lunedì 28 febbraio 2011

ma quale educazione?

Il nano nazionale, autore di clamorose patacche culturali, si è lanciato, non più tardi di ieri, in un'appassionata accusa della scuola pubblica, parallela a un'altrettanto appassionata e sentita difesa della scuola "privata" (leggi: confessionale, cattolica, clericale).  Perché? Perché nella scuola pubblica lo studente "educando" può ricevere stimoli  e insegnamenti contrari all'indirizzo educativo genitoriale, quindi svianti, quindi pericolosi. Mentre invece, nella scuola cattolica, lo studente riceve insegnamenti nell solco della tradizione culturale della famiglia e (non lo ha detto ma forse lo ha pensato) della nazione.

Palle clamorose e parole in libertà per una semplice ragione: il Berlusca ignora totalmente cosa sia l'educazione e cosa significhi educare. Educare non signifiica, come fa supporre il berlusconpensiero, condizionare, orientare culturalmente e soggiogare, ma aprire all'autonomia e alla libertà, insegnare  a scegliere, a riflettere criticamente sulla realtà per poi agire, insomma uscire dall'infanzia (condizione di dipendenza) per aprirsi alla adultità (condizione di autonomia).

Ora la scuola confessionale tende proprio a operare nel senso della protezione acritica dal mondo e dalle sue suggestioni, per orientare monodicamente nel senso di una e unica tradizione culturale (religiosa, ecclesiastica). Questo obiettivo può essere proprio di qualsiasi scuola orientata confessionalmente (musulmana, p.e. o ebraica ), ma è un obiettivo "interno" e condizionante, assai poco libero e autonomizzante. La scuola pubblica, invece, propone (o prudentemente diciamo  "dovrebbe proporre") allo scolaro e studente diversi modelli e diversi orientamenti di pensiero, lo può anche mandare in crisi, ma non lo vuole nè condizionare nè farne un soggetto dipendente acriticamente da un modello statico e ancorato a una "fede".
Cose risapute, cose vecchie, da Illuminismo: proprio per questo stupisce che esista ancora qualcuno tanto arretrato culturalmente da magnificare la scuola privata al contrario della scuola pubblica: e tanto più meraviglia se è un capo di stato che dovrebbe avere a cuore la sua "scuola" e non quella di  un potere estraneo e corporativo.

Ma si sa: il nano nazionale ha bisogno di risalire nei consensi e di avere  ll'appoggio della gerarchia sempre pronta a gabellare, per un piatto (molto ricco) di lenticchie, la propria dignità e l'insegnamento autentico del vangelo. 

amoproust   28 febbraio 2011