Qualche buona notizia
E bravo Pizzarotti! Applausi! Un
bel viso aperto, la risposta pronta, una giovane moglie – segretaria accanto
sollecita, tante buone idee. Sembra proprio che a Parma ci sarà un sindaco di nuova
generazione. Vedremo cosa riuscirà a fare.
Come si destreggerà nei meandri della burocrazia, dei bilanci, dei debiti con
le banche, dei progetti da cambiare. E gli facciamo di cuore gli auguri, che
abbia successo. Molto dipenderà dalla squadra che lo affiancherà. Sperando che Grillo rimanga fuori dai giochi.
Qualcuno obietterà: ma ti sei
messo a sostenere i grillini? No di certo. Pizzarotti è lontano mille miglia
dalla demagogia e dal radicalismo populista di Grillo. Confesso che non capisco
bene i meccanismi del movimento 5 stelle (che, piaccia o non piaccia ormai è
un partito fatto e finito). E Grillo
continua a essere lui, lo sfascia tutto, il contro tutti, uno sberleffo e via.
Inconcludente. Un attore comico in cerca di spettacolo e consenso, nulla di diverso. Forse anche un gaglioffo che trucca le carte.
La politica italiana ha bisogno
di ben altro: concretezza, dinamicità, ricambio generazionale, una visione del futuro
ben precisa, cosa vogliamo diventare, essere come popolo e come economia.
Il sistema dei partiti
tradizionali è in coma. Il Pdl non si sa più bene cosa sia, si sta
liquefacendo. La Lega è travolta dagli scandali e ha perso tutti i territori
amministrati (in queste elezioni). Il terzo polo (lo dice il suo fondatore
Casini) non c’è più. Fini è silente. Il PD grida alla vittoria ma deve stare attento
sia alle sue tensioni interne, sia al progetto, alle alleanze future. Gli altri
(Idv in testa) si oppongono al Governo
Monti e fanno populismo facile. Quale alternativa propongono per il qui e ora?
Cosa ci dobbiamo augurare? La
domanda di cambiamento che sale dal paese come può essere intercettata dalla
politica?
Mi limiterò ad alcune idee.
Occorre che si marci spediti
verso la ricomposizione degli schieramenti. Una rinuncia secca ai populismi,
alle demagogie. Due coalizioni, come in tutta Europa: una destra liberal
conservatrice, una sinistra riformista e
progressista. Così si interpreta l’anima del paese. Così si rimane in Europa.
Per fare questo occorre che il PD
avanzi un progetto riformista moderato su cui chieda il consenso dell’arco da
Vendola a Casini. Ambiente, energia, rilancio economico, riforme per il lavoro
e la giustizia sociale. E, per quanto riguarda le questioni etico sensibili, delega
alle coscienze individuali. Non c’è soluzione diversa.
E il centro destra? Rinunci per
sempre al populismo berlusconiano e al becero nostalgico cripto fascismo degli
AN. Si ricomponga come polo moderato conservatore di stampo europeo, si ispiri
al Partito popolare europeo. Trovi un leader capace di interpretare queste
istanze. Altrimenti sparirà, si frammenterà nelle mille schegge tra nostalgici DC
e destre estreme.
E gli altri? L’estrema sinistra?
Rimarrà come residuale frangia storica del comunismo imbelle. Continuerà a gridare, ma non farà danni.
Casomai stimolerà la politica, la terrà sveglia su alcuni problemi.
Questo ci dobbiamo augurare per
il bene dell’Italia. Lo sfascio attuale ha questo di buono: può facilitare la ricomposizione
del quadro generale. Avverrà? Forse no. Forse vincerà l’antipolitica e l’ingovernabilità.
Tutto ciò faciliterà lo scivolo verso non la Grecia ma la sponda sud del
Mediterraneo.
Potremmo diventare il più europeo dei paesi magrebini, forse nemmeno il
più progredito. Sulla Salerno Reggio Calabria viaggeranno i cammelli?
Amoproust, 22 maggio 2012