lunedì 16 luglio 2012


VACANZE

Sto partendo per una breve vacanza estiva e mi sento in colpa. L’informazione è tale, oggi, che ti fa sentire in colpa qualsiasi cosa tu faccia. Dicono i giornali che il 30% degli italiani quest’anno si fa le ferie a km.0.  Perché non c’è grana. Perché la crisi morde e anche perché è un po’ di moda. E tu, che le vacanze le vuoi fare, sei subito sbattuto nella categoria dei ricchi o di coloro che se ne fregano del destino comune. Io penso, al contrario, che ho lavorato 50 anni, che ho una pensione costruita a fatica e strameritata e  che ho diritto a farmele, le vacanze. E subito qualcuno dai giornali mi dice che le pensioni rubano il lavoro ai giovani e che quello degli anziani è un peso intollerabile sulla società e che, forse, bisognerà tagliare il welfare, riducendo p.e. le cure aggiornate per i tumori, che costano un casino.  Insomma, tentano di gasarci. E poi io penso che si dice sempre che la contrazione dei consumi danneggia l’economia e così, mi dico: faccio un po’ di consumo e tiro su le sorti. Due biglietti aerei, un noleggio d’auto, qualche ristorante e hotel. E un’altra voce dice che sono un consumista scostumato e che bisogna vivere austeramente. Insomma, decidetevi, economisti, giornalisti e opinionisti.

L’altro giorno al supermercato, alla cassa, quando la cassiera mi ha comunicato la somma finale della mia spesa, mi è scappato di dire: “Anche sta settimana mi è riuscito di spendere quasi 200 euro”. “Per forza – ribatte la ragazza – con quello che compra lei certo che spende molto”. “Cosa intende dire?” “Io capisco dai carrelli chi compra. Lei può e compra cose di qualità. Chi deve risparmiare compra prodotti di primo prezzo e in offerta.” Eccomi di nuovo sbattuto nella categoria dei possidenti, abbienti e spendaccioni. Dalla cassiera del super, per un carrello della spesa. Solo perché cerco la qualità. Volevo ribattere che non vado in discoteca, non  compro gadget elettronici come probabilmente fa lei, ma a che sarebbe servito?

Anche il Berlusca non va in vacanza. Se ne sta ad Arcore in villa (poverino!) a progettare la nuova discesa in campo. Avrei preferito che se ne andasse in vacanza, magari alle Bermuda, dove mantiene due ville (i costi ci sono e come!).  Di nuovo il cavaliere vuol rompere le scatole al paese. Con un suo progetto liberale e anticomunista. Nuovo. Dice la Santanché, appunto, che lui rappresenta il nuovo. A settantasei anni e dopo quasi venti di politica. Patetico. E lei copre il ruolo della disinvolta ninfa Egeria, un po’ troppo fané per il ruolo (leggi: fica lessa). Chissà cosa vogliono combinare o scombinare. C’è solo da sperare che, stavolta, gli italiani abbiano orecchie chiuse alle sirene dei maliardi imbonitori, Grillo compreso.

E il mio partito fa pena. Litiga per i diritti ai gay, alle coppie gay. A qualcuno non basta che si affermi solennemente che alle coppie gay spettano i medesimi diritti che sono riconosciuti alle coppie eterosessuali, fra poco bisognerà riconoscere la superiorità dell’omo rispetto all’etero. E allora facciamo una sana proposta paradossale e provocatoria: aboliamo il matrimonio, qualsiasi genere di matrimonio, riconosciamo che chiunque voglia convivere, uomo, donna, fratelli, genitori e figli, in due, in tre, in cinque, si presenti davanti al pubblico ufficiale e dichiari: “siamo una famiglia” e questo sia sufficiente per dare al nucleo tutti i diritti  conseguenti. Anche i doveri, però, come il pagamento degli alimenti e la cura dei minori, comunque acquisiti. Parità assoluta e buona notte. Fa pena questo partito progressista perché non lo sa essere fino in  fondo e perché si perde in una goccia d’acqua di fronte a colossali problemi, ai nuvoloni che incombono sul futuro delle nuove generazioni.  Speriamo che rinsavisca presto.

Monti si muove con difficoltà. Anche lui perde qualche colpo. Lo spread non ne vuole sapere di calare un poco. Anzi sale, sembra quasi per fargli dispetto. E anche Monti è in cerca di un colpevole. E l’altro giorno l’ha trovato nella concertazione che ha causato questi guai attuali. Sorprendente: non l’evasione fiscale ai massimi livelli, non la corruzione dilagante, non i costi esagerati della politica (vedi - all’ordine del giorno - la regione Sicilia e i suoi sprechi), non il clientelismo politico che ha gonfiato i ministeri e gli enti statali e parastatali di assunti inutili, ma la concertazione. Ossia il dialogo con le parti sociali e decisioni prese dopo aver “concertato”. Sorprendente. Marione, attento ai colpi di sole.

Nel caos e nella confusione generale non sappiamo ancora come andremo  a votare, con quale legge, la primavera prossima. Intanto tutti in vacanza camere comprese. Chissà perché non costringiamo questi nullafacenti a starsene in agosto a Roma e a decidersi a fare qualcosa di sensato.  Intanto i soldi per un tuffo in piscina li hanno, no? Vacanze a km. 0 anche per loro. E le Olimpiadi alla TV. Schifani e Fini, pensateci. Tutti consegnati.

