Il
rilancio di Renzi
I
sindaci passano, gli apparati restano. Questo è il vero commento per la vicenda
Raggi. Le migliori intenzioni sono destinate a infrangersi contro la cortina fumogena
delle Amministrazioni corrotte fino al midollo. Gli errori e le ingenuità,
nonché gli antidirivieni dell’ormai più chiacchierata sindaco (non mi piace
sindaca) d’Italia non si contano. Ma procederebbe con il vento in poppa se l’apparato
fosse stato pronto a raccogliere le sue
indicazioni politiche e a farle proprie. Poi si è messo di mezzo il Movimento e
Grillo e Casaleggio. Ma che c’entrano, soprattutto quest’ultimo? Chi lo ha eletto?
Ha vinto anche lui un concorso? Allora zitti e fuori dai piedi!
Il
caso Sala (mentre scrivo può darsi che ci siano gli ultimi sviluppi) non è
equiparabile. Sala è vittima-forse colpevole della fretta e di una burocrazia
pazzesca. Gli appalti al massimo ribasso sono un’idiozia e obbligano le
Amministrazioni a accettare condizioni che poi si rivelano impossibili da mantenere
con i conseguenti aumenti in corso d’opera. Deja vu fino alla nausea. Già
visto, sempre così. Del Rio ha detto che si cambia sistema, speriamo. Sala ha
firmato quel che non doveva firmare perché l’Expo doveva partire a tutti i costi. Ha retrodatato alcuni
verbali? Per fare in fretta, non ripensarci. Spero che non si sia messo in
tasca del denaro, non voglio crederci. Ma lui non è un politico calato nell’apparato.
Lui è un uomo di apparato. Un po’ più di attenzione, please.
Renzi
ha rilanciato il Mattarellum. Finalmente una cosa sensata, una grande opportunità.
Un sistema elettorale equo e che garantisce partecipazione di tutti e
governabilità (entro certi limiti, s’intende). Già pronto, servito in tavola, sperimentato.
Poi tocca all’intelligenza dei cittadini. Un sospiro di sollievo dopo il Porcellum,
il Consultellum e l’Italicum (morto prima di nascere). Ovvio che alcuni non ci
stiano. Ma è così da sempre, per tutto. Una riforma condivisa da tutti è impensabile.
Soprattutto se prevede il ritorno al vecchio proporzionale con le conseguenze
di ingovernabilità e inciuci inevitabili. La sinistra del PD esce dall’aula. Ma
perché?
Amoproust,
20 dicembre 2016.