Perché non mi piace Renzi
Ci
sono diversi motivi nel farsi piacere una persona, soprattutto un personaggio
politico. Motivi di empatia, emozionali e motivi razionali, di merito.
Non
sarò ordinato, parlerò a braccio. Renzi non mi piace perché irrompe nel
dibattito politico come un bulldozer (e in questo mi ricorda un po’ sia il
Berlusca, sia Grillo), proponendo di spaccare tutto, lui dice “rottamare” la generazione
del PD ora al timone. Si rottamano le cose vecchie, non più funzionanti o
funzionali, i vecchi televisori, le vecchie auto, i frigoriferi decotti. Ma le
persone no, non si rottamano. Anche se vecchie hanno sempre qualcosa da dire e
non è detto che siano più incapaci delle persone giovani. Dipende da quello che sanno dire e
fare.
Ora
in questa furia di rinnovamento rottamattore, cosa ha da dire Renzi meglio di
Bersani, D’Alema o la Bindi? Poco, molto poco. Balbettii. Un vero programma d’azione
Renzi non lo ha. Ha solo fregola di prendere un posto importante, di occupare
la scena politica.
Quindi
per prima cosa mi sta antipatico perché sgomita per arrivare a tutti i costi e
condanna una generazione per proporre se stesso.
Poi
Renzi deve dire cosa intenda fare, se diventa leader. Proseguire il cammino
virtuoso di Monti? Ok, mi sta bene. E poi? Nient’altro? Allora preferisco che
continui la sua strada Monti o un suo uomo, non uno del PD. Perché se Renzi è
del PD qualcosa di diverso, di “sinistra” deve saperlo dire. Di sinistra Renzi
ha poco da dire: è un uomo di centro, un ex democristiano, uno che probabilmente
era un anticomunista viscerale. Orbene – pur valutando tutti i difetti del
nostro comunismo all’italiana – un atteggiamento del genere non è coerente con la storia e il DNA del PD.
Partito nuovo, costruito su diverse sensibilità e culture, ma che non può che
avere un profondo rispetto per la sinistra storica. Altrimenti semplicemente
non è.
Poi
non mi piace Renzi perché è uno smargiasso, un “adesso arrivo io”, uno che vuol
bruciare le tappe. A parte il fatto che anche lui non è un pivellino: ha già
fatto il Presidente della Provincia di Firenze ed ora è sindaco. Ok. Faccia
bene e concluda bene il suo mestiere. Non si può fare bene il Sindaco e girare l’Italia per farsi propaganda per le
primarie di un partito. Vuol dire avere poco senso istituzionale. Guardi
Zingaretti: è giovane, è una faccia nuova, sta facendo il Presidente della
Provincia di Roma. Forse si candiderà per fare il Sindaco della capitale. Ma non
sgomita, non si agita, non chiede di spazzar via Bersani e compagnia. E’ rispettoso.
Poi
Renzi mi deve dire cos’ha Bersani che non va. E’ così vecchio? Ha idee vecchie?
Lo dimostri, a me non pare proprio. Mettersi in competizione adesso con
Bersani, dentro il PD, per fare il leader della coalizione (quale, questo sarebbe
bello saperlo!) è sbagliato, perché interrompe un processo storico, un iter
politico di anni. Renzi si metta in coda, nessuno ha detto che lui non ha le
capacità o il carisma, ma aspetti un passaggio, un giro, per favore.
Insomma
questo Pierino della politica, questo GianBurrasca dall’accento fortemente colorato
dimostri di saper rispettare chi di strada
ne ha fatta più di lui e ha servito la causa molto più a lungo. I vecchi prima
di essere rottamati, vanno ascoltati, soprattutto se dimostrano di aver
qualcosa da dire. Io trovo, p.e. che D’Alema, quando parla, dimostri di essere
un politico con i fiocchi e mi dispiacerebbe vederlo collocato in pensione e
zittito da un giovanotto un po’ presuntuoso. E quando D’Alema, il cosiddetto “superArrogante
D’Alema” ha coperto la carica di Ministro degli Esteri, chapeau, tutti nel
mondo hanno riconosciuto la sua competenza.
Noi no? Lo vogliamo rottamare con il suo bagaglio di competenze e capacità? È
ironico, sprezzante e – talvolta – caustico e velenoso. Ma se lo può
permettere.
I
“vecchi” vanno rispettati, soprattutto in un partito: ne rappresentano la
storia, la memoria e il travaglio di crescita. Questo è ciò che penso. E i
Renzi rottamatori mi fanno un po’ paura. Paura che, dietro tutta questa voglia di
rinnovamento, ci sia il vuoto delle idee e dei progetti, ci sia solo la scalata
alle poltrone.
Ora
un Matteo Renzi in Europa a dialogare con Hollande e la Merkel, a gestire le
relazioni con il difficile quadro istituzionale, non ce lo vedo proprio. Non
basta l’accento toscano, forse è meglio il sigaro toscano di Bersani.
Amoproust,
8 settembre 2012
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