sabato 26 gennaio 2013



Il sistema senese

L’affaire Monte dei Paschi (MPS) è piombato nella campagna elettorale come una bomba. E siccome l’ equazione MPS = banca rossa = sistema politico senese = PCI/PD è facile/elementare è diventato un gioco da bambini attaccare il PD, Bersani e tutta la sinistra per accusarla di tutto il bagaglio criminale possibile: corruzione, peculato, malaffare, spreco di denaro pubblico ecc.ecc.

Mi guarderò bene dal difendere chiunque abbia sbagliato, anche se del PD. Non è nelle mie corde. Però un po’ di chiarezza con calma va fatta.

Il MPS è una banca che risale al ‘400 e, da allora, con varie modifiche statutarie, è sempre stato “il banco” della città e della provincia, espressione del potere locale e finanziatore di tutto (proprio tutto) ciò che si muoveva attorno alla città, dal mitico Palio al restauro di opere d’arte, dal finanziamento all’artigianato alla fiera del “fico secco”. E questo con un radicamento e una passione faziosa che è tipica dei senesi, partigiani e contradaioli in modo esasperato, pronti a difendere la propria città con le armi e ad ammazzarsi poi in baruffe interne tra l’Oca e il Bruco o la Giraffa.

Seconda cosa importante: la Fondazione che presiede e dirige la banca, nominando il CDA è espressione dei poteri locali (comune, provincia e curia) e, dato che gli elettori senesi hanno sempre scelto la sinistra, espressione delle amministrazioni di sinistra della città. Senza alcuna esclusione degli altri partiti e degli altri poteri. Se gli elettori avessero scelto Pippo, sarebbero espressione di Pippo, ma così non è anche per tradizione, perché i senesi sono ferocemente tradizionalisti e “rossi” (ci tengono!), uomini veri di una sinistra moderna, beh, è tutto da vedere.

Ora qual è il potere forte a Siena? Non è il comune o la provincia o il partito, ma il Monte. E’ il Monte che decide anche la politica. Pensare che il PD abbia potuto influenzare la politica del potentissimo Monte è una sciocchezza. Esiste una fortissima diatriba tra potere politico e partitico locale e partito nazionale, perché i senesi sono anime ribelli, indipendenti e non si lasciano certo condizionare da un centro romano qualsiasi.

Ciò non esclude affatto responsabilità di uomini iscritti al Pd o gravitanti attorno al PD. Ma in quanto singoli uomini o in quanto espressione di un piccolo potere locale succube della potente banca.

Altra importante considerazione. Mussari (vedi la sua biografia) non è senese, è calabrese. E’ stato iscritto alla FGCI (come tutti a Siena) ma con il PD centra come i cavoli a merenda. E’ avvocato. Nella banca ha fatto tutto da sé, saltando il CDA, la vigilanza e ingannando persino la Banca d’Italia. Nella speranza di salvarsi il culo, spargendo favori con i due miliardi di surplus dell’acquisto della Banca antoniana, depositati segretamente a Londra e madre di tutte le tangenti. Mussari ha fatto affari con tutti anche con uomini del PDL, Verdini p.e. e vedremo ancora chi quando il coperchio sarà scoperchiato del tutto. Ma nell’inganno sono caduti tutti, a cominciare dalla Banca d’Italia che ha permesso la sua nomina a Presidente dell’ABI. Non certo per volontà del PD.

 Ora la crisi del MPS mette in ginocchio un’intera città perché i vincoli economici, i finanziamenti, le cointeressenze sono tali da condizionare tutto, proprio tutto.

Per questo il MPS va salvato ed è cretino gridare che con l’IMU il governo paga i debiti del PD. E’ un corto circuito utile solo a fare un’orrenda campagna elettorale. Il governo precedente aveva stanziato per il MPS dei Tremonti bond che non sono stati ancora erogati (così pare) e Monti ha trasformato questi bond in Monti bond più onerosi per la banca e non a fondo perduto, ma da restituire.

Infine tutta la vecchia struttura di potere della banca è stata azzerata e il nuovo CDA è quello che ha scoperchiato il malaffare di Mussari. C’è qualcuno che grida che Profumo è peggio di lui, ma questo sconfina, ancora una volta, nella idiosincrasia per i banchieri. Qualsiasi cosa facciano, sono sempre tutti banditi, soprattutto se votano PD.

Amoproust, 26 gennaio 2013.

sabato 19 gennaio 2013

De stupiditate (maccheronico)




La stupidità


Amoproust non vuole offendere nessuno, ma l’imbecillità imperversa.



Sono “stupidi” quei cittadini che assistono alla campagna elettorale come fosse una corrida e applaudono chi uccide il toro, chi li fa ridere di più e chi tiene la scena più a lungo. E poi premiano con il consenso. Imbecillità pura.



È pure un po’ fuori di testa quel conduttore che, militando a sinistra come tutti sanno, offre una platea gratuita al noto mestatore politico, gran buffone, solo per fare audience. Ingenuità o stupidità?



