venerdì 28 ottobre 2011

LETTERA DA ROMA


LETTERA DA ROMA

Mentre mi accingevo a scrivere questo post mi è venuto in mente il bellissimo romanzo di McEwan “Lettera da Berlino” un assoluto capolavoro (che vi consiglio  caldamente di leggere, ma voi l'avrete già fatto, sicuramente) e, per contrasto, ho pensato di intitolare il pezzo, ironicamente, “lettera da Roma”: tutt’altro che un capolavoro, la letterina di Berlusconi, ma una vera e propria schifezza. Chissà perché l’Europa ha accettato, ha sorvolato, non si è impuntata? Forse per senso di colpa dopo i risolini dell’altro ieri, forse perché ha capito finalmente che con quest’individuo squallido e anche un po’ (forse più che un po’) malato, non si può più chiedere, tanto meno pretendere nulla.

L’Italia è un problema per l’Europa, l’Italia ha bisogno di riforme strutturali profonde, il che significa di impianti stabili e tali da costituire una garanzia per il futuro. Di tenuta e di crescita: riforme che garantiscano entrate e sviluppo, tali da incidere sul nostro debito pubblico.

Di tutto ciò nella letterina di Berlusconi non c’è assolutamente nulla. Non la riforma delle pensioni, ché l’innalzamento delle pensioni di vecchiaia a 67 anni era già nella logica delle cose ed è un traguardo del 2026! Le pensioni incideranno come prima, non ci sarà alcun risparmio. Se ne poteva parlare, dando ai lavoratori, p.e., garanzie e provvedimenti per il lavoro giovanile: i padri pagano qualcosa per dare respiro e speranza ai giovani. Ma Bossi ha detto "no"!

Non la riforma del fisco, che dovrebbe spostare giustamente l’imposizione dalle fasce più deboli alle fasce più abbienti con la patrimoniale, ormai da tutti gli esperti ritenuta la giusta direzione per fare cassa e garantire nel futuro entrate costanti. Ha detto Lui e ha ribadito con fare giulivo la Gelmini che il patto era “non metter le mani nelle tasche degli italiani” e che la patrimoniale colpirebbe l’elettorato di destra. E’ così che si governa, per fare un favore al proprio elettorato? E poi l'imposizione fiscale non è stata mai così alta. Qualche testa malata azzarda ancora a dire "colpa del governo Prodi", ché le colpe sono sempre  e solo dei "comunisti". 

Quindi ce la si prende con i soliti poveracci e la letterina prevede licenziamenti più facili, fatti passare come provvedimenti per l’occupazione (!). Di fronte alle osservazioni la risposta è stata (senti l’impavido Brunetta che dice sciocchezze in termini inversamente proporzionali alla sua statura naturale e di statista) “ce lo chiede l’Europa”. E’ vero, solo che l’Europa aveva visto questa maggior flessibilità correlata con l’introduzione di sussidi per la disoccupazione e interventi formativi per la mobilità. Ma la letterina se n’è dimenticata del tutto.
Il resto sono panicelli caldi. Certamente l’Europa ha sorvolato e ci aspetta al varco sul piano delle vere riforme, necessarie se ci vogliamo salvare, necessarie per noi. Forse l’Europa saggiamente pensa che questo governo non durerà a lungo, aspetta la dead line.

Beh un governo che in qualche mese di agonia ha prodotto solo una letterina di intenti, sulla quale manco tutti sono d’accordo (leggi Tremonti, il superministro dell'Economia, lasciato in disparte di fonte alla necessità di una manovra economica - allora dimettetelo!), lettera scritta sotto il ricatto della Lega e nell’indignazione dell’intero paese, non merita altro. 

Non meritano altro questi ministri servi del padrone e questi deputati e senatori che vogliono sopravvivere solo per il loro vitalizio mentre  autorizzano la macelleria sociale.

Amoproust, 28 ottobre 2011

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