sabato 29 ottobre 2011

RENZI IL ROTTAMATORE


RENZI IL ROTTAMATORE

La politica ha bisogno dell’impegno di forze giovani. OK. Forze nuove, non ancora contaminate dai germi della vecchia politica, quella democristiana, per fare un esempio, tutta sorrisi, clientele e discorsi oscuri oppure quella di scuola comunista, centralismo democratico, parla il capo e si china la testa e non si discutono i miti storici. OK. Tutto bene.

Però (c’è sempre un però) il discorso sulle forze “giovani” oggi (ma sempre “forse”) va inquadrato all’interno della fase storica e del contesto sociopolitico di riferimento. L’uomo giovane è pieno di energie, ha voglia di fare, ma gli difetta l’esperienza, è ovvio. Non a caso tutte le società tribali riconoscevano agli anziani la saggezza e la capacità di governo.  Certo siamo ormai una civiltà avanzata, tecnologica, dinamica e in forte velocità, non è detto però che gli anziani siano tutti decrepiti e rimbambiti e i giovani svegli, intelligenti e capaci di innovazione.

Ho sentito più volte Renzi nei talk show televisivi: è certamente accorto, buon parlatore, disinvolto, capace di proporsi, deciso, chiaro, diretto. Non è bello, ma forse piace alle donne. Un po’ presuntuosetto, va detto.

Ma se stiamo ai temi, alle “cose concrete”, per usare una sua espressione, che cosa propone di tanto dirompente? La banda larga (ma è risaputo della sua utilità!) – gli asili nido ( e chi lo mette in discussione nella sinistra?) – lo stop all’occupazione del territorio, alla sua cementificazione (e ci credo se si guarda ai dintorni di Firenze!) – la riduzione dei costi della politica (ma chi non è parla, oggi? – i cittadini attendono che si faccia) – no ai privilegi, sì a una severa riduzione degli sprechi, risorse per il lavoro giovanile ecc.ecc.

Caro Renzi, bravo. Ma non credere di aver trovato l’uovo di Colombo. Magari con un linguaggio un tantino diverso (e che c’è poi di male, ogni generazione ha la sua lingua), le tue proposte sono eccellenti e credo che non esista uomo della sinistra (da Bersani a Vendola) che non le stimino e non le pensino.

Adagio quindi nelle critiche. Ma dispiacerebbe che, dopo la rottamazione, tu ti trovi da solo a “fare” senza la squadra per farlo. Si rottamatta ciò che è inservibile, obsoleto, inutile, non ciò che funziona ancora perfettamente. E l'uomo non è mai da rottamare. Non c'è idiota che, ogni tanto, non dica una cosa saggia. Le sezioni del PD saranno cose antiquate ma sono piene di gente matura che propongono da secoli le cose che proponi tu. Il vizio della sinistra è spaccarsi e litigare, non mancare di idee buone, anche se è azzardato definirle innovative. Il nuovo per il nuovo è solo uno slogan. Certe idee vecchie sono come il vino, buono se di annata. E se ti metti anche tu a spaccare, dividere, distinguere, censurare, allora che risultato ottieni? La società è fatta di giovani e vecchi e tutti possono dare il loro contributo. E non necessariamente il vecchio è da buttare. Solo se puzza e ammorba l’aria.

Quindi porte aperte ai giovani che vogliono far politica, impegnarsi. Purtroppo sono pochi. Non sufficienti a rimpiazzare le folle di militanti pensionati. Porte aperte a un ricambio di classe dirigente, ma senza smanie, con calma, abbiamo bisogno ancora dell’ esperienza di chi ha tirato la carretta.  Magari aspetta un giro e poi ci sarà spazio anche per te. Lasciamo maturare le cose. Dice il proverbio: la gatta frettolosa fa i gattini ciechi. E poi, caro Matteo,  non sei di primo pelo: già presidente della Provincia di Firenze, ora Sindaco di Firenze, un vitalizio ce l’hai già, forse. Ti dobbiamo rottamare? Magari con un giovanotto di 29 anni, in una corsa al volto nuovo un po’ patetica e, alla fine, infantile. Magari uno non così bigotto da condannare i rapporti prematrimoniali come fai tu. Roba innovativa culturalmente parlando? Anche tu hai i tuoi limiti. 

