domenica 13 gennaio 2013

Non abbiate paura di Vendola



Non abbiate paura di Vendola


L’altra sera, a Otto e mezzo (La7) la Gruber (credo una delle migliori giornaliste e intervistatrici Tv in campo) ha moderato un più che interessante confronto tra Vendola e Fini. Cominciamo a dire che un faccia a faccia così fino a qualche mese fa sarebbe sembrato “impensabile”. Personaggi su sponde opposte, l’uno derivato dalla destra fascista (le sue origini), l’altro di formazione marxista. Nemici, semplicemente.



Lo spettacolo cui ci ha fatto assistere la Gruber è stato affascinante e diverso. Non perché si siano volutamente sfumate alcune sostanziali differenze. Che sono rimaste in campo. Ma per il tono del confronto e i punti di accordo.

I toni del discorso sono apparsi calmi, discorsivi, “moderati” (ahimé questo aggettivo!). Nessuno ha invocato la rivoluzione delle masse proletarie (Vendola), nessuno ha invocato la presa di potere di un  nuovo ducetto. Vendola ha riconosciuto l’evoluzione finiana, Fini ha dato atto a Vendola della sostenibilità delle sue tesi. Sdoganamento reciproco.



Ma ciò che è emerso di più interessante è la soluzione di alcuni problemi, su cui i due attori erano o si sono mostrati sostanzialmente d’accordo: la necessità di un europeismo riformato e più avanzato, la necessità di investimenti e di equità, la necessità di una giustizia riformata e della lotta alla corruzione. Non c’è stato scontro ideologico. Certo, sul tema dell’immigrazione e dei diritti civili (omosessuali) si sono riscontrate diversità, ma vi par poco sentire da Fini affermare la necessità per l’economia dell’immigrazione, il riconoscimento della cittadinanza agli immigrati dopo un certo numero di anni, il riconoscimento dei diritti delle coppie omosessuali (escluse le adozioni)? E vi par poco sentire da Vendola la rivendicazione delle green economy con l’assenso di Fini?



Insomma le premesse per cercare un accordo di governo tra l’agenda Monti e la sinistra riformista (Vendola ormai vi appartiene   a tutto titolo, anche per la sua opera come Governatore della regione Puglia) ci sono tutte. Basta che non si verifichino irrigidimenti più o meno strumentali. Lo dice anche Scalfari nell’editoriale su “la Repubblica” di oggi. Il vero nemico sono i populismi che viaggiano da Berlusconi a Grillo, a Ingroia, alla Lega, populismi tutti che propongono soluzioni cervellotiche, che ci porterebbero fuori dall’Europa e, soprattutto, a posizioni antidemocratiche. E la democrazia rappresentativa è il bene cui non possiamo rinunciare. Forse molti dei sostenitori di questi capipopolo non se ne rendono conto, ma la storia lo dice: si comincia con la demagogia del potere alle masse e si finisce sul balcone di palazzo Venezia.



Tornando al confronto Vendola-Fini, che differenza tra questo civilissimo dibattito e la buffonata, la rappresentazione teatrale andata in onda su Servizio Pubblico con Berlusconi mattatore e Travaglio, il bravissimo Travaglio comprimario e spalla? Non si sono accorti del gioco o l’hanno giocato in nome dell’audience, come due pugili su un  ring? Vera buffonata, che, in alcuni passaggi sembrava addirittura programmata e studiata. Berlusconi può averne ricavato qualche punto nei sondaggi?  Santoro ci rifletta.



Ora il matador, il nano paranoico, il bauscia nazionale, ringalluzzito, vorrebbe il confronto con Bersani, diretto, in TV. Ma lui chi è? Non è candidato alla premiership, così almeno ha detto. Tiri fuori il suo candidato di coalizione, che si chiami Alfano, Tremonti o Maroni o Pincopallissimo o lo candidi al confronto. Così vuole il civismo e la correttezza politica. O i suoi sono talmente idioti e succubi che hanno bisogno del paparino per parlare e difendere il proprio programma? Oppure un programma non esiste, data l’eterogeneità e il minestrone delle dichiarazioni berlusconiane, al limite della paranoia e della schizofrenia politica?



C’è da meravigliarsi che esistano cittadini che si apprestano a votare questa coalizione allo sbando, tenuta insieme solo dall’odio verso la sinistra e dalla paura delle tasse (anche se i governi del Berlusca le hanno portate al massimo storico). Ma quando l’altro giorno ho letto su Facebook un poveretto che equiparava Napolitano a Salazar… beh, mi sono detto: “in Italia tutto è possibile!”



Amoproust 13 gennaio 2013

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