domenica 25 ottobre 2015

Viva l'evasione!



La morte della lotta all’evasione

Non c’è forza politica di sinistra, da quando ho smesso di succhiare il latte di mia madre che non prometta lotta all’evasione. È chiaro: in campagna elettorale la promessa serve ad avere i voti dei poveracci che pagano, con la ritenuta alla fonte, fino all’ultimo cent mentre vedono attorno a sé padroni che dichiarano meno dei loro operai e nullatenenti che girano in Maserati ghibli. Ma, conquistato il governo la ruota gira. Ci si allea con il centro destra e questo chiede di mollare la presa sugli evasori perché questi sono i loro elettori. Cerchio chiuso.

Così l’Agenzia delle entrate sforna ogni anno le sue patetiche incredibili statistiche dove chi guadagna e dichiara più di 50.000 euro sono quattro gatti. Ogni tanto la Guardia di Finanza scova  evasori totali ma quanti soldi si riesca poi a spremere da 'sta gentaccia rimane un mistero. Sembra che non gli importi un fico secco, continuano la vita di prima e con un buon pool di avvocati azzeccagarbugli riescono a patteggiare multe miti. Galan, la cui villa è stata sequestrata per l’affaire Mose, invece di lasciarla allo stato come avrebbe dovuto, ne ha  rimosso persino i cessi e le finestrature. 
La Consulta ci mette del suo contestando la nomina di funzionari dell’Agenzia e imponendo un concorso. La maggior parte fuggono a far da consulenti alle aziende private (non si può richiedere eroismi a chi si vede lo stipendio dimezzato senza alcuna ragione). 
La Orlandi si strappa i capelli: le avevano promesso appoggio, le stanno smantellando la struttura. Contante in nero, affitti in nero, affari colossali in nero con la benedizione di Angelino Alfano e del prode Padoan che, per non sconquassare il governo cambia idea di anno in anno. Chapeau!

Con il governo dominato dalla mafia/massoneria fiorentina  l’evasione continuerà indisturbata.

Si faranno i controlli sugli scontrini messi in detrazione dai pensionati per la salute e si eccepiranno infrazioni. Si spulceranno le spese dei poveri diavoli con un negozio di ortofrutta e i grandi affaristi di stato continueranno il loro balletto corruttivo.

La corruzione è dentro lo Stato e si mettono in atto tutte le manovre possibili per non contrastarla efficacemente. Vedi l’Anas e il suo scandalo. Che l’Anas fosse una fogna di corruzione lo sapevano tutti. Perché scandalizzarsi ora?
Dimostratemi il contrario e mi metterò in ginocchio a chiedere perdono.

Amoproust, 25 ottobre 2015

martedì 20 ottobre 2015

Erri assolto



Erri De Luca assolto


Sono assolutamente soddisfatto.  La libertà di parola e di espressione è un pilastro della democrazia e della nostra Costituzione e va salvaguardata.


Detto  questo è lecito da parte nostra (proprio in seguito e per rispetto del principio sovra enunciato) prendere le distanze da quanto predicato da De Luca. Perché la sua è stata una vera  e propria predicazione, non la semplice esposizione di un’opinione.


Invitare a sabotare la TAV è qualcosa di più, rispetto all’opinione che la TAV è una scelta sbagliata e inopportuna. Una cavolata. Pensiero che Amoproust condivide: la TAV è un’opera costosa  e inutile, non serve a rilanciare i trasporti via ferro e si poteva assolutamente trovare una soluzione più economica ammodernando e adeguando ai treni “alta velocità” il vecchio tracciato. Una galleria di più di 50 chilometri comporta rischi e  misure per la sicurezza ad elevato costo e permette di risparmiare sul tempo del percorso Torino-Lione non più di 60 minuti. Siamo così affamati di tempo da spendere miliardi per 60 minuti? Quello stesso manager che viaggiando da Lione a Torino, quei sessanta minuti li perderà in chiacchiere e amenità, mentre il costo per la collettività è stratosferico. D’altro canto la linea che dovrebbe proseguire poi fino a Kiev (chi aveva previsto la guerra russo ucraina?) si ferma  a Milano. I cantieri dal capoluogo lombardo a Venezia - Trieste e  così via sono ancora in mente Dei.


