OSCAR FARINETTI
Qualcuno lo definisce un inguaribile
ottimista. Lui stesso ama pensarsi così. E’ certamente un imprenditore di
successo nell’agroalimentare ed è un esponente di spicco di quella pattuglia di
italiani eccellenti che portano i nostri
prodotti e il nostro nome in giro per il mondo a contrastare la cattiva nomea
di cui le varie mafie e la politica ci disonorano.
E’ anche un uomo di pensiero, un
po’ spiccio, ma di una chiarezza e trasparenza esemplari.
Dice che l’Italia può superare la
crisi e rimontare la china con semplici operazioni economiche e commerciali,
con una politica di espansione e di successo dei nostri atout evergreen: l’agroalimentare
(il vino p.e.), la moda, la meccanica di
precisione, la cultura, il turismo.
Noi rappresentiamo nemmeno un centesimo
della popolazione mondiale ma tutto il mondo guarda all’Italia per certe sue
caratteristiche: sfruttiamole! Dice Farinetti e non ha torto.
Fa anche il conto dei miliardi in
più che entrerebbero nelle nostre tasche con una politica di espansione: il
raddoppio del turismo (ma occorre migliorare l’accoglienza), delle esportazioni
dei nostri prodotti eccellenti (il vino p.e. non ha nulla d invidiare alla
produzione francese che fa il doppio di esportazione), l’abbigliamento di
qualità e così via.
Ma tutto ciò si deve
accompagnare a una politica di riforme
che spazzi via alcune nostre anomalie e privilegi: una sola Camera legiferante,
meno parlamentari, fuori i partiti dalle ingerenze nell’informazione e nella pubblica amministrazione, un grosso
taglio alle pensioni d’oro e ai cumuli conseguenti, un minor costo del lavoro.
E una decente legge elettorale, primo tassello di un mosaico di riforme.
Dice Farinetti che con un po’ di
buona politica in dieci anni possiamo ribaltare la nostra sorte.
Che abbia ragione?
Amoproust, 8 ottobre 2013.
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