martedì 18 ottobre 2011

I CATTOLICI ALLE ARMI


I  CATTOLICI ALLE ARMI

Oggi i giornali sono strapieni della notizia: i cattolici italiani, riuniti a Todi, hanno rivendicato il loro diritto di “fare politica” e hanno auspicato un rinnovato impegno della cattolicità nella politica del paese. Si sono detti anche stufi dell’aria ammorbante del berlusconismo e hanno invocato un cambiamento di rotta.

Bene. Anche: era ora che le coscienze si svegliassero, dopo anni di collateralismo e di ambiguo appoggio, in nome del rispetto della Chiesa e delle rinnovate agevolazioni fiscali e di protezione alle istituzioni cattoliche.

Ora il re è nudo e le carte scoperte. Nulla da obiettare all’impegno dei cattolici  in politica, sono cittadini e il diritto a fare politica anche attiva deriva semplicemente da questo status. Diversa è la canzone se si pensa a un partito unico dei cattolici, una rinnovata DC: fatto che sarebbe antistorico, un passo indietro, una regressione.
Tuttavia occorre anche dire che parlare di cattolici uniti in politica fa sorridere. La politica è il terreno delle responsabilità sociali, della ridistribuzione della ricchezza, delle direttive economiche, dell’apertura al futuro. Ebbene, in questo campo i cattolici (non solo italiani) non sono mai stati uniti, ma divisi, come tutti i cittadini, in conservatori e progressisti, in difensori della status quo e riformatori/rivoluzionari. Basti pensare alle contraddizioni attuali: cattolici sono Laura Binetti e Don Gallo, il teologo Vito Mancuso e Ratzinger, Hans Kung e il cardinal Ruini, personaggi antitetici sul piano del progetto terreno. Come, in passato lo sono stati il cardinal Lercaro e il card Siri, don Milani , don Mazzi e padre Balducci acerrimi competitors della chiesa fiorentina ufficiale, e ancora, nella storia, Francesco d’Assisi e il cardinal Bellarmino,  Ignazio Loyola e la gesuitica scuola contro  la chiesa rinnovata invocata da Giordano Bruno.  I cattolici si sono anche dilaniati in questa contrapposizione storica tra conservatori e progressisti. Durante il nazismo abbiamo avuti preti sostenitori del Terzo Reich e preti oppositori, martiri. Così nel nostro ventennio fascista.

E allora? La comune fede religiosa non può comportare un identico modo di pensare circa il progetto del  regno di questo mondo. Proprio perché il regno predicato da Gesù non è di questo mondo. Tuttavia esiste il problema dei valori evangelici, quelli chiari, trasparenti, indiscutibili: la solidarietà, l’uguaglianza, l’amore verso il prossimo, la povertà di spirito, la condivisione. Con questi valori i cattolici, se vogliono continuare a essere presenti nella società e a esser pensati come cristiani e non come una setta di privilegiati dallo Stato, devono, sono costretti a fare i conti.

C’è solo da sperare che vecchi rigurgiti clericali e integralisti non riducano, di nuovo, la presenza del cattolicesimo nella politica italiana a una sterile rivendicazione di privilegi e di condizionamenti illiberali. E’ un timore fondato, se si pensa a ciò che è successo, non molto tempo fa, alla legge sulla fecondazione assistita e all’ostilità preconcetta verso ogni forma di “fine vita” sostenibile. Il fondamentalismo integralista è il cancro “religioso” del mondo moderno, sia islamico che cristiano: stiamoci attenti.E’ troppo chiedere ai cittadini cattolici, che vivono in una società ormai secolarizzata, di lasciare che gli altri abbiano le loro libertà? E’ troppo chiedere che non si chieda alla società di “cattolicizzarsi” fino a fare del magistero della chiesa un principio fondante della vita civile? Io credo di no, credo che i cattolici intelligenti lo capiscano. Ma forse proprio questi di un nuovo partito cattolico non sentono il bisogno, stanno bene là dove sono già impegnati in politica.

Amoproust, 19 ottobre 2011

PS.
In queste ore si sta parlando di nuove leggi speciali per l’ordine pubblico, dopo ciò che è successo  a Roma. Siamoci attenti. Le leggi “speciali” di rado sono esenti da tentazioni autoritarie e liberticide. Poi, caro Maroni, non si può pensare a leggi speciali mentre il tuo governo toglie risorse e finanziamenti alle forze di polizia, che hanno mezzi obsoleti e a cui manca la benzina per farli camminare. Ha dichiarato un poliziotto che gli idranti a Roma durante la guerriglia urbana di domenica, erano privi di pressione e quindi facevano “rosina” ai violenti contro cui erano diretti. Si diano mezzi e risorse alle forze dell’ordine e si applichino le leggi esistenti con rigore: bastano e avanzano

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