mercoledì 15 luglio 2015

l'Europa impazzita



L’Europa impazzita

Diciamo “impazzita” per non dire “finita” o ormai cadavere, sepolta. Che Europa è, che comunità è quella che non riesce a stabilire un limite tra correzione di rotta e aiuto a chi dei suoi membri ha sbagliato (anche molto, anche colpevolmente) e dura punizione, massacro, pura macelleria di un popolo?



E, paradosso sublime, per volere degli eurocrati la Grecia non esiste più come stato sovrano. Per rimanere nell’euro (ma a questo punto è lecito chiedersi con quale giovamento) ha accettato la schiavitù istituzionale, il patrocinio della troika, la tutela dei potenti. Una volta esisteva la schiavitù per debiti. Beh. È stata reintrodotta a livello di relazioni tra Stati membri di quella che dovrebbe essere una Federazione. Ve l’immaginate voi lo stato di New York o del Michigan che mettono sotto patrocinio la Carolina o l’Ohio?



Sarà difficile che il popolo greco si sottometta senza ribellarsi. Lo scenario si fa fosco con la Russia (ahimè anch’essa umiliata dall’Europa) pronta a svenarsi per intervenire sul fronte balcanico. Toni e accenti che non pensavamo mai più di sentire dalle nostre parti, venti di scontri tra nazioni, di alleanze turbolente, di strategie similbelliche. E’ probabile che il popolo greco, alla fine, stremato, decida di non allinearsi, preferendo la propria povera autonomia al continuo ricatto. Più poveri ma più liberi. Chapeau!



Ma se la Grecia come nazione  non esiste più, l’Europa che non c’è è ormai divisa tra Stati dominanti, padroni (la mitteleuropa) e Stati di serie B, del tutto alla mercé dei primi. Noi tra questi secondi, l’Europa mediterranea.



Cosa succederà nel dopo Grecia, nazione umiliata e massacrata, in Europa?

Due effetti sono sicuri: in primo luogo avranno sempre più voce le forse antieuro e antieuropea. A livello di Istituzioni europee poi, difficilmente la Germania, Schäuble in testa, il cagnaccio di guardia della Merkel, rinuncerà dopo la sua vittoria, alla conquistata egemonia.



L’unica possibilità è che Francia, Spagna, Italia trovino la forza di unirsi e alzino la voce per un cambio di rotta. Difficilmente succederà. La Francia perché risucchiata dall’obiettivo di ricostruire un asse privilegiato con la potenza egemone, l’Italia e la Spagna perché debolissime, a metà del guado, con debiti abnormi e disoccupazione galoppante. L’esito può essere o un’Europa-mostro  a guida teutonica o una deflagrazione epocale che riporterà indietro la storia di 70 anni.



Dispiace parlare di “revival nazista” o cose simili. Ma è inquietante lo scenario che si presenta ai nostri occhi. Il diktat germanico, il potere assegnato  a un ministro Schäuble appunto, ultra conservatore e nazionalista cieco, fanno pensare al peggio. Il rumore degli scarponi chiodati è ancora vivo nelle nostre teste. Ora non precedono armi e carri armati, ma strategie finanziarie, patrocinii feroci sulle Istituzioni nazionali, atteggiamenti neocoloniali. La violenza non fa morti cadaveri per le strade, ma è violenza tout court.



L’unica speranza è che in Europa sorga una forte leadership tra le forze che vogliono fermamente uno stop al predominio germanico e un rilancio dell’idea federalista europea. Una leadership erede di Schuman, del manifesto di Ventotene, degli europeisti veri. Ma è possibile?



La Germania, se esiste ancora una Germania pensante, erede degli Adenauer e dei Kohl, se in Europa Spinelli, De Gasperi, Spaak non sono dimenticati del tutto, dia un segnale. Forte. Mettendo da parte gli Schäuble e il suo rancoroso pensiero politico. Solo un epigono dei fondatori potrà dare un segno di cambiamento. Non questi adoratori del pensiero neoliberista. Altro che rottamazione!!



Amoproust, 14 luglio 2105.


Ps. Ho letto da qualche parte un autorevole articolo che diceva come i tedeschi siano stati e siano tenuti nell’ignoranza più bieca di informazione. Pensano di essere i soli a pagare il salvataggio della Grecia e pensano di essere vittime di un complotto. Chi ha voluto questo oscuramento dell’informazione, delle notizie vere? E’ cosa di estrema gravità, se documentata, perché fa trasparire una strategia di “guerra”, assolutamente incompatibile con un’Europa aperta e condivisa.