martedì 20 maggio 2014

EUROPEE ALLE PORTE



CHI VOTARE?

Quindi domenica si vota per le europee. 
In Italia, nei talk show televisivi, sui giornali, nelle piazze, di Europa si è parlato molto poco o solo in termini di  “no euro”, “sì euro”. Troppo impegnati, noi italiani, a litigare e a insultarci.


La politica ha dato ancora una volta uno spettacolo indegno. E soprattutto da parte dell’urlatore che politicamente contende nell’arena elettorale ma che pretende di non essere un politico. Già. È solo un disturbatore, un polemico distruttore di tutto, un aspirante al partito unico e alla democrazia unipolare. Insomma un pazzo e un bandito.


Abbiamo sistemato Grillo (anche se molti italiani lo voteranno per protesta, frustrazione e disperazione), come stanno gli altri?


Berlusconi è un vecchio malandato signore (ma lo avete guardato in faccia?) che non si rassegna a un malinconico sereno tramonto, che va ripetendo le cose di sempre, i maledetti comunisti, le toghe rosse, il complotto, l’ingiustizia contro di lui. Se queste cose fossero vere, dovrebbe riconoscere solo la sfiga per cui nessuno gli ha mai creduto.  Il suo partito è a pezzi. Non ha uno straccio di programma per l’Europa.


I piccoli? Propongono tutto e il contrario di tutto. La Meloni vorrebbe allearsi con Marina Le Pen per concordare l’uscita dall’euro e fondare l’Europa delle nazioni, cioè tornare al 1990. Con quali disastri economici mica lo dice. Tsipras e coloro che stanno con lui propongono cose dignitosissime come l’allargamento dell’area euro e una vera Europa Unita, con il sostegno ai paesi deboli… ma rischiano di stare sotto la soglia. L’antico difetto della sinistra… odiarsi tra fratelli e non convergere su progetti possibili. Così la sinistra radicale corre da sola, snobba e critica il PD e rischia di fare flop.  Non parlo della Lega che appare, sotto la guida di Salvini, un movimento reazionario, becero, ignorante e razzista e poco altro.


Della truppetta di Alfano possiamo disfarcene con due righe: per l’Europa non conta nulla. Supererà il quorum e continuerà in Italia la sua opera di stampella del governo Renzi. Sperando che non si inventi il ruolo di ago della bilancia, eterna tentazione dei piccoli, per il ricatto consistente dei numeri.


Rimane il PD. Renzi. Emozioni e giudizi contrastanti si agitano nel mio animo. Non è questo il PD che io avrei voluto. Sotto certi aspetti Renzi non mi piace: troppo decisionista, a volte arrogante (soprattutto con i sindacati, che abbia nel merito torto o ragione), troppo prodigo di lanci pubblicitari che  non è in grado mantenere, troppo disinteressato al partito che lo sostiene.

Ma si può o si deve votare in queste elezioni europee per Renzi e il PD per due motivi molto solidi:

·         In Europa deve prevalere la voce del gruppo del PSE. Per una vera Europa unita e in progress. Per battere l’euroscetticismo e avviare le riforme necessarie per una politica comune, fiscale, estera e economica. Per fare dell'Europa ciò che i suoi fondatori volevano: un'area di pace, solidarietà e benessere. Per non perdere pezzi e non far prevalere quella follia catastrofica del “no euro”. Se vincesse il PPE, tutto continuerebbe come prima e l’Europa si avvierà a scavarsi la fossa.

·         In Italia una significativa vittoria di Renzi e del PD alle elezioni può solo significare continuità e la possibilità reale di realizzare le riforme annunciate e avviare un certo tipo di crescita che non mortifichi un già mortificato welfare e non penalizzi ancora una volta i poveracci. Non ci sono alternative.

Così la penso anche se le ultime vicende dell’Expo e della corruzione dilagante hanno fatto venire la nausea. Ancora le solite facce: i Frigerio, i Greganti, il trucchetto delle aste pilotate.


Farei solo una cosa:; prenderei quel segretario piemontese che ha dato la tessera del PD con superficialità a Greganti, così come coloro che hanno promosso la candidatura di Genovese e li manderei al confino sull’isola di Capraia. Possibile?


Amoproust – 20 maggio 2014