C’è da ridere per tutto questo. Un’opera grandiosa resta tale solo perché raggiunge un primato, ma peccato che non esistano gare al mondo tra chi sperpera di più in opere di dubbia utilità.


E allora perché ci dissociamo da De Luca e dal movimento no TAV? Perché è lecito dire di no, urlare il proprio disaccordo ma non è lecito sabotare (aumentando i costi) un’opera decisa da un Parlamento sovrano e finanziata da una commissione europea. Che possono sbagliare, e qui sinceramente hanno sbagliato, ma agiscono sulla base di un mandato popolare.


Se il verbo di De Luca fosse valido allora i cittadini sarebbero autorizzati a sabotare, a manomettere le centinaia di opere pubbliche sbagliate con sperpero di denaro pubblico. Ma non è così.  Manifestare il dissenso è una cosa, agire con picconi e mazze e chiavi inglesi per manomettere un’altra.


Il popolo ha in mano un’arma sola e potente: il dissenso politico e il voto. Usiamolo bene per mandare  a casa gli idioti e i corrotti e inviare a fare le leggi persone competenti ed oneste.


Altrimenti, se questa strada non è possibile non ci rimane che la rivoluzione: ma, dopo i cicli perversi e anomali di tante rivoluzioni chi si fida più? No, meglio la democrazia usata come si deve.



Amoproust, 20 ottobre 2015

sabato 17 ottobre 2015

Le renzicrazia



Perché stare ancora nel PD?

Impazza la corruzione e si moltiplicano gli arresti. Gentiluomini con i guanti bianchi in galera. Si sono sporcate le mani nonostante i guanti. Il soldo è il fulcro di ogni movimento, di ogni progetto, di ogni opera piccola o grande che sia. Questa malattia sembra inguaribile, endemica, quasi genetica nella nostra classe politica.

Eppure c’è un ometto, un quarantenne gagliardo e ottimista che  a questo fondo pestilenziale non pensa affatto. Non lo vede o non lo vuol vedere. L’Italia cresce, sfonda, ce la farà. Grazie alle sue riforme, sottolineiamo le “sue” perché se no si offende. Non c’è nessun altro che è in grado di riformare, cambiare verso, mettere in riga, affrontare il futuro. Lui. Tutt’al più ci possono essere dei comprimari, degli esecutori, giovani e belle se sono donne, un po’ intellettualoidi se sono uomini. Non guasta.

L’epoca che viviamo sarà l’epoca renziana come c’è stata l’era giolittiana, il ventennio mussoliniano, l’età craxiana, il Caf (chi se lo ricorda più?). Epoche dominate da uno o da pochi, epoche in cui il popolo sovrano ha solo subito, non è mai stato né sovrano né partecipe.

Le famose riforme vanno in questa direzione.
Un capo, unico. Dei prescelti nominati da lui, che i cittadini elettori dovranno solo confermare. La democrazia del “put” come si direbbe in gergo. Cioè il tradimento della democrazia, il suo svilimento a commedia, a farsa, come avviene sempre in tutti i regimi autoritari. Solo che in Corea del Nord o in (quale stato dittatoriale riconosciuto tale esiste oggi al mondo?) le cose sono chiare. Partito unico, voto unico. Inutile.

Da noi le cose sono più complesse, false e ipocrite. Ci sono i partiti ma sono svuotati dalla loro polpa vitale, gli iscritti. Contano solo i leader che decidono tutto. Nel PD (il cui nome dovrebbe garantire la democrazia interna) la vita della base è ridotta all’organizzazione delle feste dell’Unità, non si parla più di politica (cos’è mai?), il dissenso è un’anomalia da condannare. Esiste solo il diktat del capo. Se ti opponi sei un gufo, un retrogrado, uno iettatore. Le cose non vanno bene ma bisogna sprizzare entusiasmo, fiducia, eia eia alalà! Quando un partito è ridotto così, a uno strumento puro di consenso obbligato e di applausi, la democrazia è morta.

