E-commerce
L’e-commerce è un’altra
di quelle formule “magiche” che definiscono la modernità tecnologica. Non
vorrei sembrare reazionario ma io ho le mie perplessità. E vi spiego il perché.
Certo, è di una
comodità sconcertante. Vai su Internet, esplori i siti di vendite (Amazon
p.e.), trovi un prodotto che ti piace, fai pochi clic e lo comperi. Con la
carta di credito o con Paypal. Non ti muovi da casa tua, in vestaglia e pantofole.
Qualche giorno dopo ti arriva il plico con il prodotto. Velocissimo. Amazon
prime promette in un giorno.
Ma pochi pensano a
cosa c’è dietro: colossali magazzini dove giovani spesso al primo lavoro (si
prende ciò che si trova) registrano gli acquisti, movimentano le merci, le
impacchettano, le dirigono agli spedizionieri, le caricano e via al
destinatario. Moderni operai: una vera catena di montaggio logorante, un nuovo
schiavismo. Retribuzioni da fame, spesso a cottimo: chi più fa (pacchetti – movimentazioni,
imbustamenti) più guadagna. Un tanto a
lavorazione. Facchinaggio, carrelli, pacchi, scaffali, ritmi insensati. Stakanov
insegna.
Nessuna vera tutela, precarietà assoluta, licenziamenti facili. Una fabbrica senza sindacati.
E poi? Camion e
furgoni che girano per il territorio a consegnare. Sempre in fretta, sempre
senza respiro.
Internet, la rete
doveva semplificare la vita e andare verso il disinquinamento del pianeta. E’
esattamente l’opposto con l’e-commerce.
Non discuto che certe
categorie di persone abbiano bisogno della consegna a domicilio e certi beni siano rintracciabili solo on-line.
Ma se uno ha le gambe e la voglia di uscire di casa va in centro, gira per i negozi, guarda le
vetrine. Trova ciò che gli piace, lo acquista. Queste abitudini possono aiutare
a rivitalizzare i centri cittadini, alcune volte degradati a favore di enormi centri commerciali.
Volete aiutare la
società? Alzatevi dalla sedia e muovetevi.
Limitate l’e-commerce allo stretto necessario. I giovani possono trovare lavoro
come commessi e vetrinisti e commercianti. Non saranno più schiavi di un enorme
magazzino.
Poi ingiuriatemi
come codino e retrogrado. Ci sto.
Amoproust, 15 novembre 2016
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