Non voglio insegnarti niente, ma mi pare più saggio Zingaretti, altra giovane promessa, che aspira anche lui, ma in questo giro appoggia chi di dovere. E Bersani è un osso duro, non  ti pare? Per caso non ti piace perché è un vecchio PCI mentre tu provieni dalla balena bianca e vai  a messa? Questi sì che mi paiono vecchi steccati!

Amoproust – 30 ottobre 2011

venerdì 28 ottobre 2011

LETTERA DA ROMA


LETTERA DA ROMA

Mentre mi accingevo a scrivere questo post mi è venuto in mente il bellissimo romanzo di McEwan “Lettera da Berlino” un assoluto capolavoro (che vi consiglio  caldamente di leggere, ma voi l'avrete già fatto, sicuramente) e, per contrasto, ho pensato di intitolare il pezzo, ironicamente, “lettera da Roma”: tutt’altro che un capolavoro, la letterina di Berlusconi, ma una vera e propria schifezza. Chissà perché l’Europa ha accettato, ha sorvolato, non si è impuntata? Forse per senso di colpa dopo i risolini dell’altro ieri, forse perché ha capito finalmente che con quest’individuo squallido e anche un po’ (forse più che un po’) malato, non si può più chiedere, tanto meno pretendere nulla.

L’Italia è un problema per l’Europa, l’Italia ha bisogno di riforme strutturali profonde, il che significa di impianti stabili e tali da costituire una garanzia per il futuro. Di tenuta e di crescita: riforme che garantiscano entrate e sviluppo, tali da incidere sul nostro debito pubblico.

Di tutto ciò nella letterina di Berlusconi non c’è assolutamente nulla. Non la riforma delle pensioni, ché l’innalzamento delle pensioni di vecchiaia a 67 anni era già nella logica delle cose ed è un traguardo del 2026! Le pensioni incideranno come prima, non ci sarà alcun risparmio. Se ne poteva parlare, dando ai lavoratori, p.e., garanzie e provvedimenti per il lavoro giovanile: i padri pagano qualcosa per dare respiro e speranza ai giovani. Ma Bossi ha detto "no"!

Non la riforma del fisco, che dovrebbe spostare giustamente l’imposizione dalle fasce più deboli alle fasce più abbienti con la patrimoniale, ormai da tutti gli esperti ritenuta la giusta direzione per fare cassa e garantire nel futuro entrate costanti. Ha detto Lui e ha ribadito con fare giulivo la Gelmini che il patto era “non metter le mani nelle tasche degli italiani” e che la patrimoniale colpirebbe l’elettorato di destra. E’ così che si governa, per fare un favore al proprio elettorato? E poi l'imposizione fiscale non è stata mai così alta. Qualche testa malata azzarda ancora a dire "colpa del governo Prodi", ché le colpe sono sempre  e solo dei "comunisti". 

Quindi ce la si prende con i soliti poveracci e la letterina prevede licenziamenti più facili, fatti passare come provvedimenti per l’occupazione (!). Di fronte alle osservazioni la risposta è stata (senti l’impavido Brunetta che dice sciocchezze in termini inversamente proporzionali alla sua statura naturale e di statista) “ce lo chiede l’Europa”. E’ vero, solo che l’Europa aveva visto questa maggior flessibilità correlata con l’introduzione di sussidi per la disoccupazione e interventi formativi per la mobilità. Ma la letterina se n’è dimenticata del tutto.
Il resto sono panicelli caldi. Certamente l’Europa ha sorvolato e ci aspetta al varco sul piano delle vere riforme, necessarie se ci vogliamo salvare, necessarie per noi. Forse l’Europa saggiamente pensa che questo governo non durerà a lungo, aspetta la dead line.