Sarebbe ora di dire apertamente che il PD ha tradito la sua mission. Che Renzi ha fatto un vero e proprio colpo di partito servendosi di primarie fasulle aperte a cani e porci, costruendo una segreteria e una direzione su sua misura e licenziando Letta con il consenso del complice Napolitano (in buona fede, forse, ma non importa un fico secco). Nessuna vera elezione ha mai siglato la sua legittimità a dirigere il Governo, se non delle europee, il cui fine non era proprio quello.

Ora fondare la riforma costituzionale su un Parlamento fatto da nominati e con maggioranze risicate mi sembra una follia. Il Senato è un Senato da burletta: non conta nulla e forse proprio per questo non è un gran danno. Ma si sta cambiando il volto del lavoro, della scuola, della convivenza civile con un governo e un Parlamento ballerino la cui legittimità è tutta da verificare. 

Centinaia di cosiddetti rappresentanti del popolo hanno cambiato casacca per convenienza e un filibustiere della politica, un uomo rotto a tutto sta facendo da taxi tra la destra e Renzi. Saremo governati dalla mafia massoneria fiorentina. Chapeau! Si attacca il sindacato e si amoreggia con la Confidustria, si fanno manovre da destra repubblicana. Governo di sinistra?

E’ il momento per insorgere dentro il PD e dire di no a un’involuzione  del genere che è tutt’altro che il vento del cambiamento e del rinnovamento. E’ il trionfo del trasformismo e della più bieca commistione politica, del tradimento dei valori e della vocazione per cui siamo nati.

E se Renzi dice ”se non ti va te ne puoi andare” io rispondo “no, te ne vai tu con tutta la tua corte di bellone  e di guitti – quello che tu stai costruendo non è il Pd, è altra ignobile cosa”.

Perderò, ne sono certo, ma con la testa alta e l’animo pulito, in pace.

Amoproust, 17 ottobre 2015

sabato 10 ottobre 2015

appendice al precedente post



Le amministrative di primavera

Non spaventatevi. Non intendo annoiarvi con un altro pensierino dopo quello di ieri. La riflessione odierna è solo il seguito e sarà breve.
A primavera grandi città come Roma (scontate dopo la vicenda Marino), Milano, Torino, Napoli e così via. Il centro sinistra rischia di perderle tutte se non aggiusta il tiro come ha già perso Venezia (e il nuovo sindaco fa paura con le sue stravaganze in una città delicata come Venezia). Perché? Perché non ci sono candidati eccellenti da proporre e quelli possibili sono invisi a Renzi. Se Renzi non cambia registro rischia grosso. La perdita di 4 città importanti non può che significare elezioni anticipate.
A Roma c’è un solo nome che può vincere e affermarsi: Fabrizio Barca. Ma non è certo un fan di Renzi e quindi il suo nome non si fa. Ha fatto le pulci al partito e scoperchiato i sepolcri. E’ un esperto di politica territoriale. A Milano la decisione di Pisapia di ritirarsi apre un buco grosso come una casa. Difficile trovare un uomo del suo calibro per gestire il dopo Expo e la prospettiva leghista è solo un  incubo. Napoli è tutto un enigma. De Magistris ha fatto bene o male? Nessuno sa dirlo. Sta di fatto che i problemi della città sono ancora tutti lì e la camorra, se presenta un suo uomo o un suo collaterale, vince  a man bassa. E’ infatti il primo datore di lavoro della città. Torino si può salvare.  Ma Milano, Roma e Napoli in mano di oppositori del governo significa la fine di Renzi.
Lo sa l’ometto gagliardo e Rodomonte?

venerdì 9 ottobre 2015

Marinostory



Marinostory

Le vicende del sindaco Marino, credo proprio per le loro caratteristiche folcloristiche e narrative (da storytelling) hanno interessato gli italiani più di qualsiasi altra vicenda politica.

Ora in conclusione (anche se il simpaticone ha fatto intravedere un posticipo) cosa dire?

