sabato 3 settembre 2011

COPROLALIA


COPROLALIA

E siamo arrivati alla coprolalia e scatologia  istituzionale. La volgarità di Bossi e compagnia ci è nota da tempo: pernacchie, dita indici alzati, frasacce, cazzi vari. Di Berlusconi conoscevamo i toni da bon ton, gentili e sommessi, come il fatidico “mi consenta”, conoscevamo anche le tirate contro la sinistra e la stampa comunista, ma sempre linguisticamente impeccabili (a parte qualche “coglione” e qualche “cretino”). Adesso anche il nano dilaga, ha perso le staffe,  gli sono girati  i cabasisi, parla di “paese di merda”. Magari si sente lo stronzo fumante sul mucchio. Che se ne vada, finalmente? No, mai, rassicuratevi, sono cose dette in un momento, in un impulso di rabbia! Ma come si fa  a vivere così? Uno che ha la vocazione del piccolo dittatorello (chissà che ad Antigua non gli propongano, in cambio di qualche miliardone, una bella corona – magari un vitalizio) – che si lamentava che non c’era il volante a Palazzo Chigi, che si sentiva ingannato  e limitato dalle pastoie demo-burocratiche del parlamento e della politica – un decisionista netto e preciso, adesso si sente limitato pure dai suoi. Tremonti che si mette di traverso alle sue idee, non molla mai, rigido come si conviene a un paraleghista che ce l'ha duro, tutto il Pdl che morde il freno, quel Pdl da lui fondato, la sua creatura, la Vandea e i resistenti,minaccano addirittura il non voto, e quel mezzo uomo di Scajola, che compra gli appartamenti e non lo sa, ma insomma che vita è?   Non è bastata la fronda di Fini e di  Bocchino, l’opposizione dei soliti comunisti, e quel nicchione di Casini, che si avvicina e si allontana, non si sa mai cosa voglia, promette aiuto e poi si sottrae, adesso c’è pure quel coglione di Formigoni che spara a zero sulla manovra, ma perché? Non potrebbe starsene zitto nella sua Lombardia e farsi i cazzi (e i soldi) suoi? Ma insomma che vogliono tutti? Fargli la pelle? Metterlo in un angolino per poi processarlo e fotterlo?

A questo siamo arrivati: a un Governo impotente e castrato, litigioso, incapace di guidare il paese nelle sue attuali difficoltà, paese che assomiglia sempre di più a una barca il cui timone viene conteso e strattonato da una miriade di mani più o meno occulte. Ma che non vuole morire, non intende farsi da parte, si ritiene l’unica soluzione possibile, anche se velenosa e tossica. Nei suoi pensieri non c’è il paese, non ci sono i cittadini e le loro esigenze, non c’è la salvezza dei conti pubblici, c’è solo l’esigenza di rimanere per non perdere i privilegi acquisiti (la pensione, i vitalizi, gli stipendi) per non andare sotto processo (gli inquisiti), per non essere risucchiati  nella periferia da cui sono arrivati, senza alcuna competenza e alcun merito (tutti i nominati).  E Lui dà l’esempio: non può dimettersi, non può andarsene, perché gli pendono troppi carichi addosso, perché sente l’alito della giustizia sul collo, perché nei suoi progetti c’era il Colle e ora questo progetto sfugge, proprio per colpa degli indegni che gli stanno a fianco. Idioti! Ma non sanno che se lui affonda, affonda la barca? Già sarà doloroso andarsene a fine legislatura (ma forse un colpo di genio potrebbe salvarlo), ma da qui ad allora molte cose possono cambiare, chissà che la gente non lo rielegga, se quei cretini che gli stanno d’attorno la smettessero di pensare alla successione e pensassero alla sua “immortalità”: l’unica vera grande ipotesi di salvezza per l’Italia. Silvio for ever.

Ridiamoci su.

Amoproust 4 settembre 2011

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