domenica 27 novembre 2011

PARLI PROFESSOR MONTI


LETTERA APERTA 

Egregio Professor Monti,

passano i giorni, si moltiplicano le ipotesi e le congetture, già qualche mugugno si affaccia qua e là. Ma dove sono, quando arrivano le tanto promesse iniziative di rilancio e di crescita del suo nuovo Governo? Da parte sua  il silenzio, tanto più da brividi quanto i mercati continuano  a infierire su di noi. Come non provare paura, un senso di angoscia, quando tutti dicono “ siamo sull’orlo del baratro”?

Ci siamo affidati a Lei, caro Professore, su indicazione del nostro grande papà Giorgio. Ma adesso ci aspettiamo da Lei una parola, un’indicazione, una rassicurazione, oppure la tragica sentenza che non c’è più nulla da fare. Vuole che Le dica come si sentiamo?

Ci sentiamo come una platea che siede in attesa che il sipario si alzi. Passa mezzora, nulla. Brusii in sala. Cosa staranno facendo là dietro? La prima attrice si sente male? Il regista è impazzito e vuol cambiare tutto un minuto prima della recita? C’è una zuffa tra attori in corso?

Ci sentiamo come chi attende l’esito di una prestidigitazione. Cosa uscirà dal cappello? Un coniglio vivo, una serie di palline colorate o un cespo di insalata? Nulla. Il prestigiatore tace fermo immobile.

Ci sentiamo come una classe alla maturità che aspetta che vengano dettati i compiti. Non succede nulla, l’ansia è alle stelle e la commissione non si fa vedere. Non sono arrivati i temi dal Ministero? Oppure qualcuno ha bruciato le buste?

Ci sentiamo come chi aspetta – nudo – una secchiata di acqua gelida, perché dopo potrà rivestirsi e cominciare a respirare. La secchiata non arriva.

Ci sentiamo come chi deve fare un’operazione chirurgica e giace sul lettino della sala operatoria, mezzo intontito dai sedativi. I chirurghi discutono in un angolo e ci lasciano lì, inermi. Stanno pensando che tutto è inutile? Vogliono staccare la spina?

Mi scusi questa espressione professore. So che non le piace. Ma un intero popolo pende dalle sua labbra, quello che si dice popolo sovrano e di sovranità mica ne ha tanta. Non infierisca anche lei.

Forse eravamo abituati male, al teatro dei burattini, dove comunque se la davano ma qualcosa di scombinato dicevano. Tutti i giorni, In tutti i TG.

Forse Professor Monti vuol prenderci per esaurimento. Ma ci rimette anche lei: quel gradimento all’80% lo vedo scendere a precipizio se non si decide a fare qualcosa.

Almeno parli. Dica perché non è ancora pronto. Perché dobbiamo aspettare. Dica onestamente se c’è qualcosa o qualcuno che le mette le stanghe nelle ruote. Ci dica se è un problema europeo. Oppure se non c’è accordo nella squadra. Può capitare che gente vincente faccia squadra inefficiente. Oppure se mancano le basi del calcolo, se ha trovato conti truccati, se la medicina non è ancora pronta per motivi di alchimia algebrica, se ha timore della piazza, se le hanno consegnato un piatto avvelenato. Ci dica a che punto siamo dei lavori, comunichi con noi per favore.

Non siamo una scolaresca,  né una mandria,   una banda di cattivi da punire o condannare. Siamo il popolo che Lei è chiamato a salvare, anche con medicine amare, ma efficaci. Siamo – infine – i mandatari ultimi del suo incarico.

Parli per favore. Cinque minuti al giorno. Magari a reti unificate, magari alla radio, se la TV è troppo impegnativa. La ascolteremo volentieri, magari faremo qualche domanda ma parli, per favore.

Questo silenzio è intollerabile,  dannoso alla nostra salute mentale, alla nostra pazienza e alla sua immagine.

Abbiamo stima di Lei Professore: non ci deluda. Buon lavoro, Prof. Monti.

Amoproust, 27 novembre 2011

Nessun commento:

Posta un commento