Beh un governo che in qualche mese di agonia ha prodotto solo una letterina di intenti, sulla quale manco tutti sono d’accordo (leggi Tremonti, il superministro dell'Economia, lasciato in disparte di fonte alla necessità di una manovra economica - allora dimettetelo!), lettera scritta sotto il ricatto della Lega e nell’indignazione dell’intero paese, non merita altro. 

Non meritano altro questi ministri servi del padrone e questi deputati e senatori che vogliono sopravvivere solo per il loro vitalizio mentre  autorizzano la macelleria sociale.

Amoproust, 28 ottobre 2011

MUAMMAR GHEDDAFI


UN’AMARA RIFLESSIONE

Mu’ammar Abū Minyar ‘Abd al-Salām al-Qadhdhāfī, ossia Muammar Gheddafi  ha finito tragicamente la sua esistenza a Sirte. Era un dittatore spietato e la morte di un dittatore non fa scalpore, soprattutto quando avviene in un teatro di guerra che lo ha visto opporsi a ogni trattativa, sparare sul suo popolo e non accettare alcuna condizione di cambiamento.

Tuttavia il contesto violento e barbarico di una vera e propria esecuzione non può non attivare sentimenti di riprovazione. Gheddafi andava catturato e processato. Si dice sempre così con i dittatori, poi si preferisce toglierli di mezzo, sono scomodi, sanno troppe cose, potrebbero rivelare retroscena inquietanti.

Gheddafi era un dittatore e come tutti i dittatori usava il pugno di ferro, non ammetteva dissensi e si sbarazzava crudelmente dei suoi oppositori. Gheddafi però, occorre dirlo a onore della verità e della storia, aveva a suo favore, un percorso positivo di affrancamento dai primi anni di appoggio al terrorismo, alla condanna dell’attentato delle torri gemelle, al tentativo di chiudere il contenzioso coloniale,  all’avvicinamento progressivo all’Europa. Non a caso era stato ricevuto in più paesi come un capo di Stato riconosciuto. Prodi lo aveva ricevuto in Europa con tutti gli onori e poi in Italia, così era avvenuto in Francia, non parliamo  dell’Italia di Berlusconi che gli ha tributato addirittura applausi e abbracci. Alla Libia è stato tolto l’embargo e chi ha potuto fare affari con Muammar li ha fattI senza scrupoli. Non solo ma Gheddafi ha tentato di creare gli Stati Uniti d’Africa e ha portato il suo popolo ad avere il più alto reddito dei paesi africani. E ha dissetato con un’imponente opera di ingegneria tutta la Libia (andando a catturare le acque sotto il deserto). Insomma: dittatore ma con qualche merito.

Allora ciò che colpisce tra la sua vicenda e quella degli altri popoli che hanno conosciuto  la cosiddetta primavera araba è l’immensa diversità di comportamento dell’Europa e della Nato, nonché dell’America. In Egitto, Tunisia e Siria nessun intervento, anche se in Siria, p.e. la dittatura di Assad non era e non è più tenera di quella di Gheddafi e la repressione messa in atto dal regime è stata tremenda. In Egitto e in Tunisia  le cose sono andate come voleva il popolo e, non a caso,  a Mubarak è succeduta una giunta militare e in Tunisia libere elezioni hanno portato al potere un  partito reazionario di destra islamica.  Siamo ben lontani dalla tanto decantata democrazia.

In  Libia invece c’è stato l’intervento armato della Nato, fortemente voluto dalla Francia,  contro Gheddafi.  Tutta la stampa occidentale ha parlato di lui come di un mostro da catturare, la corte internazionale dell’Aja lo ha messo sotto processo. Assad no, Gheddafi sì. Mubarak no, Gheddafi sì. Perché? Perché la Libia è un immenso forziere su cui tutti i paesi occidentali fremono per mettere le mani. La guerra non era ancora finita ma già i contatti commerciali erano in atto per assicurarsi una fetta della torta. E l’Italia non da meno degli altri, anzi con una forte rivendicazione di primogenitura dato il passato coloniale (triste).

La morte di Gheddafi come le morti dei trentamila libici caduti e le distruzioni del territorio si chiamano semplicemente “petrolio”.

