Ma
quale sicurezza?
Dopo l’ubriacatura di notizie e dibattiti
sulla Brexit, è arrivato il bieco volto del terrorismo a occupare le nostre
pagine e i nostri pensieri. Domina l’orrore e la domanda “come difendersi, come
essere sicuri…” Purtroppo una risposta non c’è e non ci può essere perché, nei
secoli, la sicurezza assoluta non é mai esistita e non si può essere totalmente
al sicuro da un nemico invisibile e che colpisce senza paura di essere colpito, anzi determinato a morire.
Lo sappiamo: la prevenzione in
questi casi è tutto. Gli apparati investigativi e i mezzi tecnologici a
disposizione dei servizi e delle polizie dovrebbero essere in grado di
individuare per tempo i sospetti e renderli innocui. Non tocca a me dire come.
Tuttavia il mondo occidentale non è
mai stato così sicuro e con strumenti tali da renderlo sicuro come oggi. Noi non vorremmo correre alcun rischio
uscendo da casa nostra e circolando per il nostro paese, ma ciò è impossibile.
Pensiamo ai tempi passati quando imperversavano le epidemie, le carestie e le
malattie più diverse, quando le guerre martoriavano l’Europa e facevano milioni
di morti inutili. Sulla piana di San Martino /Solferino in un giorno di
battaglia campale o poco più ci furono 300.000 morti e ciò per la conquista di
una regione! Era il Risorgimento e i patrioti offrivano il petto al nemico in
nome della patria! Andando indietro nel
tempo vediamo interi paesi arroccarsi sulle cime delle colline per sfuggire al “nero
periglio che venia dal mare”: pirati barbareschi che assaltavano, uccidevano,
stupravano… Vediamo intere città chiudersi nelle mura e resistere all’assalto
dei memici per mesi per poi morire di fame
e cadere sotto i ferri e le violenze. Ma possiamo ripercorrere pure tutta la storia:
il secolo scorso è stato (in risposta a coloro che mi pare di sentir dire: ma
quelli erano tempi barbari!) il secolo più terribile per morti, stragi e guerre
mondiali. Parliamo del ‘900!
Forse dopo la seconda guerra mondiale
e il boom della ricostruzione la società europea, costituendo anche l’UE, si è illusa di una pace totale e continuativa
senza più orrori barbarici. Ma i fatti odierni dimostrano che non è così. E noi
in Italia abbiamo conosciuto le stragi neofasciste (Piazza Fontana, piazza
della Loggia, stazione di Bologna, l’Italicus), abbiamo conosciuto il
terrorismo delle Brigate rosse e e le bombe della mafia e forse ci siamo dimenticati in fretta di quest’orrore,
come se un prete assassinato e sgozzato sull’altare sia tanto peggio di un
bambino sciolto nell’acido. Sono gesti che non hanno scusanti di sorta e non possono essere coperti da deliri
ideologici. Sono puri crimini contro l’umanità.
Cosa fare dunque?
Il rischio zero è inesistente anche
nella vita quotidiana. Lo affrontiamo tutti i giorni senza pensarci. Succedono
periodicamente disastri aerei e per questo non ci asteniamo dal volare. Ci sono
3800 persone morte per incidenti stradali in Italia ogni anno (dato del 2014) e
saliamo quotidianamente su un’auto. E così via. Non parliamo dei
terremoti e delle alluvioni, che fanno vittime spesso per colpa e dolo grave
degli uomini.
Il terrorismo ci offende e ci
indigna per la viltà del gesto e perché vengono colpite persone del tutto
innocenti, spesso in modo orrendo e drammatico. E all’improvviso dove meno ce l’aspettiamo.
Questo induce paura, come se nessun luogo o nessuno strumento di vigilanza ci
possa tutelare. Ma il terrorismo ideologico del Daesh gioca proprio su questo:
indurre nella società occidentale la paura, inoculare il germe dell’odio, far
regredire la nostra mente al tempo dei crociati e degli “infedeli”.
Guai a incorrere nell’errore di
cadere nella trappola. Guai a pensare di potere evitare a tutti i costi qualsiasi rischio derogando
ai nostri principi dello stato di diritto. Vigilanza sì, intelligence sì, prevenzione
a tutta forza con gli strumenti che la tecnologia ci offre, ma mai la vendetta
per la vendetta, mai l’eccezione che sfocia nella ritorsione criminale.
Non dimentichiamoci che la vera
guerra c’è ed è in Siria, Iraq, Libia e che fa migliaia di morti ogni giorno. E
il terrorismo colpisce più duramente che altrove con le autobombe a Kabul, Bagdad, Aleppo e
Damasco. Un impegno occorre da parte dell’Occidente per spegnare questo
focolaio immondo. Il Califfato va qui combattuto anche sul terreno, purtroppo,
delle armi. Per salvare, se possibile le popolazioni civili e permettere un giorno
ai migranti che affollano i confini, di tornare alle loro case e alle loro
terre pacificate. Deve avvenire.
Diceva Goya: “Il sonno della ragione
genera mostri” e la ragione sembra dormire molto in questi tempi.
Risvegliamola, è ora.
Amoproust, 31 luglio 2016.