sabato 30 marzo 2013

Questa non è politica, è dipendenza patologica



Questa non è politica

Sono qui, in attesa (sabato 30 ore 10.00), penso come tutti i cittadini con un minimo di tenuta democratica e responsabilità civica, delle decisioni di Napolitano, dopo le ultime consultazioni.

Ebbene. Le cose bisogna dirle chiare.

Siamo stretti tra un pazzo, padre padrone, ormai dichiaratamente folle nella sua lucidità paranoica che impedisce ai “suoi” qualsiasi mossa diversa da un “no” reiterato e continuo e un padrone autoritario che pensa solo a salvare se stesso e le sue aziende. Cianciano tutti del bene dell’Italia ma non si vede dove e come.



Il PD avrà i suoi torti, ma non mettiamolo sullo stesso piano. Bersani ha fatto tutti gi sforzi possibili per cercare un “sì” da parte del M5S ma quelli no, a tener duro senza prospettiva alternativa possibile (che loro possa piacere). Berlusconi insiste per una grande coalizione, perfettamente consapevole che sarebbe lo stallo totale per qualsiasi nuova legge o riforma. Quindi la sua proposta significa solo “elezioni anticipate con questa legge” nella speranza di vincere stavolta e di metterlo così platealmente nel c… a tutti. Il PD fa bene a rifiutare questo abbraccio mortale che lo stritolerebbe definitivamente. Ma il suo torto è l’eterno disaccordo interno, che lo caratterizza. Bruciato Bersani, rimane poco. Chi grida Renzi non sa, forse, cosa significhi per il PD una mutazione del genere.

Cosa augurarsi? Uno scatto ancora di creatività ed energia da parte di Napolitano? Ma cosa vogliamo da questo dignitoso anziano, che bruci i 100 metri in 8 secondi netti? Siamo folli!

Ma queste tre posizioni dicono qualcosa dell’Italia e degli italiani. Il bisogno esasperato di qualcuno che comandi, che dica loro cosa fare, che li deresponsabilizzi. Che si chiami questo qualcuno Grillo o Berlusconi o Napolitano o, un domani, il generale Pinco Pallino, poca importa. Che comandi, che decida, che ci sollevi da questa frustrazione della non decisione, delle fazioni contrapposte.  C’era uno, una volta, si chiamava Benito e molti ne hanno nostalgia. Io no. Ma il mio parer conta poco. Però questo Benito poi lo appesero a Piazza Loreto. Ci pensi bene il futuro monopolista politico del momento.



Al di là di ogni profezia, quando vedo Grillo o le confuse teorie di Casaleggio o il video Gaia, vedo gli imbesuiti di Berlusconi che manifestano contro i magistrati sapendo, è certo, che lui è colpevole, ma non possono fare  a meno del capo, se no va tutto a carte 48, quando sento quelli del PD che invocano Renzi come un demiurgo salvatore, allora mi dico: siamo proprio lontani da una vera mentalità civica e democratica. E ci meritiamo il peggio.


Amoproust, Pasqua 2013

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