È pure “stupido” chi si improvvisa leader politico e, inseguendo la notorietà e un carisma assente, fonda un partitello, raccoglie frattaglie politiche e ruba voti alla parte cui appartiene, aprendo la porta alla vittoria dell’avversario. Soprattutto se quei voti vanno buttati, non servono a nessuno. Voglia di palcoscenico o disegno destabilizzante?



L’imbecillità attraversa i media, TV, giornali, settimanali.



Come dare il consenso a chi, gridando al nuovo e a liste incontaminate, si appresta a mandare in Parlamento una manipolo ingente di inquisiti, mafiosi, sospettati nonché condannati? Che moralità si difende, quella delle cosche?



La stupidità alberga nelle pubbliche istituzioni. Si sbandiera come lotta all’evasione un redditometro che fa ridere. Fa ridere perché servirà solo a perseguitare dipendenti e pensionati che sono costretti a dichiarare tutto e magari amano la vita un po’ allegra (come, ha fatto una crociera? Che redditi occulti ha?)  e fornisce alibi a chi, guadagnando 200 denuncia 100 (con uno splendido redditometro, in 100.000 euro ce ne stanno di spese!).Insomma, una bufala.



È infinitamente scemo, alla fine, chi, contando 3, al massimo 4, pretende,  a gran voce, di determinare la politica e il governo nazionale. Ma ci tratta da scemi?



Mi pare un po’ stupido anche chi, avendo militato a sinistra, compie un balzo al centro, solo per avere un podio, dove magari nessuno lo ascolterà. Presuntuoso era e presuntuoso rimane. Fate voi il nome.



Chapeau a chi si comporta con intelligenza. Quanti sono? Pochi, in verità. L’importante è che i cittadini non si comportino da imbecilli e valutino con discernimento. Ci spero e, anche, voglio crederci.



Amoproust, 19 gennaio 2012 - San Mario.

domenica 13 gennaio 2013

Non abbiate paura di Vendola



Non abbiate paura di Vendola


L’altra sera, a Otto e mezzo (La7) la Gruber (credo una delle migliori giornaliste e intervistatrici Tv in campo) ha moderato un più che interessante confronto tra Vendola e Fini. Cominciamo a dire che un faccia a faccia così fino a qualche mese fa sarebbe sembrato “impensabile”. Personaggi su sponde opposte, l’uno derivato dalla destra fascista (le sue origini), l’altro di formazione marxista. Nemici, semplicemente.



Lo spettacolo cui ci ha fatto assistere la Gruber è stato affascinante e diverso. Non perché si siano volutamente sfumate alcune sostanziali differenze. Che sono rimaste in campo. Ma per il tono del confronto e i punti di accordo.

I toni del discorso sono apparsi calmi, discorsivi, “moderati” (ahimé questo aggettivo!). Nessuno ha invocato la rivoluzione delle masse proletarie (Vendola), nessuno ha invocato la presa di potere di un  nuovo ducetto. Vendola ha riconosciuto l’evoluzione finiana, Fini ha dato atto a Vendola della sostenibilità delle sue tesi. Sdoganamento reciproco.



Ma ciò che è emerso di più interessante è la soluzione di alcuni problemi, su cui i due attori erano o si sono mostrati sostanzialmente d’accordo: la necessità di un europeismo riformato e più avanzato, la necessità di investimenti e di equità, la necessità di una giustizia riformata e della lotta alla corruzione. Non c’è stato scontro ideologico. Certo, sul tema dell’immigrazione e dei diritti civili (omosessuali) si sono riscontrate diversità, ma vi par poco sentire da Fini affermare la necessità per l’economia dell’immigrazione, il riconoscimento della cittadinanza agli immigrati dopo un certo numero di anni, il riconoscimento dei diritti delle coppie omosessuali (escluse le adozioni)? E vi par poco sentire da Vendola la rivendicazione delle green economy con l’assenso di Fini?



Insomma le premesse per cercare un accordo di governo tra l’agenda Monti e la sinistra riformista (Vendola ormai vi appartiene   a tutto titolo, anche per la sua opera come Governatore della regione Puglia) ci sono tutte. Basta che non si verifichino irrigidimenti più o meno strumentali. Lo dice anche Scalfari nell’editoriale su “la Repubblica” di oggi. Il vero nemico sono i populismi che viaggiano da Berlusconi a Grillo, a Ingroia, alla Lega, populismi tutti che propongono soluzioni cervellotiche, che ci porterebbero fuori dall’Europa e, soprattutto, a posizioni antidemocratiche. E la democrazia rappresentativa è il bene cui non possiamo rinunciare. Forse molti dei sostenitori di questi capipopolo non se ne rendono conto, ma la storia lo dice: si comincia con la demagogia del potere alle masse e si finisce sul balcone di palazzo Venezia.



Tornando al confronto Vendola-Fini, che differenza tra questo civilissimo dibattito e la buffonata, la rappresentazione teatrale andata in onda su Servizio Pubblico con Berlusconi mattatore e Travaglio, il bravissimo Travaglio comprimario e spalla? Non si sono accorti del gioco o l’hanno giocato in nome dell’audience, come due pugili su un  ring? Vera buffonata, che, in alcuni passaggi sembrava addirittura programmata e studiata. Berlusconi può averne ricavato qualche punto nei sondaggi?  Santoro ci rifletta.



