mercoledì 12 settembre 2012

Leggendo DF Wallace

Leggendo David Foster Wallace


Sto leggendo, con grande interesse, "Considera l'aragosta" di D.F. Wallace, il grande scrittore americano morto suicida nel 2008. E' una raccolta di saggi e articoli, uno spaccato incredibile dell'America anni '90, dei suoi tic, delle sue manie. Anche una critica ironica e sferzante dei suoi vizi e delle sue ipocrisie.

Un saggio è dedicato all'avventura politica di McCain, candidato o meglio "anticandidato" repubblicano alla Casa Bianca. L'autore ha seguito la sua campagna per le primarie per la rivista "Rolling Stones", ne offre un racconto vivido e stimolante, un resoconto impietoso. L'autore si domanda cosa avesse Mc Cain per raccogliere tanto successo - inizialmente - prima di essere travolto da Bush e si risponde "la sua schiettezza, diceva la verità" anche se le sue proposte politiche erano immonde, vera spazzatura per un democratico come Wallace. Diceva la verità e la sua biografia di ex carcerato in Vietnam, dove aveva sopportato, paracadutato su Hanoi,  il duro carcere e la sofferenza per 5 lunghi anni, piuttosto che contraddire un codice d'onore, questo supportava e garantiva la sua schiettezza. "Diceva la verità" anche se le sue proposte politiche erano immonde, vera spazzatura per un democratico come Wallace. 

"Perché tutti i politici ci hanno mentito - commenta amaramente Wallace -, ci hanno mentito tanto, e sentire che ci hanno mentito fa male"- "è doloroso sapere che i sedicenti rappresentanti del popolo tra i quali si è costretti a scegliere, sono tutti impostori la cui unica vera preoccupazione è la propria sopravvivenza e sussistenza" ecc.ecc. 

E qui ho pensato alla situazione politica odierna italiana e mi sono chiesto: perché il governo Monti e Monti stesso hanno tanto successo (un gradimento del 48% è un successo!)? Perché dice la verità. Diversamente dai politici di rango, di carriera.

Quando Monti riconosce che la sua politica di rigore "ha certo rallentato la ripresa e ha condizionato/favorito la recessione nei tempi brevi, ma era necessaria" dice una verità che nessun politico avrebbe mai detto, temendo l'impopolarità. Quando Passera dice ai lavoratori dell'Alcoa che "la situazione della fabbrica è delicata, forse irresolvibile" dice la verità e scatena la rabbia della gente, ma è la verità. Quando donna Fornero (che pur mi sta antipatica) dice che "il posto di lavoro fisso, dall'assunzione alla morte, sì, proprio quel posto, è una chimera del passato" dice la verità, una scomoda verità. 

Perché i tecnici possono dire la verità che i politici, soggetti alle elezioni, non possono dire. 
E quindi continuiamo e sentirci dire dai politici che "le tasse saranno abbassate", che "tutti avranno un posto di lavoro", che "la Padania è una nazione" che "all'orizzonte c'è il sol dell'avvenire"  e che gli asini voleranno. 
Ma le cose stanno cambiando. Perché gli elettori oggi, i cittadini hanno imparato molto, sono maturati e più consapevoli. La crisi, la paura hanno questo effetto positivo sulla gente, come la guerra: maturano le coscienze. 
Non tutti, però. Gli elettori - scusatemi la grossolanità e l'approssimazione - si possono grossomodo dividere in due  categorie. 
La prima categoria è quella de "i gonzi, degli ingenui e dei sognatori" che vogliono continuare a credere nell'impossibile e quindi seguono i populisti e i rivoluzionari della domenica, come Grillo, e mi dispiace dirlo, anche come i profeti della sinistra estrema o i leghisti. Poi ci sono "i realisti e prosaici pragmatici", più grigi e incolori e quindi forse meno interessanti, che guardano alla realtà delle cose e, più che sognare, vogliono l'onestà dei piccoli passi e delle cose possibili. Sapendo che, p.e. è incompatibile un Welfare stile scandinavo con una riduzione sostanziale delle imposte, che è incompatibile fare i furbi con il fisco e usufruire dei servizi dello Stato, che è impossibile un benessere generalizzato senza una spartizione delle risorse e una ridistribuzione del reddito, che non si dà salute e ambiente sano con un'industria velenosa e inquinante, che solo l'Europa e una cessione di sovranità sostanziale (e non l'autarchia e la liretta) ci possono salvare. Tutte verità che costano, che urtano con un sostanziale conservatorismo, con il mantenimento a tutti i costi della produzione industriale così com'è e con la difesa a oltranza dei privilegi e delle rendite di posizione acquisite.
Soprattutto i cittadini consapevoli hanno capito che il "proprio particulare interesse" e la sua coltivazione a oltranza è incompatibile con l'interesse generale che richiede partecipazione e sacrifici.

Cambiare costa, innovare è difficile, riformare senza pestare i piedi a nessuno una bella utopia. Monti ci ha insegnato questa realtà e, ora che lui è quasi al termine della sua opera, dobbiamo cercare di capirne la lezione e, anche, le durezze.
Ma i politici cambieranno? Stando a veder cosa succede direi di no. E' amaro dirlo ma è - ancora una volta - la verità. Non riescono a mettersi d'accordo su una legge elettorale  che serva veramente al paese, perché tutti pensano solo a una legge elettorale che serva al partito di appartenenza. Per quanto riguarda i loro privilegi ci hanno ancora mentito: li hanno mantenuti, quasi tutti, a dispetto dei sacrifici chiesti ai cittadini e contro le loro stesse promesse. E così sta succedendo per la giustizia e l'anticorruzione (c'è qualcuno - evidentemente - che tifa per i corrotti!). 

Il panorama è desolante. Se qualcosa non cambia, legge elettorale nuova o no, ci servirà un Monti bis e uno ter all'infinito, finchè nasca una nuova generazione di giovani politici veramente attenti al bene comune. E la ricetta sta nel fare in modo che la politica non paghi, che sia un vero servizio. Come? Beh, è una bella domanda.

Amen

Amoproust, 12 settembre 2012.

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