venerdì 7 settembre 2012



Perché non mi piace Renzi

Ci sono diversi motivi nel farsi piacere una persona, soprattutto un personaggio politico. Motivi di empatia, emozionali e motivi razionali, di merito.

Non sarò ordinato, parlerò a braccio. Renzi non mi piace perché irrompe nel dibattito politico come un bulldozer (e in questo mi ricorda un po’ sia il Berlusca, sia Grillo), proponendo di spaccare tutto, lui dice “rottamare” la generazione del PD ora al timone. Si rottamano le cose vecchie, non più funzionanti o funzionali, i vecchi televisori, le vecchie auto, i frigoriferi decotti. Ma le persone no, non si rottamano. Anche se vecchie hanno sempre qualcosa da dire e non è detto che siano più incapaci delle persone  giovani. Dipende da quello che sanno dire e fare.

Ora in questa furia di rinnovamento rottamattore, cosa ha da dire Renzi meglio di Bersani, D’Alema o la Bindi? Poco, molto poco. Balbettii. Un vero programma d’azione Renzi non lo ha. Ha solo fregola di prendere un posto importante, di occupare la scena politica.

Quindi per prima cosa mi sta antipatico perché sgomita per arrivare a tutti i costi e condanna una generazione per proporre se stesso.


Poi Renzi deve dire cosa intenda fare, se diventa leader. Proseguire il cammino virtuoso di Monti? Ok, mi sta bene. E poi? Nient’altro? Allora preferisco che continui la sua strada Monti o un suo uomo, non uno del PD. Perché se Renzi è del PD qualcosa di diverso, di “sinistra” deve saperlo dire. Di sinistra Renzi ha poco da dire: è un uomo di centro, un ex democristiano, uno che probabilmente era un anticomunista viscerale. Orbene – pur valutando tutti i difetti del nostro comunismo all’italiana – un atteggiamento del genere  non è coerente con la storia e il DNA del PD. Partito nuovo, costruito su diverse sensibilità e culture, ma che non può che avere un profondo rispetto per la sinistra storica. Altrimenti semplicemente non è.

Poi non mi piace Renzi perché è uno smargiasso, un “adesso arrivo io”, uno che vuol bruciare le tappe. A parte il fatto che anche lui non è un pivellino: ha già fatto il Presidente della Provincia di Firenze ed ora è sindaco. Ok. Faccia bene e concluda bene il suo mestiere. Non si può fare bene il Sindaco e  girare l’Italia per farsi propaganda per le primarie di un partito. Vuol dire avere poco senso istituzionale. Guardi Zingaretti: è giovane, è una faccia nuova, sta facendo il Presidente della Provincia di Roma. Forse si candiderà per fare il Sindaco della capitale. Ma non sgomita, non si agita, non chiede di spazzar via Bersani e compagnia. E’ rispettoso.

Poi Renzi mi deve dire cos’ha Bersani che non va. E’ così vecchio? Ha idee vecchie? Lo dimostri, a me non pare proprio. Mettersi in competizione adesso con Bersani, dentro il PD, per fare il leader della coalizione (quale, questo sarebbe bello saperlo!) è sbagliato, perché interrompe un processo storico, un iter politico di anni. Renzi si metta in coda, nessuno ha detto che lui non ha le capacità o il carisma, ma aspetti un passaggio, un giro, per favore.

Insomma questo Pierino della politica, questo GianBurrasca dall’accento fortemente colorato dimostri di saper rispettare  chi di strada ne ha fatta più di lui e ha servito la causa molto più a lungo. I vecchi prima di essere rottamati, vanno ascoltati, soprattutto se dimostrano di aver qualcosa da dire. Io trovo, p.e. che D’Alema, quando parla, dimostri di essere un politico con i fiocchi e mi dispiacerebbe vederlo collocato in pensione e zittito da un giovanotto un po’ presuntuoso. E quando D’Alema, il cosiddetto “superArrogante D’Alema” ha coperto la carica di Ministro degli Esteri, chapeau, tutti nel mondo hanno riconosciuto la sua  competenza. Noi no? Lo vogliamo rottamare con il suo bagaglio di competenze e capacità? È ironico, sprezzante e – talvolta – caustico e velenoso. Ma se lo può permettere.

I “vecchi” vanno rispettati, soprattutto in un partito: ne rappresentano la storia, la memoria e il travaglio di crescita. Questo è ciò che penso. E i Renzi rottamatori mi fanno un po’ paura. Paura che, dietro tutta questa voglia di rinnovamento, ci sia il vuoto delle idee e dei progetti, ci sia solo la scalata alle poltrone.

Ora un Matteo Renzi in Europa a dialogare con Hollande e la Merkel, a gestire le relazioni con il difficile quadro istituzionale, non ce lo vedo proprio. Non basta l’accento toscano, forse è meglio il sigaro toscano di Bersani.

Amoproust, 8 settembre 2012

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