L’Europa impazzita
Diciamo “impazzita” per non dire “finita” o ormai
cadavere, sepolta. Che Europa è, che comunità è quella che non riesce a
stabilire un limite tra correzione di rotta e aiuto a chi dei suoi membri ha
sbagliato (anche molto, anche colpevolmente) e dura punizione, massacro, pura
macelleria di un popolo?
E, paradosso sublime, per volere degli eurocrati la
Grecia non esiste più come stato sovrano. Per rimanere nell’euro (ma a questo
punto è lecito chiedersi con quale giovamento) ha accettato la schiavitù
istituzionale, il patrocinio della troika, la tutela dei potenti. Una volta
esisteva la schiavitù per debiti. Beh. È stata reintrodotta a livello di relazioni
tra Stati membri di quella che dovrebbe essere una Federazione. Ve l’immaginate
voi lo stato di New York o del Michigan che mettono sotto patrocinio la
Carolina o l’Ohio?
Sarà difficile che il popolo greco si sottometta
senza ribellarsi. Lo scenario si fa fosco con la Russia (ahimè anch’essa
umiliata dall’Europa) pronta a svenarsi per intervenire sul fronte balcanico.
Toni e accenti che non pensavamo mai più di sentire dalle nostre parti, venti
di scontri tra nazioni, di alleanze turbolente, di strategie similbelliche. E’
probabile che il popolo greco, alla fine, stremato, decida di non allinearsi,
preferendo la propria povera autonomia al continuo ricatto. Più poveri ma più
liberi. Chapeau!
Ma se la Grecia come nazione non esiste più, l’Europa che non c’è è ormai
divisa tra Stati dominanti, padroni (la mitteleuropa) e Stati di serie B, del
tutto alla mercé dei primi. Noi tra questi secondi, l’Europa mediterranea.
Cosa succederà nel dopo Grecia, nazione umiliata e
massacrata, in Europa?
Due effetti sono sicuri: in primo luogo avranno
sempre più voce le forse antieuro e antieuropea. A livello di Istituzioni
europee poi, difficilmente la Germania, Schäuble in testa, il cagnaccio di
guardia della Merkel, rinuncerà dopo la sua vittoria, alla conquistata egemonia.
L’unica possibilità è che Francia, Spagna, Italia
trovino la forza di unirsi e alzino la voce per un cambio di rotta.
Difficilmente succederà. La Francia perché risucchiata dall’obiettivo di
ricostruire un asse privilegiato con la potenza egemone, l’Italia e la Spagna
perché debolissime, a metà del guado, con debiti abnormi e disoccupazione
galoppante. L’esito può essere o un’Europa-mostro a guida teutonica o una deflagrazione epocale
che riporterà indietro la storia di 70 anni.
Dispiace parlare di “revival nazista” o cose
simili. Ma è inquietante lo scenario che si presenta ai nostri occhi. Il diktat
germanico, il potere assegnato a un
ministro Schäuble appunto, ultra conservatore e nazionalista cieco, fanno
pensare al peggio. Il rumore degli scarponi chiodati è ancora vivo nelle nostre
teste. Ora non precedono armi e carri armati, ma strategie finanziarie,
patrocinii feroci sulle Istituzioni nazionali, atteggiamenti neocoloniali. La
violenza non fa morti cadaveri per le strade, ma è violenza tout court.
L’unica speranza è che in Europa sorga una forte
leadership tra le forze che vogliono fermamente uno stop al predominio
germanico e un rilancio dell’idea federalista europea. Una leadership erede di
Schuman, del manifesto di Ventotene, degli europeisti veri. Ma è possibile?
La Germania, se esiste ancora una Germania pensante,
erede degli Adenauer e dei Kohl, se in Europa Spinelli, De Gasperi, Spaak non
sono dimenticati del tutto, dia un segnale. Forte. Mettendo da parte gli
Schäuble e il suo rancoroso pensiero politico. Solo un epigono dei fondatori potrà
dare un segno di cambiamento. Non questi adoratori del pensiero neoliberista. Altro
che rottamazione!!
Amoproust,
14 luglio 2105.
Ps.
Ho letto da qualche parte un autorevole articolo che diceva come i tedeschi
siano stati e siano tenuti nell’ignoranza più bieca di informazione. Pensano di
essere i soli a pagare il salvataggio della Grecia e pensano di essere vittime
di un complotto. Chi ha voluto questo oscuramento dell’informazione, delle
notizie vere? E’ cosa di estrema gravità, se documentata, perché fa trasparire
una strategia di “guerra”, assolutamente incompatibile con un’Europa aperta e condivisa.