Leggere, documentarsi,
riflettere
Per chi vuol andare votare al referendum con
consapevolezza e coscienza e non sull’onda emotiva dei talk show televisivi e
nemmeno della simpatia – antipatia per i vari protagonisti della politica, è
indispensabile una lettura attenta di articolo per articolo della nuova riforma
Renzi-Boschi. E un confronto sereno non pregiudiziale con gli articoli attuali.
Le mie simpatie – antipatie verso i vari personaggi
si distribuiscono equamente sia nel campo del sì sia nel campo del no. Non
voglio scegliere seguendo un criterio di pancia. Vorrei scegliere, com’è
giusto, razionalmente, per quanto è possibile con la mia testa, dopo essermi
documentato. E’ difficile ma tutti gli elettori dovrebbero tentare questa
strada.
Trovo che in ciascuno dei due campi si sparino
grossolane panzane, esagerazioni, fosche previsioni.
Vediamone alcune:
- “la riforma fa scempio della Costituzione” – enormità inesistente. I principi fondamentali (titolo I – parte prima) non vengono toccati.
- "la riforma è un primo passo verso un regime autoritario” – ma dove e perché? Io non ho trovato questi germogli nefasti
- "la riforma toglie potere al Parlamento e accentua il potere dell’esecutivo” – in parte è vero ma snellisce la governabilità e il processo di formazione delle leggi, non introduce il premiariato, come viene detto da più parti.
- "con la riforma del titolo V il contenzioso tra Stato e Regioni aumenterà a dismisura. Certo se le Regioni saranno riottose ad accettare le regole comuni.
- “si attua un risparmio di spesa” : grossolana bugia. Il risparmio è molto limitato e non tale da farne un atout della Riforma
- “si diminuiscono le poltrone”: come sopra. Poche.
- “se vince il no, precipiteremo nel caos” – semplicemente si apriranno problemi risolvibili, ma tutto rimarrà come prima (siamo sopravvissuti finora?)
Trovo
che la riforma abbia pregi indubbi:
·
- introduce un bicameralismo con
competenze ben distinte tra Camera (unica a legiferare e a dare la fiducia) e
Senato delle autonomie. E’ questo il
baricentro della riforma ed è importante, dopo anni che si parlava male del
nostro bicameralismo perfetto. Allinea l’Italia alle democrazie occidentali –
finalmente!
·
- snellisce il processo legislativo pur
mantenendo garanzie di controllo.
·
- introduce l’obbligo dei parlamentari
di partecipare alle sedute del Parlamento e delle Commissioni – insomma no
all’assenteismo (finalmente!). Speriamo che vengano introdotte serie sanzioni a
chi non
rispetta la regola.
· - introduce la parola “trasparenza” in
molti punti. Ottimo.
· - divide le competenze dello Stato
Centrale da quelle degli enti locali (Regioni e Comuni) a favore di una maggior
uniformità e centralizzazione. Corregge le storture di un Federalismo zoppo.
Ovviamente non tutti, soprattutto nelle Regioni più riottose e autonomiste,
possono essere d’accordo. Ma che scuola, sanità, ambiente, energia, cultura
debbano essere regolate dallo Stato e non lasciate al ghiribizzo (spesso
velleitario) degli organi regionali mi pare giusto. Inizialmente ci sarà un po’ di
confusione e di contenzioso, ma è
inevitabile quando si cambiano le regole.
· - abolisce le Province. Dubbio vantaggio
in quanto rimangono le competenze da mantenere e distribuire. L’importante è
che queste vengano attribuite ai Comuni, alle Regioni e alle Città
metropolitane con un processo chiaro e funzionale.
·
- - stabilisce nuove maggioranze per
l’elezione del Presidente della Repubblica. Non capisco se sia un bene o un
male. Potrebbe protrarre all’infinito un’elezione incerta, dibattuta.
·
- Abolisce il CNEL. Nessuno ne sentirà
la mancanza.
Per ora – quindi – soggettivamente non ho
constatato nella Riforma rischi e problemi tali da far temere per la nostra
democrazia formale. La democrazia reale è minacciata da ben altri gravi
problemi (corruzione, clientelismo, antipolitica, populismo, criminalità
organizzata). Solo provo rammarico per alcune lacune e storture che potevano essere
evitate:
·
- perché sottrarre ai cittadini il
diritto di eleggere i Senatori? Perché
fare del Senato una specie di succursale delle Regioni e dei Comuni? Se è il
Senato delle autonomie e delle istituzioni locali, non occorreva distinguere
controllore e controllato? Oltre il resto è un Senato cangiante in
continuazione, soggetto ai cicli elettorali locali. Non bene. Per me il Senato
deve continuare a essere la Camera Alta: così non lo è.
·
- perché, visto che la riforma ha
l’obiettivo di diminuire poltrone e spese della politica, non diminuire anche
il numero dei deputati?
- perché non limitare la quasi totale autonomia delle Regioni a Statuto speciale, fonte di sperpero, privilegi e sprechi?
In una cosa i contestatori a sinistra della
Riforma hanno ragione. Il Senato è formato da persone non elette dal popolo o
elette indirettamente. Quindi occorre una legge elettorale che garantisca un numero di
deputati eletto dai cittadini (non nominati) tale da ripristinare la sovranità
popolare che altrimenti sarebbe non poco calpestata.
Quindi per me (e non solo) il problema è la
legge elettorale (strettamente legata e complementare alla Riforma
costituzionale). I politici dicono “combinato disposto”: meglio se si spiegassero
altrimenti gli elettori che capiscono?
Non si può decidere cosa votare finché questo
nodo non sarà sciolto o subito o con stringente programmazione.
Alla prossima
puntata, augurandoci che la sarabanda furiosa abbia termine e si cominci a
ragionare come si dice “nel merito”.
Amoproust 17
ottobre 2016