Vado in vacanze in Sicilia. Spero che i miei consumi servano all’economia nazionale, a tirare un po’ su le sorti dell’italico stellone.  O devo temere di contribuire all’economia mafiosa? No, non ditelo, perché prendo su e me ne vado in Grecia. Almeno quel popolo un po’ di dignità ha dimostrato di averla.

Buone vacanze a tutti!

Amoproust, 17 luglio 2012

sabato 7 luglio 2012


MONTI TAGLIA

L’altro ieri, quando i giornali hanno riportato la notizia che, in mezzo ai tagli impietosi su giustizia, sanità, scuola e ministeri vari, il Governo si apprestava a fare un grazioso dono di 200 milioni di sussidio alle scuole private, vi giuro, mi ha preso un moto di rabbia. Ho detto: Monti stavolta non lo sostengo proprio, è una roba incivile. Scuola privata in Italia significa “preti” e privare la scuola pubblica di fondi per la scuola privata mi sembrava un vero delitto. Mi sono detto: anche lui vittima del ricatto pretesco. Non c’è soluzione in Italia, bisogna mandare il Vaticano sull’isola di Giannutri come proponeva un anticlericale dell’800. 

Oggi leggo che questa decisione è rientrata, forse era solo una mossa dei clericali presenti nel Governo. Meglio così. La spending rewiew è una mano santa, ci voleva. Ma ha un rischio: tagli indiscriminati, falcidia dei servizi sociali, diminuzione dell’assistenza ai bisognosi, insomma una sforbiciata al welfare.

Perché una mano santa? Perché nei secoli (negli anni dei governi democristiani e assimilati) i ministeri e gli enti locali e le assistenze statali sono stati il mezzo di costruire il consenso, di distribuire posti i lavoro inutili, di assicurare carriere a persone raccomandate. Si sapeva benissimo, p.e. che le Poste erano appannaggio, terreno di conquista di un sindacato, mentre altri enti di un altro sindacato. Così i posti statali si sono moltiplicati a dismisura, le funzioni sono aumentate senza freno, i privilegi distribuiti a pioggia. Era ora di metter mano a una ripulita. Le persone, se incolpevoli, vanno salvate, ma la struttura va riformata.

La cosa che mi piace di più è l’abolizione delle piccole province e criteri chiari per l’ente locale intermedio (350.000 abistanti, una certa estensione territoriale). Si torna indietro, alcune province erano state appena istituite con spese folli e megalomanie  faraoniche (leggete quel che è successo ad Andria, Barletta, Trani). Si torna indietro e si risana. Per me le province potevano essere abolite e le loro funzioni assorbite dalle regioni con un coordinamento territoriale dei comuni. Bene le aree metropolitane: sono territori da gestire. Si potrebbe proporre anche a Monti di unificare i comuni fino a un minimo di 5000/10000 abitanti. A che servono amministrazioni con 100, 300 abitanti? Non hanno i mezzi per risolvere i loro problemi, è una parcellizzazione  del tutto inutile. Ma del tutto illusorio attendere che il processo avvenga da sé. Le resistenze campanilistiche impediscono qualsiasi cosa, ma, ragazzi, guardiamo in avanti, siamo in  Europa!

Ma l’opera più grande che ci si attende da questo governo, prima che i partiti riprendano il sopravvento e ricominci la spartizione, è la dismissione del patrimonio pubblico inutile o sottoutilizzato o affittato a 4 lire. E’ tanto ingente da permetterci, se l’affare è ben gestito, di tagliare del 50% il nostro debito pubblico immediatamente, senza altre imposte e balzelli.  
E’ un’operazione delicata, ci sono interessi che remano contro, ci sono patrimoni da non svendere, ma da salvare, valorizzare, trasformare in fonte di reddito per lo Stato.  Qui occorre una task force di uomini competenti e incorruttibili che facciano un serio inventario in fretta e sappiano discriminare e vagliare. Ce la farà Monti? Ce lo auguriamo. Come ci auguriamo che Monti ascolti chi gli suggerisce di disdire la fornitura di quei famosi aerei militari da 12/13 miliardi. Una botta di respiro non da ridere, anche perché gli F 35 non ci servono per niente. Quante carrozzine in più e quante TAC per gli ospedali?

Molte sono le proteste. I sindacati sono già sul piede di guerra per gli statali. Giusto chiedere che non si faccia un’inutile macelleria. Ma dopo che si è accettata la riforma pensionistica senza proteste di piazza, sarà possibile una mobilitazione per gli statali?

Insomma non vedo terminato ancora il periodo transitorio Monti. Temo che le elezioni ci ributtino indietro, spero di no, non dovrebbe esser così.  E vorrei che il Governo a seguire si faccia carico sì di rimediare ad alcuni vistosi buchi, soprattutto nel campo dell’equità, ma si capaciti che l’Italia si stabilizzerà definitivamente solo se le riforme intraprese saranno portate avanti con coraggio.

Amoproust, 7 luglio 2012