Prima di tutto occorre capire perché Marino abbia voluto fare il sindaco di Roma. Genovese di origine, chirurgo di professione (e sembra anche bravo), senatore per due legislature, membro della commissione sulla sanità (e qui c’azzecca), che cavolo gli è venuto in mente di candidarsi per le primarie a Roma? Un paracadutato. E il primo errore è quello del PD di averlo permesso. I paracadutati sono sempre delle mine vaganti. Perché per fare bene il Sindaco occorre conoscere il territorio e non solo entrare trionfalmente in Campidoglio in bici per manifestare la propria anima ecologica. 
Credo che di Roma Marino conoscesse come tutti il Colosseo e il Vaticano, nonché i sacri palazzi del potere ma delle dinamiche sociali e del fondo corrotto delle municipalizzate e compagnia, un bel niente. 

Si candida, vince, forse solo perché il fronte avverso è spaccato e la gente di tipi come Alemanno non ne può più e si trova un’enorme gatta da pelare. Che dico “gatta”? Tigre dovrei dire o pantera.  Non sono addentro alle segrete cose ma credo che il buon Marino ce l’abbia messa tutta per fare pulizia quando gli scoppia in mano il caso Carminati, Buzzi e company, cioè la delinquenza organizzata che di fatto ha governato la città e ha fatto strame di ogni iniziativa pubblica. Lui non c’entra anche se gli oppositori fanno di tutto per comprometterlo.

Qui casca l’asino: ossia Marino si rivela un vero e proprio ingenuo se non un “tontolone” secondo la definizione di Francesco Merlo su “La Repubblica”. Va in vacanza negli Stati Uniti quando a Roma i problemi scottano e i Casamonica celebrano il loro potere funerario. Va ancora negli Stati Uniti quando c’è il papa e sembra che faccia di tutto per farsi vedere nei luoghi dove si presenta Francesco, per cui lo stesso è costretto (probabilmente perché stimolato da mille domande) a dire che no, “lui non l’ha proprio invitato, chiaro?” Dichiarazione che suona come una sconfessione del sindaco della città santa, il Vescovo di Roma contro il sindaco di Roma e con rabbia anche. 
Non so se il Papa abbia fatto bene, avrà avuto le sue ragioni, ma Marino aveva tutto il diritto di starsene negli Stati Uniti anche se non invitato dal Papa perché invitato dall’Università in cui aveva tenuto, per altro, una lectio magistralis e anche perché è un uomo libero.  E’ come se il Papa abbia fatto una dichiarazione di “antipatia” contro il sindaco, cosa assai poco piacevole.

Il nostro ritorna e si rimette a fare il sindaco. Ma si mette a fare cose sconsiderate, in un momento in cui tutti gli avrebbero consigliato prudenza. Si mette a spendere con la carta di credito del Comune per cene di rappresentanza che, sembra, tali non sono, ma sono solo riunioni familiari. Ma che gli è venuto in mente? Gli ha dato di volta il cervello? L’hanno consigliato male? Ha perso il contatto con la realtà, si crede onnipotente?

Fa cose impensabili. Promette di regalare i 20.000 euro spesi con la carta ai romani, ma l’illecito c’è stato, se c’è stato. Così lui lo ammette e lo nega contemporaneamente: un rimborso da pentitismo non è un regalo.

Poi, alla fine, abbandonato da tutti e delegittimato dal PD si dimette con la curiosa clausola dei 20 giorni.

Marino non mi è mai stato antipatico del tutto. Alle primarie di anni fa, Bersani Renzi e Marino, non l’ho votato mentre molti mi spingevano a farlo come l’uomo nuovo… Perché non è un politico ma un idealista pasticcione. 
Il politico, ormai lo abbiamo capito, deve essere, come dice Machiavelli, “volpe et lione”. Marino si è dato da fare contro la corruzione  a Roma ma probabilmente, secondo me, l’hanno abilmente incastrato. Ma lui è veramente un alieno, un inadatto totalmente a fare il sindaco, anzi il politico.  Torni alla chirurgia che è la sua materia, il suo campo.

Ennesima dimostrazione del principio di Peter, per cui quando uno supera il suo massimo livello di competenza, cade nel ridicolo dell’incompetenza.

Amoproust 09/10/2015