Non abbiate paura di
Vendola
L’altra sera, a Otto e mezzo (La7) la Gruber
(credo una delle migliori giornaliste e intervistatrici Tv in campo) ha
moderato un più che interessante confronto tra Vendola e Fini. Cominciamo a
dire che un faccia a faccia così fino a qualche mese fa sarebbe sembrato “impensabile”.
Personaggi su sponde opposte, l’uno derivato dalla destra fascista (le sue origini),
l’altro di formazione marxista. Nemici, semplicemente.
Lo spettacolo cui ci ha fatto assistere la Gruber è
stato affascinante e diverso. Non perché si siano volutamente sfumate alcune
sostanziali differenze. Che sono rimaste in campo. Ma per il tono del confronto
e i punti di accordo.
I toni del discorso sono apparsi calmi, discorsivi,
“moderati” (ahimé questo aggettivo!). Nessuno ha invocato la rivoluzione delle
masse proletarie (Vendola), nessuno ha invocato la presa di potere di un nuovo ducetto. Vendola ha riconosciuto l’evoluzione
finiana, Fini ha dato atto a Vendola della sostenibilità delle sue tesi.
Sdoganamento reciproco.
Ma ciò che è emerso di più interessante è la
soluzione di alcuni problemi, su cui i due attori erano o si sono mostrati
sostanzialmente d’accordo: la necessità di un europeismo riformato e più
avanzato, la necessità di investimenti e di equità, la necessità di una
giustizia riformata e della lotta alla corruzione. Non c’è stato scontro
ideologico. Certo, sul tema dell’immigrazione e dei diritti civili
(omosessuali) si sono riscontrate diversità, ma vi par poco sentire da Fini
affermare la necessità per l’economia dell’immigrazione, il riconoscimento
della cittadinanza agli immigrati dopo un certo numero di anni, il riconoscimento
dei diritti delle coppie omosessuali (escluse le adozioni)? E vi par poco
sentire da Vendola la rivendicazione delle green economy con l’assenso di Fini?
Insomma le premesse per cercare un accordo di governo
tra l’agenda Monti e la sinistra riformista (Vendola ormai vi appartiene a tutto
titolo, anche per la sua opera come Governatore della regione Puglia) ci sono
tutte. Basta che non si verifichino irrigidimenti più o meno strumentali. Lo
dice anche Scalfari nell’editoriale su “la
Repubblica” di oggi. Il vero nemico sono i populismi che viaggiano da
Berlusconi a Grillo, a Ingroia, alla Lega, populismi tutti che propongono
soluzioni cervellotiche, che ci porterebbero fuori dall’Europa e, soprattutto, a
posizioni antidemocratiche. E la democrazia rappresentativa è il bene cui non
possiamo rinunciare. Forse molti dei sostenitori di questi capipopolo non se ne
rendono conto, ma la storia lo dice: si comincia con la demagogia del potere
alle masse e si finisce sul balcone di palazzo Venezia.
Tornando al confronto Vendola-Fini, che differenza
tra questo civilissimo dibattito e la buffonata, la rappresentazione teatrale
andata in onda su Servizio Pubblico con Berlusconi mattatore e Travaglio, il
bravissimo Travaglio comprimario e spalla? Non si sono accorti del gioco o l’hanno
giocato in nome dell’audience, come due pugili su un ring? Vera buffonata, che, in alcuni passaggi
sembrava addirittura programmata e studiata. Berlusconi può averne ricavato
qualche punto nei sondaggi? Santoro ci
rifletta.
Ora il matador, il nano paranoico, il bauscia
nazionale, ringalluzzito, vorrebbe il confronto con Bersani, diretto, in TV. Ma
lui chi è? Non è candidato alla premiership, così almeno ha detto. Tiri fuori
il suo candidato di coalizione, che si chiami Alfano, Tremonti o Maroni o Pincopallissimo
o lo candidi al confronto. Così vuole il civismo e la correttezza politica. O i
suoi sono talmente idioti e succubi che hanno bisogno del paparino per parlare e
difendere il proprio programma? Oppure un programma non esiste, data l’eterogeneità
e il minestrone delle dichiarazioni berlusconiane, al limite della paranoia e
della schizofrenia politica?
C’è da meravigliarsi che esistano cittadini che si
apprestano a votare questa coalizione allo sbando, tenuta insieme solo dall’odio
verso la sinistra e dalla paura delle tasse (anche se i governi del Berlusca le
hanno portate al massimo storico). Ma quando l’altro giorno ho letto su
Facebook un poveretto che equiparava Napolitano a Salazar… beh, mi sono detto: “in
Italia tutto è possibile!”
Amoproust 13 gennaio 2013
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