismo, anche e soprattutto in Europa. Credo che la motivazione fondamentale, per cui si mette  a rischio anche la propria vita non siano tanto le promesse vergini del paradiso di Maometto, ma l’odio verso tutto  e tutti, un cupio dissolvi che raramente si è visto nella storia. Un misto di invidia, rabbia, ritorsione e desiderio di uccidere.   
Siria, Iraq, Afghanistan non esistono più, da anni non conoscono la parola pace e la popolazione se ne sta andando infittendo la schiera dei profughi che tanto mettono in crisi la paciosa e opulenta Europa. Non sono terroristi, sono deboli indifesi cittadini del mondo.  Noi bombardiamo per difenderci dal Califfato, crediamo giustamente,  ma chissà le vittime innocenti senza che si risolva un cazzo. Israele e Palestina continuano a guardarsi in cagnesco e dopo 70 anni non hanno ancora deciso come convivere.   

L’Africa è un enorme pentolone pronto a esplodere con tutte le sue contraddizioni. Sappiamo poco di certe dittature, ma le condanne  a morte e le stragi di persone inermi avvengono ovunque, quasi non fanno più notizia. Non oso pensare cosa stia succedendo in Etiopia e in Somalia, in Corea del Nord e in Malesia. La Cina sembra pacifica, tutta intenta a crescere economicamente  e a dribblare l’Occidente, ma nella sua pancia covano incredibili tensioni, nonostante le continue condanne  a morte per impiccagione (sembra). La democrazia, intesa come sistema equilibrato di diritti e di doveri non esiste quasi più. Ovunque ci si affida  a un uomo solo al comando che si chiami Merkel o, meno autorevolmente, Renzi. La corruzione, anche negli stati democratici, appare come la regola.

Il panorama è desolante. Fa rimpiangere l’ordine coloniale e la presenza di uomini  forti e capaci di mantenere l’ordine. Si rimpiangono quasi i Gheddafi, i Saddam, i Tito: almeno le etnie sotto di loro tacevano, non si massacravano a vicenda. Ma questo è l’errore: pensare che uomini soli al comando possano risolvere la situazione. Di fatto o l’umanità intesa come “popoli” fa uno scatto di maturità collettiva o è la fine.

Ma come? Il progresso  e l’evoluzione positiva si chiama istruzione, cultura, assunzione di responsabilità, maturazione. Molti nel mondo, volontari e non, operano perché questo avvenga. È il lato positivo che fa da controaltare al lato negativo, quello rappresentato dalla famiglia repubblicana armata fino ai denti per celebrare il Natale. Come se ci fosse logica e appartenenza in una follia del genere.

Quali forze vinceranno? La lotta eros/thanatos è in pieno sviluppo. Io faccio il tifo per eros ma dentro di me una voce poco rassicurante mi dice che thanatos sta vincendo. 

Se succederà l’umanità si autodistruggerà. Forse per il pianeta alla fine non sarà un male. L’uomo rappresenta oggi una specie irresponsabile ed ecologicamente incompatibile: ha antropizzato la terra, ha ristretto aree per i suoi legittimi abitanti, ha fatto estiguere specie animali, ha deforestato immense zone. Perché la natura, grande regolatrice degli equilibri per gli esseri viventi, e, quando vuole, grande vendicatrice, lo dovrebbe tollerare?

Amoproust, 7 dicembre 2015.

mercoledì 2 dicembre 2015

Scaldabanchi e comunisti



Scaldabanchi e comunisti


Non ho intenzione di parlare  a lungo di loro, gli scaldabanchi, in questo mio post, perché non si meritano nemmeno una noticina.  Mi riferisco a quei 1000 lazzaroni con stipendi da favola che da 30 sedute non riescono a trovare un accordo per eleggere i membri mancanti della Consulta. E metto tutti nel mazzo, 5 stelle compresi che fanno i moralizzatori ma che, come tutti, impediscono l’obiettivo. Non solo meriterebbero di essere – tutti – mandati a casa, ma, nell’impossibilità di fare ciò, li terrei sui banchi a votare giorno e notte, fino all’esaurimento. E Mattarella che fa? Guarda? E Grasso che fa? Minaccia soltanto. Troppo poco.


