giovedì 10 ottobre 2013

LAMPEDUSA, LE CARCERI E IL FUTURO



LAMPEDUSA, LE C ARCERI E …

Ho atteso a lungo prima di parlare della tragedia di Lampedusa. E per due motivi. 
Il primo è che mi pare ipocrita e  machiavellico mettersi  a strepitare per un fatto assolutamente drammatico, solo perché avvenuto sotto le nostre coste, senza considerare che il Mediterraneo, il canale di Sicilia è asfaltato di cadaveri di poveri cristi di cui non si sa nulla. 
Il secondo motivo è che di questa strage siamo doppiamente colpevoli: in primis la perfida legge sull’immigrazione (che considera il clandestino un delinquente). E’una legge priva della minima umanità e totalmente inefficace poi, di fatto a risolvere il problema. Basta leggere le statistiche, di quanto ci costano gli immondi centri di permanenza ed espulsione senza che si risolva un bel niente. I clandestini rimangono, molti delinquono, soprattutto l’accoglienza umanitaria è zero. 
La seconda colpa è che ci battiamo il petto, ma poi non facciamo nulla per impedire il traffico delle armi in Africa (l’Italia vende e come!) e per una vera cooperazione internazionale.


Una buona legge sull’immigrazione andrebbe fatta e subito. Con due considerazioni: che ogni uomo merita rispetto ed è portatore di diritti e che l’immigrazione ci sarà, in futuro, utile. La popolazione autoctona, gli italiani sono in forte decrescita. Entro pochi anni, se vogliamo mantenere un minimo di benessere e di tenuta economica, lavoratori stranieri dovranno sostituire lavoratori italiani in numero sempre più alto. Altrimenti addio ad ogni ripresa economica e addio a un’Italia prospera e felice. Chi dice il contrario e cita il grande numero dei nostri disoccupati ha la vista corta. L’Italia invecchia, ogni anno il numero dei pensionati aumenta, la vita si allunga, cresce l’esercito di coloro che vanno mantenuti, diminuiscono le nascite, le scuole  si svuotano e devono farsi concorrenza fra di loro per sopravvivere. 
Tra vent’anni – con ogni probabilità – la metà della forza lavoro sarà o dovrà essere costituita da stranieri (immigrati appunto). O lavoriamo per un’integrazione vera (tolleranza culturale - condivisione ) o rischiamo che le nostre città diventino popolate di enclaves: il quartiere turco, quello eritreo ecc.ecc. Gli italiani una minoranza.


Quindi ragioni umanitarie e ragioni economiche e progettuali lavorano nella direzione di un mondo sempre più interculturale, multietnico e policentrico dove l’osmosi tra le diverse etnie e culture creerà un nuovo mondo non più basato sulle frontiere (che senso avrebbero?) ma sulla pacificazione e l’integrazione.


Lo so che in Italia esistono forse politiche reazionarie  e razziste che vorrebbero prendere a cannonate i barconi, portare la guerra in Eritrea e in Siria per colonizzare quei popoli e portare loro la “nostra civiltà” (con le armi?) e, soprattutto, criminalizzare l’immigrazione. Forze patetiche e antistoriche. Con le bende sugli occhi e le mani a proteggere le proprie tasche. Parola d’ordine: sicurezza (lo straniero fa paura) - purezza e superiorità della razza (ma c’è una razza italiana?) – uso della forza.


Queste stesse forze reazionarie non vogliono guardare allo stato pietoso  delle nostre carceri (un’altra responsabilità collettiva) – invocano la mano dura, sono contrarie ad ogni forma di depenalizzazione.


Sì, perché poi i problemi si intrecciano: le carceri scoppiano perché sono piene di immigrati condannati per clandestinità o piccoli reati,  drogati per uso di droghe anche leggere, detenuti in attesa di giudizio (la lentezza della legge), insomma poveri diavoli. I veri delinquenti sono pochi, i colletti bianchi non più di mille.


Perché chi ha il denaro può anche evitare il carcere, ricorrendo a tutti i mezzi di legale difesa possibili. Sono sempre i poveri diavoli a pagare.  

O' cane mozzeca semp' o stracciato.


Amoproust, 10 ottobre 2013

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