venerdì 18 novembre 2016

Voterò…sì.

Credo che a pochi interessi ciò che farò il giorno del referendum, ma dato che nel mio blog mi sono sempre esposto sinceramente, trovo corretto esprimere il mio orientamento per il voto, nel massimo rispetto di chi ha deciso diversamente.

Io penso che la riforma proposta da Renzi abbia molti difetti ma, leggendola attentamente:
·       non vedo lo stravolgimento della Costituzione. Infatti i punti fondamentali rimangono intatti
·              non ho riscontrato pericoli di svolte autoritarie o peggio
·            ci sono positività che si rincorrono da anni: il superamento del bicameralismo perfetto, compiti diversi per la Camera  e il Senato, maggiore semplicità nell’approvazione delle leggi
·        la riforma del titolo V attribuisce poteri allo Stato che prima erano delle Regioni: fatto positivo in quanto il federalismo accentuato rischiava di minare l’uguaglianza dei cittadini e il diritto di tutti a prestazioni identiche (la riforma del 2001 si è rivelata profondamente sbagliata).

I difetti:
·             un Senaticchio formato da consiglieri regionali e sindaci con un doppio lavoro non retribuito. Non faranno bene né la prima cosa né la seconda e si sa che, quando una persona non è retribuita, non fa niente o quasi. Era forse meglio abolire il Senato del tutto.
·        l’assenza di un’indicazione chiara di chi elegge i Senatori, la camera alta. Perché sottrarre ai cittadini questa prerogativa?
·             il pericolo, data l’ambiguità di alcune norme, di conflittualità permanente tra lo Stato e le Regioni (si sa la litigiosità degli italiani che si accapigliano per tutto e sono riottosi a regole comuni).

In sintesi: la Riforma poteva essere fatta meglio e con maggior giudizio ma questo non è ragione per bocciarla al cento per cento. Bocciarla significa lasciar tutto come prima, perdere i vantaggi che offre (indiscutibili) e ricominciare a lamentarsi per mettere in piedi a ritmo continuo altri aborti di riforma non condivisa.

Ancora: il Parlamento (e noi siamo una Repubblica parlamentare) ha operato due letture della Riforma per Camera e l’ha approvata nel testo esatto e con il titolo esatto in cui viene sottoposta ai cittadini.  Delegittimiamo il Parlamento? E perché alcuni parlamentari che l’hanno approvata adesso optano per il “no”? Non do giudizi, mi pongo la domanda.

Le obiezioni relative al cosiddetto “combinato disposto” risultante dall’incrocio perverso tra riforma e legge elettorale è stato in parte superato con l’accordo interno al PD per una riforma della legge elettorale. Cuperlo l’ha firmato.

E’ solo una promessa e una prospettiva, ma il capo del governo ha tutto l’interesse politico a mettere in piedi una riforma dell’Italicum che ora promette solo di sbalzarlo di sella. Non solo ma l’accordo prevede di riportare i cittadini alla elezione dei Senatori. “Come” non si sa, ma è un passo avanti. E poi c’è il fatto che la legge va approvata dal Parlamento  e nessuno è disponibile a votarla prima del 4 dicembre (ci sono i numeri?).

Infine per il no e il sì alcune considerazioni strategiche.

Il “sì” origina stabilità, non apre scenari di crisi. Indiscutibile. Renzi (è un arrogante - lo sappiamo -  attacca a testa bassa, si rende antipatico) si rafforza ma non sarà un regime. Togliamoci questa idea dalla testa. C’è un Presidente della Repubblica e c’è una forte opposizione. Timori infondati.

Il “no” introduce fatalmente un periodo di instabilità. Nessun dramma, ma molti problemi. Urla e strepiti. Richieste di dimissioni del Governo, che, se accettate, potrebbero portare a elezioni anticipate. Con quale legge? Una per la Camera e una diversa per il Senato? Con quali conseguenze? Le elezioni porterebbero fatalmente a un ballottaggio in cui gli italiani –  si prevede (al di là dei sondaggi di cui non si fida più nessuno, ma in una prospettiva politica corretta) – consegnerebbero il Governo ai 5 stelle. Potrebbero anche governare bene, ma Grillo non dà alcuna affidabilità.  Chapeau, un capolavoro.

Oppure il no prelude a un governicchio tecnico o a un ritorno di Renzi con le grandi intese. E’ questo che vogliono i sostenitori del no?

E non me la sento di mettermi in compagnia di Salvini, Grillo, Brunetta e Meloni. + Sel e alcuni dem. Non mi piacciono queste ammucchiate destra-sinistra, sempre preludio nella storia di brutti periodi.

Con i problemi  sul tappeto in Europa e nel mondo non è il caso di aprire una crisi che può essere semplice ma anche drammatica. Non lo possiamo prevedere. 
Oggi non abbiamo un’alternativa seria, migliore a Renzi. Lo predica da mesi il filosofo Cacciari. E gli do ragione.  La pensano così altri autorevoli personaggi. Mi trovo in compagnia di Scalfari, Veltroni, Pisapia, Cuperlo, Fassino, Chiamparino, Rossi, Zingaretti, autorevoli rappresentanti del PD. Forse anche Prodi. Gente di sinistra, tra i fondatori del PD. E il referendum non mette in gioco il governo (dichiarazione di Bersani).

Sono approdato al “sì” con un travaglio personale che mi vede scegliere una soluzione che molti dei miei amici e compagni non condividono.

Mi dispiace ma la coscienza politica è coscienza politica.


Amoproust, 18 novembre 2016

1 commento:

  1. Mario il tuo post lo condivido al 100%, come sempre centri il problema. Mi auguro che chi è orientato per il no leggendolo e analizzando il tutto, soprattutto non fermandosi al Renzi dentro o fuori, si convinca.

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