giovedì 4 agosto 2011

Ticket e sanità


Ticket e sanità

La manovra finanziaria (bruttissima espressione – non sarebbe meglio usare bilancio dello stato? Ma si sa … bisogna usare il linguaggio dei media) prevede sostanziosi aumenti del contributo alle spese sanitarie a carico dei cittadini. Tutti. Con eccezioni limitate alle fasce basse di reddito e a patologie particolari, com’è sempre stato ed è giusto che sia.

Tuttavia questi ticket sono profondamente ingiusti. Per tre ragioni. La prima, sostanziale, è che il welfare deve essere finanziato con la fiscalità generale cui contribuiscono tutti i cittadini finché hanno avuto e hanno un reddito. Hanno già pagato e continuano a pagare nella loro vita, perché un secondo pagamento? E’ come aumentare le tasse in modo ingiusto, proprio a carico di chi ha bisogno della sanità, cioè gli ammalati. Che, per curarsi devono pagare. Bella giustizia distributiva!

La seconda ragione è che i ticket sanitari incidono di più sulle categorie a rischio, cioè anziani e malati, appunto. Non rispettano il criterio della proporzionalità della contribuzione e – con la loro presenza – aumentano il rischio reale che i poveri non si curino per non pagare o perché impossibilitati a pagare.  Ho sperimentato di persona che una semplice analisi del sangue per i marker dell’epatite virale e degli ormoni tiroidei ammonta a 68 euro! Una cifra non indifferente che certamente non copre il costo se paragonato a quelli di mercato ma certamente copre il costo reale dell’ospedale (si tratta di esami di laboratorio di routine). Dov’è allora il welfare?

La terza ragione è che questi soldi – contributi di cui lo Stato ha bisogno per quadrare i bilanci - potrebbero essere molto facilmente reperiti altrove: un piccolo taglio alle spese militari (ingentissime e non sempre necessarie) – la solita storia dei costi  della politica e dell’amministrazione pubblica – una sana patrimoniale sui grandi patrimoni (guai a chi li tocca, se si parla si patrimoniale subito scattano difese inconsulte…)  ma è giusto che esistano ricchi indenni da contribuzioni, mentre i poveri marciscono nella impossibilità di curarsi? Se si toglie un decimo a chi ha molto, la sua qualità della vita non ne risente affatto, mentre se si toglie un decimo a chi stenta a coprire le spese sostanziali del vivere, beh  questo sì ne risente eccome!

Insomma un vero Governo dovrebbe tener d’occhio l’equità sociale. Invece si colpisce dove è facile, dove è immediatamente redditizio, dove non è possibile sottrarsi. Occorre riscoprire e riaggiornare lo Stato sociale. Non è comunismo, è pura e semplice giustizia.

Amoproust  4 agosto 2011.