Ora il matador, il nano paranoico, il bauscia nazionale, ringalluzzito, vorrebbe il confronto con Bersani, diretto, in TV. Ma lui chi è? Non è candidato alla premiership, così almeno ha detto. Tiri fuori il suo candidato di coalizione, che si chiami Alfano, Tremonti o Maroni o Pincopallissimo o lo candidi al confronto. Così vuole il civismo e la correttezza politica. O i suoi sono talmente idioti e succubi che hanno bisogno del paparino per parlare e difendere il proprio programma? Oppure un programma non esiste, data l’eterogeneità e il minestrone delle dichiarazioni berlusconiane, al limite della paranoia e della schizofrenia politica?



C’è da meravigliarsi che esistano cittadini che si apprestano a votare questa coalizione allo sbando, tenuta insieme solo dall’odio verso la sinistra e dalla paura delle tasse (anche se i governi del Berlusca le hanno portate al massimo storico). Ma quando l’altro giorno ho letto su Facebook un poveretto che equiparava Napolitano a Salazar… beh, mi sono detto: “in Italia tutto è possibile!”



Amoproust 13 gennaio 2013

mercoledì 9 gennaio 2013

il bugiardo, l'esagitato e l'azzeccagarbugli



Il bugiardo, l’esagitato e l’azzeccagarbugli


Una campagna elettorale come si deve vorrebbe toni pacati (moderati! Ah, questa parola strapronunciata a sproposito!) – confronto di programmi “serio” e approfondito – rinuncia a considerare i competitors dei nemici da uccidere, non da sconfiggere con il voto e il consenso degli elettori.

Già all’inizio la nostra è una campagna dissennata.

E’ riapparso il grande bugiardo. Pentito, ravveduto, disposto a cambiare? No, agguerrito più che mai nel sostenere le sue menzogne, nel predicare che il suo è stato il miglior governo del paese da De Gasperi in poi, nell’elencare le cose fatte (tra cui l’avvicinamento della Russia all’Europa, merito suo!), nel negare ogni addebito per la crisi e (udite udite!) a sostenere che noi siamo messi bene benissimo, la seconda economia europea, che forse, se la Germania va avanti così, sarebbe meglio dividere le sorti monetarie (la Germania esca dall’euro! Incredibile!). Non solo ma, di fronte a una Gruber zittita (la valanga travolgerebbe chiunque), ha sostenuto ancora di essere un perseguitato, ha ribadito le sue ragioni giudiziarie, ha ridetto che la magistratura è un bubbone del nostro paese, ha negato di aver qualificato Ruby come la nipote di Mubarak.

Bugiardo, menzognero ma, come al solito, tanto faccia di bronzo da apparire credibile. Quanti italiani gli daranno ancora credito?

Dall’altra parte Vendola grida che i ricchi vadano al diavolo. Espressione un po’ scocciata per la vicenda Depardieu (vomitevole) un po’ irresponsabile, perché offre all’avversario politico il trito campionario delle solite accuse: comunisti, attentatori al benessere conquistato con il lavoro, rispolveratori della lotta di classe. E, a sinistra, le intemerate di Vendola evocano il sinistro fantasma della fine del governo Prodi con il ghigno di Diliberto e l’ironia mastelliana. Un incubo. Nicki fai il buono. ‘Ste intemerate non servono a niente. Ciò che serve è la tranquilla forza di Bersani che dice: i ricchi rimangano qua e paghino le tasse. Sì, Pierluigi, anche tu, ma tiriamo fuori gli strumenti per fargliele pagare, per Dio!

In mezzo (proprio in mezzo) l’ex Professore (ormai è a scuola, sta studiando da politico – chi gliel’ha fatto fare?) farfuglia promesse di rimedi alla tanto vituperata IMU. Come se fosse roba di cinquant’anni fa e non di ieri, fatta e promossa da lui, non se n’era accorto che c’erano squilibri? Squilibri denunciati e manifestati da molti? Incredibile… Adesso bisogna raccattare voti e allora le argomentazioni “populiste” della sinistra vanno bene. Ma signor Monti, un po’ di decoro!

Al di fuori l’Europa ci maltratta, sanziona e rimprovera. Ma non aveva chiesto la UE rigore e gettito fiscale? A capirci!

Insomma il solito pericoloso teatrino un po’ irresponsabile, un po’ indecente. Per non dire del patto incomprensibile Pdl-Lega che sa tanto di matrimonio obbligato tra soggetti irrimediabilmente diversi e nemici. Cosa succederebbe se dovessero vincere? Tremonti premier e Berluskaz ministro dell’economia? Magari Calderoli ministro degli esteri e Brunetta all’istruzione?

Mio Dio. Amoproust ha i brividi e la febbre. Invoca la morte prematura per non vedere l’obbrobrio. Se dovesse succedere, autorizzo la mia eutanasia purché indolore. Tanto schiatterei dalla rabbia due giorni dopo. Che vita sarebbe?


Amoproust, 10 gennaio 2013