Non parlerò di loro mentre, nel paese serpeggia la paura, giustificata, del terrorismo, la disoccupazione impera (quale trionfalismo per un 0, in meno!), la corruzione gode e la gente, come me, non capisce il perché bisogna raggiungere un’inflazione di due punti, mentre tutti invocano i consumi. 
Secondo il parere dell’uomo della strada per aumentare i consumi bisogna aumentare i salari e le pensioni, abbassare i prezzi (che in certi casi sono ingiustificabilmente alti) e mettere sul mercato prodotti che abbiano un rapporto prezzo-qualità equo. Misteri dell’alta finanza che finora sarà alta, ma ci ha impoveriti.


Ma oggi voglio concedermi il lusso di raccontare un aneddoto, un episodio capitato  a me. In un negozio incontro un amico, un tipo un po’ strambotto anche se simpatico. Sapendolo vicino ai movimenti di sinistra estrema (con passaggi dall’uno all’altro alla ricerca di chissà che) gli chiedo quasi per celia: “Allora adesso sei con Fassina e compagnia antidem?” “No, mi risponde perché io sono comunista e sto solo con i comunisti…” Risposta lapidaria. Dove sono, per lui, i comunisti? Esce dal negozio e vedo che sale su una macchina nuovissima di discreta grandezza e se ne va.


Se è comunista il compagno sarebbe disposto a condividere il suo nuovo mezzo con gli altri? Con me per esempio che ho un vecchio catorcio? No di certo. Magari ha anche due o tre appartamenti in affitto e sfratta gli inquilini se non lo pagano. Per certo ha una casa di proprietà e che io sappia non è disponibile a condividerla con nessuno. Strano tipo di comunista! 
Il perché è semplice: la parola è diventata un puro flatus vocis e non indica più una comunità e condivisione di beni e di strumenti di produzione, ma solo una vaga appartenenza a un movimento identitario di inguaribili utopisti. Brava gente ma che si emargina costantemente ai confini della lotta politica e non combina un emerito cazzo.


Ora essere comunisti vorrebbe, nel significato originario della parola, condividere beni e servizi, abolendo del tutto la proprietà come esclusività di possesso e d’uso. Al mondo oggi esiste solo qualche sparuta comunità di idealisti - per lo più cattolica - che realizza quest’intento.  Erano comunisti i contadini che nel ‘500 lottavano per la comunità delle terre e dei pascoli e  dei boschi. Ma sono stati massacrati con la benedizione del riformista Lutero. Erano comunisti coloro che, nel XIX secolo lottavano contro il latifondo chiedendo di poter lavorare la terra e usare i frutti del proprio lavoro. Erano comunisti e non lo sapevano.


Ma, soprattutto, era comunista il mondo degli umani all’inizio. Quando l’uomo della pietra cacciava e condivideva con il clan la “grigliata” che ne ricavava. Quando spingeva le sue bestie al pascolo là dove c’era l’erba e nessuno glielo impediva. Poi, un giorno, forse con la nascita dell’agricoltura, qualcuno pensò bene di cintare il “suo” pezzo di terra, impedendo agli altri, anche con la violenza, di entrarvi. Questa è l’origine della proprietà (lo dice anche Rousseau – io non lo sapevo ma è una cosa che ho sempre pensato): un abuso, una sottrazione alla comunità di un bene comune, per farne un uso proprio e personale. La proprietà ha origine da un abuso.


Lo so - mi diranno i dottoroni - oggi è diverso, ci sono le leggi che regolano la proprietà e le successioni, il diritto d’uso e il pagamento delle imposte allo Stato. Ma perché allora c’è chi ha tanto, troppo (spesso inutilmente) e chi non ha nulla, nemmeno una casa ove ripararsi e il cibo quotidiano? È comunismo pensare di togliere qualcosa ai primi per dare qualcosa ai secondi? E' comunismo pensare di far pagare una patrimoniale ai primi per dare ai secondi il minimo vitale? E' comunismo invocare, caro Matteo, che si tolga la tassa sulla casa ai poveri e la sia faccia pagare a chi ha redditi molto alti? Si accettano dibattiti.


No, non è comunismo, è solo giustizia sociale. Il comunismo vero vorrebbe molto molto di più. Ma se i sedicenti comunisti di oggi vanno in giro con il SUV ultimo  modello e sfruttano il prossimo, allora il comunismo, sì, è morto.


Amoproust, 2 dicembre 2015