martedì 22 maggio 2012


Qualche buona notizia

E bravo Pizzarotti! Applausi! Un bel viso aperto, la risposta pronta, una giovane moglie – segretaria accanto sollecita, tante buone idee. Sembra proprio che a Parma ci sarà un sindaco di nuova generazione. Vedremo cosa riuscirà  a fare. Come si destreggerà nei meandri della burocrazia, dei bilanci, dei debiti con le banche, dei progetti da cambiare. E gli facciamo di cuore gli auguri, che abbia successo. Molto dipenderà dalla squadra che lo affiancherà. Sperando che Grillo rimanga fuori dai giochi.

Qualcuno obietterà: ma ti sei messo a sostenere i grillini? No di certo. Pizzarotti è lontano mille miglia dalla demagogia e dal radicalismo populista di Grillo. Confesso che non capisco bene i meccanismi del movimento 5 stelle (che, piaccia o non piaccia ormai è un  partito fatto e finito). E Grillo continua a essere lui, lo sfascia tutto, il contro tutti, uno sberleffo e via. Inconcludente. Un attore comico in cerca di spettacolo e consenso, nulla di diverso. Forse anche un gaglioffo che trucca le carte.

La politica italiana ha bisogno di ben altro: concretezza, dinamicità, ricambio generazionale, una visione del futuro ben precisa, cosa vogliamo diventare, essere come popolo e come economia.

Il sistema dei partiti tradizionali è in coma. Il Pdl non si sa più bene cosa sia, si sta liquefacendo. La Lega è travolta dagli scandali e ha perso tutti i territori amministrati (in queste elezioni). Il terzo polo (lo dice il suo fondatore Casini) non c’è più. Fini è silente. Il PD grida alla vittoria ma deve stare attento sia alle sue tensioni interne, sia al progetto, alle alleanze future. Gli altri  (Idv in testa) si oppongono al Governo Monti e fanno populismo facile. Quale alternativa propongono per il qui e ora?

Cosa ci dobbiamo augurare? La domanda di cambiamento che sale dal paese come può essere intercettata dalla politica?

Mi limiterò ad alcune idee.

Occorre che si marci spediti verso la ricomposizione degli schieramenti. Una rinuncia secca ai populismi, alle demagogie. Due coalizioni, come in tutta Europa: una destra liberal conservatrice, una sinistra riformista  e progressista. Così si interpreta l’anima del paese. Così si rimane in Europa.

Per fare questo occorre che il PD avanzi un progetto riformista moderato su cui chieda il consenso dell’arco da Vendola a Casini. Ambiente, energia, rilancio economico, riforme per il lavoro e la giustizia sociale. E, per quanto riguarda le questioni etico sensibili, delega alle coscienze individuali. Non c’è soluzione diversa.

E il centro destra? Rinunci per sempre al populismo berlusconiano e al becero nostalgico cripto fascismo degli AN. Si ricomponga come polo moderato conservatore di stampo europeo, si ispiri al Partito popolare europeo. Trovi un leader capace di interpretare queste istanze. Altrimenti sparirà, si frammenterà nelle mille schegge tra nostalgici DC e destre estreme.

E gli altri? L’estrema sinistra? Rimarrà come residuale frangia storica del comunismo imbelle.  Continuerà a gridare, ma non farà danni. Casomai stimolerà la politica, la terrà sveglia su alcuni problemi.

Questo ci dobbiamo augurare per il bene dell’Italia. Lo sfascio attuale ha questo di buono: può facilitare la ricomposizione del quadro generale. Avverrà? Forse no. Forse vincerà l’antipolitica e l’ingovernabilità. Tutto ciò faciliterà lo scivolo verso non la Grecia ma la sponda sud del Mediterraneo. 

Potremmo diventare il più europeo dei paesi magrebini, forse nemmeno il più progredito. Sulla Salerno Reggio Calabria viaggeranno i cammelli?

Amoproust, 22 maggio 2012

domenica 13 maggio 2012


A proposito di Grillo

È tempo di Grilli. Tutti però parlano di uno solo, lui Beppe, lo Stragrillo. Ha travolto con il suo movimento 5 stelle percentuali a due cifre alle ultime amministrative. Si prepara a  governare alcuni comuni. Una cosa è certa: nessuna antipolitica, ma una vera e propria competizione politica.

Ad Amoproust Grillo non è mai piaciuto, per moltissime ragioni: quel suo urlare costantemente nel microfono con un tono esagitato, quel non voler dialogare con nessuno né a destra né a sinistra, quel suo condannare e criticare tutto e tutti (e, è naturale, lui solo possiede la verità), quella mancanza totale di soluzioni pratiche, vere, possibili. Un tribuno, un arruffapopoli, un agitatore di folle. Masaniello, Ciceracquio, Savonarola…

Tuttavia occorre riconoscere onestamente che alcuni problemi sollevati dal Beppe nazionale, alcune tematiche sono corrette e meritevoli di attenzione: p.e. basta al consumo di territorio, sì all’energia pulita, basta sprechi inutili di risorse, basta con i privilegi della casta ecc.ecc.  Problemi che, mi dispiace per lui, non sono un suo monopolio ma sono riconosciuti come tali da altri movimenti e forze politiche. Che alcune soluzioni si sono lentamente avviate.

