sabato 3 giugno 2017

Ironia amara

Non ci rimane che un’amara ironia

Il  quadro delle vicende politiche italiane è ormai di uno squallore unico. Sulla questione della riforma elettorale i partiti si accordano al minimo comun denominatore per trovare uno straccio di testo (infimo per altro – alcuni commentatori dicono peggiore del Porcellum – il che è tutto dire). 
Tutti, proprio tutti, pensano solo alla propria sopravvivenza e a generare una posizione di partenza privilegiata. Il bene del Paese, la governabilità? Ma chissenefrega. Eppure ci sarebbe il tempo per ragionare e trovare un accordo e una maggioranza migliore. No, meglio (chissa perché!) elezioni anticipate (o affrettate) a cinque mesi dalla scadenza naturale della legislatura. Con una legge pastrocchio che, nella migliore delle ipotesi, porterà dritto l’Italia alle larghe intese PD-FI. Risultato: un totale immobilismo quando sarebbe ora di muoversi, cambiare ritmo, fare le giuste riforme per il lavoro, la crescita economica, i diritti. Non parlo dei contraccolpi sulla finanza internazionale perché non ci capisco nulla, ma sarà una catastrofe greca.

Renzi è il peggior gaglioffo della situazione. Freme per  tornare al volante di palazzo Chigi, solo che troverà un freno  a mano. E’ ambizioso il ragazzo, ha da sistemare questioni di famiglia (estesa) e conti da far pagare ai suoi avversari interni per lo più. E’ questa la cosa orrenda e ridicola: si attaccano i sodali a sinistra, si ammicca al nemico a destra. E gli scissionisti del PD contraccambiano con uguale odio e livore. Lo dimostra la ridicola farsa dei voucher: è materia così grave da mettere in crisi un governo? Una qualche regolamentazione dei “lavoretti” e del loro compenso bisognerà pur farla. Ma il PD (Poletti e il governo) insistono per permettere l’accesso  ai voucher anche per le piccole imprese (perché mai se sono imprese?), gli antagonisti (ispirati dalla rancorosa Camusso) non li vogliono proprio. Così la casalinga che deve fare la salsa di pomodoro o ripulire il prato dalle erbacce pagherà il ragazzotto in nero e chi si è visto si è visto. Soluzione all’italiana: chiudere gli occhi e continuare come sempre si è fatto.

Il miglior modo per non risolvere problemi è far finta che non esistano. In Parlamento giacciono disegni di legge approvati per metà (da una sola Camera, perché ahimè abbiamo voluto mantenerne in vita due, parallele e gemelle) che, con la fine della legislatura, decadranno e bisognerà cominciar daccapo. Ius soli, fine vita, processo penale, reato di tortura, codice antimafia, legalizzazione cannabis a scopo terapeutico: tutto spazzato via, un lavoro di anni per cinque mesi di legislatura interrotta a fine corsa. Come se un atleta che vede la fine, il traguardo, abbandonasse la corsa così, per nulla, perché glielo ha detto la mamma, “guarda che prendi il raffreddore!”. Mio Dio che insipienza tragica! O c’è del calcolo, una strana convergenza di interessi? Sarebbe il caso di non pagare i parlamentari che non hanno finito il lavoro. Altro che pensione a 65 anni!

Renzi corre e il M5S fa i salti di giubilo. Perché non è detto che la coalizione PD–FI funzioni davvero. Potrebbero mancare i numeri e il vento delle elezioni virare verso i pentastellati che potrebbero trovare un facile alleato tanto per governare o tentare di farlo. Si potrebbe dire: poco male, mettiamoli alla prova, vediamo cosa sanno fare anche loro, sono il nuovo che avanza. Sì, giusto. Solo che vorrei sapere con quale programma vorranno governare perché nelle loro forsennate urla e raduni di piazza e social hanno detto di tutto e il contrario di tutto. Ci porteranno fuori dall’euro e con quali garanzie? Grillo sarà il “grande vecchio” di personaggini scelti con qualche clic sul web? Renzi è così incosciente che gioca questo rischio sulla pelle del paese. O ha segrete carte per fare come Maduro?

Alfano ha la bava alla bocca per come l’ha trattato Renzi. Vittima anche lui della realpolitik del fiorentino doc. Alleato “sacrificale” (ha abbandonato il capo per sostenere il governo del piccolo inciucio), con il premio di molti ministri nonostante il  pugno di voti, ministro dell’interno e degli esteri del tutto imbelle, ora paga la sua incapacità con una legge elettorale che lo sbatte probabilmente fuori. Qui Renzi ha ragione: se dopo anni di governo con tre/quattro ministri non superi il 5% vuol dire che non vali una cicca. E poi perché continuare con il piccolo inciucio se vedo all’orizzonte il grande inciucione?

Non scherziamo, anzi ridiamo perché ne vedremo delle belle. Abbiamo rottamato politici navigati perché “vecchi” e ora corriamo  a un accordo con un imbesuito ottantenne che non sa quello che dice. Ma ci rendiamo conto di quanto tutto questo è ridicolo?

Infine la ciliegina sulla torta. Pisapia vuole federare un nuovo centro sinistra con un po’ di rottami e cespuglietti per dar vita a una coalizione che si proponga alleata del PD per un governo tutto di centro-sinistra. Un nuovo ulivo. Ma come è pensabile tutto questo con l’attuale posizione del segretario del PD e le contrapposizioni violente in atto? Amo Pisapia, è stato un sindaco eccezionale, amo la sua voglia di unione e di governabilità chiara e trasparente, ma la realtà di oggi purtroppo è contro questo progetto fantapolitico. E sono contro i cosiddetti poteri forti o non forti in Europa.

Non ci resta che ironizzare su tutto, pensando che lo stellone italiano funzioni ancora una volta. Questo stellone potrebbe chiamarsi Sergio Mattarella che, con un colpo di reni e di giusta autorità paterna, dica no allo scioglimento delle Camere e inviti il Parlamento a concludere dignitosamente il suo lavoro, soprattutto a dar vita  a una legge elettorale che sia costituzionale e garantisca rappresentanza e governabilità. Quante volte si è detto tutto questo?

Avrebbe contro quasi tutti ma cosa potrebbero mai fare se Gentiloni, invitato dal Presidente,  non si dimettesse? Il suo partito, il PD, gli farebbe mancare la fiducia? O ci penserebbe Alfano per suicidarsi? Stiamo a guardare, non possiamo far altro se non dare punti di affidabilità e dignità per ricordarcene poi, nelle urne.


Amoproust, 3 giugno 2017