martedì 25 dicembre 2012



L’agenda Monti



La conferenza stampa del dimissionario Mario Monti non ha definitivamente fugato tutti i dubbi e le incertezze. Il discorso è stato veramente un po’ democristiano, di uno stile più simile a quello di Aldo Moro che a quello del citatissimo De Gasperi. Chiaro e preciso nelle diagnosi (non totalmente condivisibili) e abbastanza fumoso per il futuro. Vedremo, verificheremo… Più che altro il signor Monti (che si è dimostrato persona seria, rispettabilissima, sobria e di solidi principi) ha messo in campo non tanto se stesso (lui vuole “salire”!) ma un memorandum di proposte e un piccolo diktat: chi ci sta, ci sta e ci misureremo con chi non ci sta.



Il dialogo è cosa diversa. Io metto in campo dei progetti, delle idee, tu metti in campo le tue e poi ne discutiamo, Vediamo che accordo si può trovare. Questa è la politica. Questo è governare. Non credo che Monti sia così “poco intelligente” da non saperlo. Lo credo preoccupato che il suo lavoro di questo anno venga gettato via da forze poco responsabili. Ma su questo punto occorre ragionare.



Cosa ha realizzato il governo Monti? Due grandi riforme e alcune altre leggi importanti. Non ha portato a termine la legge anticorruzione (definita incompleta) - non ha avuto la capacità di portare i partiti a un accordo sulla legge elettorale (la colpa è dei partiti e soprattutto della destra che si è tirata indietro ad accordo già raggiunto- poco male perché la previsione era di una proporzionale quanto mai zoppa), non ha inciso sulla spesa pubblica soprattutto della politica più di tanto e così via. Monti dice “colpa dei contrapposti veti”. Ma forse anche colpa di un’azione di governo troppo cauta nel non voler pestare i piedi di nessuno: cosa impossibile quando si tratta di abbattere privilegi e di far torto a potentati.



Ma (osserviamo senza livore) i piedi sono stati calpestati ai lavoratori pensionandi senza pietà. La riforma Fornero è tanto radicale quanto in certi passaggi crudele. Forse pochi la conoscono a fondo. Non solo il dramma degli esodati che si risolverà (speriamo), ma l’impossibilità di andare in pensione se non a 70 anni e più in certi casi e con assegni ultraridotti. Ma non si poteva considerare con un minimo di attenzione che un settantenne è considerato un “anziano” e che non è il caso che stia in un cantiere, su una cattedra, su una catena di montaggio o dietro uno sportello? E nemmeno in Parlamento? Rigidità in uscita questa è, altro che flessibilità. E non serve dire che la vita media si è allungata… Oggi la vita – badiamo bene – è un impegno a partire dai tre anni: scuola materna, scuola elementare, scuola media con corsi a non finire, compiti, esigenze sulle spalle di preadolescenti e adolescenti fino ai vent’anni e poi (se lo si trova) lavoro per più di quarant’anni, tendenti ai cinquanta… E lasciamo stare la responsabilità della famiglia e le grane sul lavoro e lo stress dei doveri sociali tra i quali la defalcazione delle proprie risorse a favore dello Stato. Insomma vivere oggi (e non è autocommiserazione) è eroico. I casi fortunati di persone soddisfatte sul lavoro e in famiglia si riducono fortemente e poi se il lavoro non c’è come si fa a farsi una pensione nemmeno a 70 anni?



E’ che la signora Fornero non sa cosa significhi tutto questo. Vuol fare degli italiani un  popolo di asceti?  Forse stanno bene solo i monaci e i frati nei conventi (un mondo rovesciato) – sarà contento Ratzinger per l’incremento delle vocazioni quando avverrà che si mangerà tre volte al giorno solo facendosi monaci (è già successo nella storia).



Dire, come fa Monti che chi cerca di smontare la sua agenda vuole danneggiare l’Italia può esser vero solo in parte. Perché l’equità è mancata e va introdotta e introdurre equità non significa solo mettere un po’ di patrimoniale su chi i patrimoni li ha, ma significa progettare una vita decente per tutti e quindi anche ritoccare gli slanci ascetici della Fornero. La quale può turarsi le orecchie quanto vuole, ma le grida di dolore si faranno così forti da spaccarle i timpani.



Quindi nulla è intoccabile né sul piano del sistema pensionistico (Hollande ha ridotto a 60 anni l’età della pensione) né sul piano della riforma del mercato del lavoro, su cui ci sarebbero da dire molte cose.



Non capisco Monti quando accusa CGIL e Vendola di essere conservatori. Mi sembra scorretto l’uso del termine, perché se “conservare “ significa difendere diritti conquistati a fatica nei secoli (e diritti umani) è un bel conservare e se “innovare” significa sacrificare l’uomo al dio mercato, significa per me tornare indietro. E mi sembra che la logica montiana, nelle sue espressioni peggiori (non sono tutte così, per fortuna) tuteli le ragioni “finanziarie” del mercato più che le ragioni umane dell’homo faber. Ed è il peggior capitalismo che ci sia.



Mi piace Monti che invoca leggi più severe contro la corruzione, condanna gli sprechi nella pubblica amministrazione, chiede legalità nel comportamento fiscale, vuole una classe politica pulita e coerente. Ma tutto ciò non si costruisce, caro Monti, alleandosi con una borghesia riottosa a qualsiasi riforma che abolisca i suoi privilegi, con una Chiesa che di nuovo vuole privilegi. I tempi di Quintino Sella sono finiti e non si può reintrodurre la tassa sul macinato o sul sale... o si può con l'IVA al 22%? Si può costruire legalità e equità solo alleandosi con chi le vuole da sempre, perché non ha più nulla da perdere, avendo dato anche la camicia.



Insomma siamo di fronte (di nuovo!) a un paradosso. Chi lo vuol leggere lo faccia, chi vuol chiudere gli occhi ancora una volta, è padrone anche lui di procedere. Ma mettendo in competizione forze riformiste “diverse”, che intendono per riforme cose contrarie, si ottiene solo la paralisi ed è questo che io temo. Tiro alla fune.



Auguri a tutti

Amoproust, 25 dicembre 2012

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