Poi ci sono risvolti inquietanti della predicazione grillina. Per esempio quel suo propugnare l’uscita dall’euro dell’Italia, il ritorno alla lira e una specie di autarchia economica. Ma si rende conto di quel che dice? Una mossa del genere significherebbe la nostra morte, il precipizio. Tutti i nostri risparmi varrebbero di colpo di meno, non troveremo più nessuno disposto a finanziare il nostro debito pubblico, per cui lo Stato non sarebbe più in grado di pagare stipendi e pensioni né fare investimenti, non troveremo più nessuno che ci venda uno spillo, non dico l’energia di cui abbiamo sete e fame. Andremmo incontro alla miseria sociale, alla totale dèbacle dei servizi, ai più atroci disordini, alla morte per fame come nel Darfur. E’ sicuro il buon Beppe che – allora – se la gente lo riconoscerà responsabile non lo cercherà con i forconi in mano? Oppure cercherà di farsi dittatore in un paese devastato come e peggio della Corea del Nord?

Lasciamo perdere questo scenari tremendi e ogni analisi dell’irresponsabilità grillina. Sta di fatto che una percentuale forte di italiani ha votato per il suo movimento nelle elezioni locali e che tra i seguaci di Grillo troviamo intellettuali, giovani laureati e che l’età media dei grillini sta tra i 25 e i 40 anni. E, continuando l’analisi, scopriamo che tra i candidati sindaci del movimento 5 stelle abbiamo persone serie, ben focalizzate sui problemi locali, oneste, intenzionate a far bene. Persone che concorrono con il movimento di Grillo ma sono lontane dal suo esasperato demagogismo, credono in una politica diversa, vogliono cambiamenti, non rivoluzioni.

Per esempio a Budrio, presso Bologna, il movimento 5 stelle sfonda al 20, 4%. Il candidato sindaco è cattolico, è impegnato nella parrocchia San Lorenzo (sic!), usa toni pacati, è entrato in politica usando lo “spiraglio” Grillo per lottare contro la possibile devastazione del territorio con l’installazione progettata di due centrali a biomasse e la realizzazione di un inutile centro commerciale. Grillo non lo conosceva manco. Così andiamo a Parma: come a Budrio ma in una dimensione nazionale estremamente più importante, il movimento 5 stelle va al ballottaggio con Pizzarotti, giovane, 39 anni, faccia pulita. Accetta di parlare alla TV (incredibile per un grillino, dato l’anatema costante di Beppe nei confronti dei media, demonizzati), dice cose accettabili, anzi progettualmente positive per la città. I cittadini lo sceglieranno al ballottaggio? Si assumerà una grande responsabilità e dovrà fare i conti con il “capo”? O no, Grillo è così liberale da lasciare che i suoi si muovano a discrezione? Difficile da ipotizzare.

Concludendo.
Siccome è la democrazia che ha consegnato questo risultato inaspettato anche se prevedibile, bisogna guardarlo con rispetto. Credo che i partiti tradizionali debbano dimostrare di saper fare i conti con una protesta che nasce dai cattivi comportamenti e dagli sprechi della politica sui quali dobbiamo assolutamente intervenire.
I grillini entreranno nei consigli comunali, usciranno dalla generica protesta e si misureranno con il governo dei Comuni, con le difficoltà della complessità, con il ruolo di opposizione, con le istituzioni.

Stando così le cose, non ha  senso etichettare questi voti come manifestazione dell’antipolitica. Bisogna, piuttosto, fare i conti con il giusto rifiuto di una certa attuale politica e con la richiesta di un suo radicale mutamento in positivo.  Amoproust non ha mai avuto in simpatia lo “stile” di Grillo: le provocazioni, il grido, gli insulti, la generica condanna di tutto e di tutti, molte volte in modo cavilloso e approssimativo.  Però, non si può negare che ci sono anche critiche fondate, meritevoli di rispetto. E’ necessario, alla fine, come si è cercato di dimostrare distinguere tra quanto il comico genovese proclama per parlare alla pancia della sua “ggente” e la passione civica e il promesso impegno di uomini del suo Movimento che a livello locale avanzano anche proposte concrete e per nulla qualunquistiche.

Bisogna riflettere, dunque, sulla richiesta di un’altra politica.

Politica che metta fuori l’arbitrio, gli abusi, le manipolazioni. Che studi e affronti i problemi. Che formi una classe dirigente per il futuro. A tutto questo i partiti avrebbero dovuto lavorare, all’ombra del governo tecnico. Invece, abbiamo il vuoto. E non si lamentino, quindi, i partiti se avanza lo tsunami Grillo. Il paese, gli elettori danno un segnale, tocca alla politica raccoglierlo.

E al Grillo rampante (come lo definisce l’Espresso) diciamo:
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  • basta con la pancia, le emotività scomposte, gli slogan facili della piazza (talvolta forcaiola). Negli ultimi vent’anni abbiamo conosciuto il becero populismo secessionista  della Lega (e sappiamo come sta finendo), le lusinghe del berlusconismo, fatto di vuote promesse e bugie (e sappiamo che fine ha fatto e come ci ha ridotto), aggiungiamoci anche i vaniloqui opportunisti di altre parti politiche, tutta roba di pancia. E’ urgente tornare alla ragione, al dialogo sul possibile da farsi subito e sul progettabile per un domani migliore. Ma usiamo la testa.
  •  basta anche con la semplificazione di tipo gordiano. I problemi sono complessi e la complessità fa parte ormai della modernità. Pensare di risolvere problemi accumulati nei secoli con un atto unico è da irresponsabili. La complessità va affrontata con la ragione, la pianificazione del cambiamento graduale, il progetto riformista.
Forse questo duplice appello (alla politica politicante e a Grillo) è inutile, forse è troppo tardi e il destino dell’Italia è segnato dalla crisi greca. Ma siamo in tempo ancora a evitare un simile destino che gli italiani, come popolo, alla fine, non si meritano.

Amoproust, 13 maggio 2012