Il sistema senese
L’affaire
Monte dei Paschi (MPS) è piombato nella campagna elettorale come una bomba. E
siccome l’ equazione MPS = banca rossa = sistema politico senese = PCI/PD è facile/elementare è diventato
un gioco da bambini attaccare il PD, Bersani e tutta la sinistra per accusarla di
tutto il bagaglio criminale possibile: corruzione, peculato, malaffare, spreco di denaro
pubblico ecc.ecc.
Mi
guarderò bene dal difendere chiunque abbia sbagliato, anche se del PD. Non è
nelle mie corde. Però un po’ di chiarezza con calma va fatta.
Il
MPS è una banca che risale al ‘400 e, da allora, con varie modifiche statutarie,
è sempre stato “il banco” della città e della provincia, espressione del potere
locale e finanziatore di tutto (proprio tutto) ciò che si muoveva attorno alla
città, dal mitico Palio al restauro di opere d’arte, dal finanziamento all’artigianato
alla fiera del “fico secco”. E questo con un radicamento e una passione faziosa
che è tipica dei senesi, partigiani e contradaioli in modo esasperato, pronti a
difendere la propria città con le armi e ad ammazzarsi poi in baruffe interne tra
l’Oca e il Bruco o la Giraffa.
Seconda
cosa importante: la Fondazione che presiede e dirige la banca, nominando il CDA
è espressione dei poteri locali (comune, provincia e curia) e, dato che gli
elettori senesi hanno sempre scelto la sinistra, espressione delle amministrazioni
di sinistra della città. Senza alcuna esclusione degli altri partiti e degli altri
poteri. Se gli elettori avessero scelto Pippo, sarebbero espressione di Pippo,
ma così non è anche per tradizione, perché i senesi sono ferocemente tradizionalisti
e “rossi” (ci tengono!), uomini veri di una sinistra moderna, beh, è tutto da
vedere.
Ora
qual è il potere forte a Siena? Non è il comune o la provincia o il partito, ma
il Monte. E’ il Monte che decide anche la politica. Pensare che il PD abbia potuto
influenzare la politica del potentissimo Monte è una sciocchezza. Esiste una
fortissima diatriba tra potere politico e partitico locale e partito nazionale,
perché i senesi sono anime ribelli, indipendenti e non si lasciano certo condizionare
da un centro romano qualsiasi.
Ciò
non esclude affatto responsabilità di uomini iscritti al Pd o gravitanti
attorno al PD. Ma in quanto singoli uomini o in quanto espressione di un
piccolo potere locale succube della potente banca.
Altra
importante considerazione. Mussari (vedi la sua biografia) non è senese, è
calabrese. E’ stato iscritto alla FGCI (come tutti a Siena) ma con il PD centra
come i cavoli a merenda. E’ avvocato. Nella banca ha fatto tutto da sé,
saltando il CDA, la vigilanza e ingannando persino la Banca d’Italia. Nella speranza
di salvarsi il culo, spargendo favori con i due miliardi di surplus dell’acquisto
della Banca antoniana, depositati segretamente a Londra e madre di tutte le
tangenti. Mussari ha fatto affari con tutti anche con uomini del PDL, Verdini
p.e. e vedremo ancora chi quando il coperchio sarà scoperchiato del tutto. Ma nell’inganno
sono caduti tutti, a cominciare dalla Banca d’Italia che ha permesso la sua
nomina a Presidente dell’ABI. Non certo per volontà del PD.
Ora
la crisi del MPS mette in ginocchio un’intera città perché i vincoli economici,
i finanziamenti, le cointeressenze sono tali da condizionare tutto, proprio
tutto.
Per
questo il MPS va salvato ed è cretino gridare che con l’IMU il governo paga i
debiti del PD. E’ un corto circuito utile solo a fare un’orrenda campagna
elettorale. Il governo precedente aveva stanziato per il MPS dei Tremonti bond
che non sono stati ancora erogati (così pare) e Monti ha trasformato questi
bond in Monti bond più onerosi per la banca e non a fondo perduto, ma da restituire.
Infine
tutta la vecchia struttura di potere della banca è stata azzerata e il nuovo
CDA è quello che ha scoperchiato il malaffare di Mussari. C’è qualcuno che grida
che Profumo è peggio di lui, ma questo sconfina, ancora una volta, nella idiosincrasia
per i banchieri. Qualsiasi cosa facciano, sono sempre tutti banditi,
soprattutto se votano PD.
Amoproust,
26 gennaio 2013.