Amoproust, 27 ottobre 2011

lunedì 24 ottobre 2011

CADORNA


CADORNA E ALTRE AMENITA’

Alcuni lettori (sporadici) dei miei blog mi hanno detto che Amoproust è mono tematico. Se la prende sempre e solo con il Berlusca, il nano nazionale. E il Berlusca di qui e il Berlusca di là, via il Berlusca, morte (politica) al Berlusca.

Sarà anche vero, ma dopo i risolini europei c’è poco da scherzare. Lor signori della dolce Francia e della teutonica Germania sono stati un po’ indelicati, fors’anche gaglioffi, ma in fondo come si fa a tollerare il personaggio?

Ma, per dar credito ai lettori, ho deciso che oggi parlerò d’altro. Ho trovato sul giornale un trafiletto. Un  ameno signore della sinistra milanese, tal Luca Gibellini, consigliere comunale Sel, ha proposto di cambiare nome alla stazione e alla piazza che tutti conoscono come piazzale Cadorna. Perché? Perché il generale si è reso colpevole dei massacro dei nostri soldati nella prima guerra mondiale, mandandoli allo sbaraglio contro le linee nemiche. Fatto storico incontrovertibile, c’è su tutti i libri ed è narrato in capolavori come “Addio alle armi” di Hemingway.
Cosa stupisce della notizia? Che – in questi tempi amari di crisi e di violenza (Gheddafi e la piazza di Roma insegnano) - un esponente della maggioranza che ha eletto il buon Pisapia non abbia nient’altro da pensare che alla toponomastica della città e s’attacchi a fatti di quasi cento anni fa. Tempi diversi, ne abbiamo conosciuto ancora di più amari, mascalzoni ai vertici ne abbiamo avuti tanti, così come potenti molto poco attenti alla vita della gente. 
Ma se qualcuno ha dato questo nome alla piazza e alla stazione è perché pensava a lui, a torto o a ragione, come a un esponente di rilievo della storia italiana, nel bene e nel male.  Se seguissimo il criterio moralistico del signor Gibellini, quanti nomi di vie, piazze e stazioni dovremmo cambiare? A cominciare da Foro Bonaparte, che il grande Napoleone di soldati al massacro ne ha mandati milioni. Erano francesi, ma pur sempre figli di mamma, e mi pare che i cugini d’oltralpe abbiano, nonostante tutto, una certa reverenza per l’Imperatore. E Giulio Cesare che non era uno stinco di santo. E via dicendo. Dopo ciò che si è saputo sui Kennedy, non è il caso di togliere questo nome dallo stradario della città? E cosa dovrebbero fare i romani con quella sfilza di papi ignobili che si ritrovano nelle loro vie? Pio IX ha mandato a morte non pochi patrioti romani, la Chiesa lo ha fatto beato. Ci stracciamo le vesti?

Sapete qual è il mio timore? Che, domani, in un' ipotetica alleanza allargata di centro sinistra al Governo nazionale, dopo le elezioni e le promesse di unità e di impegno per le riforme, spuntino fuori tante di queste belle teste di sinistra con proposte stravaganti e assai poco digeribili agli alleati moderati. Che, se alleati, dovranno avere rispetto. Chi ha orecchi da intendere intenda.

Le anime belle della sinistra dovrebbero imparare anche a convivere con le contraddizioni della storia e della politica. E  a ingoiare qualche rospo, se vogliono governare e non rimanere solo puliti come angioletti.

Non ho parlato di Berlusconi. Contenti?

Amoproust, 24 ottobre 2011

mercoledì 19 ottobre 2011

DIO CI LIBERI


DIO CI LIBERI

L’han detto anche i cardinali e i vescovoni della Chiesa cattolica: in Italia c’è qualcosa che ci ammorba , un’aria pestifera, puzzolente. Bisogna liberarsene. E io penso che i vescovoni preghino Dio, in cui, speriamo, credono, perché ci liberi da tutto questo.

