venerdì 27 gennaio 2017

Aspettando Godot 2

In attesa perenne (aspettando Godot… o il deserto dei tartari?) seconda puntata

Come volevasi dimostrare. La Consulta ha espresso il suo parere e ha detto (pro forma dovuta) che ciò che rimane nell’Italicum è sufficiente per andare  a votare. Ma non è vero perché rimangono le difformità tra Camera e  Senato e i cittadini sono “derubati” del loro diritto a scegliere i loro rappresentanti.

Toccherebbe al Parlamento darsi una mossa e mettere in piedi una legge elettorale decente che garantisca tre cose: il rispetto del popolo sovrano,  la rappresentanza e la governabilità (vera).

Nessuna forza politica ha in Parlamento la maggioranza utile a approvare una legge importante come la legge elettorale. E poi è bene (ce lo diciamo da anni) che tale tipo di legge abbia un largo consenso. Sembra invece che il Parlamento incapace o pigro o arroccato voglia lasciar la prerogativa di fare le leggi alla Consulta o alla Magistratura. Stravolgimento. Così si aspetta la sentenza  nel suo articolato. Si aspetta come sempre.

E’ una situazione paradossale. Come uscirne senza andare  a votare con due leggi zoppe e un esito di totale ingovernabilità nessuno lo sa. Mi vien voglia di dire “Precettiamo i deputati e i senatori. Non escano dalle loro aule senza una legge adeguata e che corrisponda  ai requisiti come sopra”. Chi lo può fare? Credo nessuno. Il Quirinale potrebbe emanare un forte invito sotto forma di moral suasion, nulla di più.

Il buon senso (ma è ormai una merce rara) vorrebbe che si assuma con una disposizione di un solo articolo la legge elettorale del passato  che ha dato storicamente il miglior risultato (sempre tenendo presenti i tre principi di cui sopra): i partiti comincerebbero a litigare sul maggioritario, il proporzionale  secco, quello temperato da una forma di premio di maggioranza, Consultellum, Porcellum, Italicum, Mattarellum, Legalicum (ultimo nato. Auguri!) e via via… Perché nessuno, dico nessuno, tra i partiti esistenti ha il senso dello Stato e della necessità di rispettare la sovranità popolare. Ognuno tira l’acqua al suo mulino, o meglio pensa solo e soltanto ai suoi interessi di parte. Partiti come partigianerie.

I cittadini hanno tutte le ragioni per indignarsi contro la casta. Ma la democrazia esige il voto rispettoso dei diritti. L’alternativa è la rivoluzione o l’uomo forte che faccia la sua rivoluzione, sempre per i suoi interessi. Siamo messi male.

Non è pessimismo – diceva quel tale – è realismo.


Amoproust, 27 gennaio 2017.  Giorno della memoria.

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