venerdì 1 marzo 2013

due papa due



2 papa 2

Forse non ho il diritto di parlare. Forse dovrei stare zitto perché mi professo agnostico e un cristiano non praticante. Cristiano perché vedo in Gesù di Nazareth un grande uomo che ha dato al mondo un messaggio unico di fratellanza universale.
Ora la vicenda delle dimissioni (o si dovrebbe dire abdicazione?) è stata oggetto di commenti plurimi. Si è parlato di gesto epocale, drammatico, storico, rivoluzionario. Un Papa che si dimette. Siccome il Papa è punto di riferimento di milioni di credenti e anche di non credenti, tutto ciò merita rispetto e considerazione.
Ma qualcosa mi prude e mi ha deluso e mi pone interrogativi. Bene: il Papa si dimette perché “non ce la fa più”, perché è disgustato, deluso, si sente tradito. Uno che dice queste parole si ritira a vita privata, se ne va in un lontano convento a pregare e meditare, non fa nemmeno conoscere la sua dimora. Si seppellisce al mondo. Come un monaco. Oppure, se meglio gradisce, si ritira in un bel posto, si gusta l’ultimo raggio di sole della sua vita. Difendendo la sua privacy. Legittimo.
No, Papa Ratzinger non fa questo. Rimane in Vaticano e si fa chiamare (lo ha deciso lui) Papa emerito. Cavoli! Bel rispetto per il suo successore che dovrà convivere con il Papa precedente, per di più emerito! Ratzinger, se aveva abbastanza umiltà, poteva aspettare almeno che gli altri lo chiamassero così: Papa emerito. Dal vocabolario. Emerito = insigne, famoso, che non esercita un ufficio, ma ne conserva onorificamente o con limitate attribuzioni il grado. Quali limitate attribuzioni? Il professore emerito può ancora insegnare o spesso è punto di riferimento per i professori in cattedra.
Quindi, per autoelezione, Ratzinger intende vigilare e sovrintendere il papato. Lo dice la sua permanenza in Vaticano. Lo dice la sua autonomina.
Questo è un fatto sconvolgente e gravido di conseguenze. Ammettiamo che i cardinali in Conclave (ispirati – secondo la dottrina – dallo Spirito Santo) eleggano un riformatore, un cardinal Martini p.e. (un suo emulo o clone). Ammettiamo che questo nuovo Papa apra al mondo, al sacerdozio femminile, ai problemi del fine vita, a una rinnovata moralità sessuale non sessuofobica (come vorrebbero molte voci nella Chiesa militante), al divorzio, alla vera povertà nella Chiesa ecc. ecc. Che farà Papa Ratzinger (emerito)? Alzerà il suo dito ammonitore o soffrirà in silenzio?  Che farà Papa Ratzinger se il nuovo Papa deciderà di vivere fuori dal Vaticano, in segno di rinuncia al fasto e allo sfarzo?

Futurologia, fantastoria della Chiesa: ma la Chiesa ha conosciuto gli Antipapi e fino a tre papi autoproclamatisi contemporaneamente. Come si sia risolta la questione non mi ricordo, ma certamente con la vittoria del più potente, di quello con maggior seguito nella gerarchia (magari per questioni di interesse temporale). Guardate nei libri di storia.

Insomma non mi lascia tanto tranquillo questo papa emerito che come un fantasma si aggira per i corridoi e i giardini del Vaticano, magari con un seguito di cardinali che lo visitano, lo consultano, si confidano, tramano?

Sarebbe, in tempi moderni, la fine della Chiesa. Un altro scisma invece dell’ecumenica fratellanza? Profezie malvagie, dirà qualcuno. E spero sinceramente che tali siano. Perché la fine della Chiesa moderna sarebbe  lo spegnimento di un faro nel mondo per la pace, l’unione tra i popoli, la fine delle guerre.  Guai se dovesse succedere.

Amoproust, 1 marzo 2013

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