Dio sarà pure Onnipotente ma le preghiere non servono se non ci mettiamo noi la buona volontà. Dio non interviene a limitare e piegare la libertà degli uomini. Altrimenti perché avrebbe dato loro il libero arbitrio? Li lascia fare e che vinca il migliore, magari.  Peccato che spesso vince il peggiore, sostenuto dai suoi sgherri e servi e parassiti sodali. E’ questo il caso del  Presidente del Consiglio attuale (non mi va di dire come suole “nostro” perché non lo sento mio per niente e perché il suo gradimento è ai minimi livelli storici). Il potente miliardario, che dispone di mezzi inesauribili – se spende un milione, la sera lo ha già riguadagnato con gli interessi -   si è creato attorno una congrega di yes man al soldo, ripagati con prebende, poltrone e riconoscimenti. L’ultimo caso è quello dei sottosegretari nominati dopo la fiducina del 14 ottobre, mezze calzette premiate per la loro “infedeltà” per mezzo della quale hanno sostenuto la vita asfittica di questo governicchio moribondo.

Ma non parliamo solo di questi. Esiste una categoria di persone, diffusa fra i sudditi del Principe, ma presente soprattutto nella cerchia ristretta dei ministri e dei fedelissimi al capo, che  approfittano di ogni occasione di parola, in TV soprattutto, per sottacere le responsabilità attuali del Governo e richiamare quelle che secondo loro sono gli errori, le sbandate, i peccati gravi, storici della sinistra. I giovani manifestano e in piazza ci sono violenze? colpa della mancata educazione data loro dalla sinistra..  la scuola è infiltrata da malefici professori che si ispirano alla sinistra…  la colpa dei mali d’Italia è la ideologizzazione della sinistra…  manca poco che alla sinistra venga addebitato il terremoto dell’Aquila o, meglio ancora,  il clima impazzito.  Non  parliamo poi delle colpe addebitate al governo Prodi, debole per sua intrinseca composizione e litigiosità, ma che, dati alla mano, in soli due anni ha invertito il trend del debito pubblico, ha riportato la lotta all’evasione a risultati decenti  e ha iniziato alcune liberalizzazioni che oggi tutti invocano, dopo averle cancellate con un colpo di spugna. Dicono costoro : “Prodi governo delle tasse” e si dimenticano che mai come oggi è stata alta la pressione fiscale, nonostante i tre anni e più di Governo di Centro destra e le promesse mirabili del Cavaliere. “meno tasse a tutti!”

Personaggi inverecondi che si chiamano di volta in volta Sacconi (il più patetico di tutti), Lupi, Cicchitto, La Russa, Bernini  e così via. Occultano la verità dell’infamia di questo Governo e della destra per menare colpi a man bassa sull’avversario politico. Tanto c’è l’informazione minzoliniana, vergognosa e offensiva del buon giornalismo,  che li difende e li sostiene, anzi  diffonde il verbo dalla rete ammiraglia della RAI.

Costoro poi, se si diffondono le telefonate intervenute tra il Cavaliere e quel poco di buono, faccendiere e millantatore farabutto, di Lavitola, gridano allo scandalo, “…la privacy violata, al telefono ci si sfoga, si dicono battute e sciocchezze”. Peccato che le sciocchezze siano progetti eversivi, velleitari e impossibili quanto si vuole, ma eversivi, il che la dice lunga sul vero animo del soggetto. Ma i cittadini devono invece sapere che, mentre il paese soffre e la crisi impazza, il Capo del Governo perde il suo tempo a colloquiare con personaggi oscuri, di nessuna rilevanza istituzionale, anzi di pessima stampa e statura morale. E colloquia perché costoro sono i canali dei suoi oscuri traffici trasgressivi. 

I cittadini devono sapere perché l’informazione ufficiale è deviata e parziale e falsa.  Amoproust si augura solo che tutti costoro, servi e parassiti, affondino con lui, spariscano una volta per sempre dalla vita politica che stanno ammorbando, spariscano non per mano di Dio, ma ad opera dei cittadini, del loro voto e delle loro scelte.

Amoproust, 19 ottobre 2011