Un
paese spaccato
Domani si vota per il referendum.
Un sospiro di sollievo per la fine di questa oltraggiosa e vergognosa campagna elettorale. Oltraggiosa
per la democrazia in sé e per la dignità
del paese.
Sono volati insulti e minacce,
bugie incredibili e supposizioni balorde. Previsti disastri da tutte le parti,
sia che vinca il sì, sia che vinca il no.
Non una semplice consultazione
referendaria ma una vera guerra civile a
parole. Sia chiaro che ciascun cittadino può scegliere come meglio crede, ma nessuno
è legittimato a prevedere e augurarsi
disastri se vince la parte avversa.
L’invito a calmare le acque è
venuto da più parti, soprattutto dal Presidente della Repubblica.
Ma purtroppo il “calore incendiario”
rimarrà anche dopo. E’ facile profezia.
Se vincerà il sì, i sostenitori del
no grideranno ai brogli elettorali e faranno denunce e querele, manifestazioni e proteste. E
bisognerà riformare la legge elettorale.
Se vincerà il no, comincerà una
lunga serie di dimissioni, consultazioni, tentativi di formare governi e forse
elezioni anticipate per le quali serve
una legge elettorale che contempli almeno anche il Senato. Un periodo di
turbamento nella miglior ipotesi.
C’è solo da augurarsi che le parti
politiche e i cittadini accettino di buon grado il responso delle urne. Si
calmino gli animi e si ricominci a vivere una vita politica dignitosa.
Inutile distribuire patenti di “colpa”.
Un paese spaccato e diviso non serve a nessuno, è solo foriero di eventi
peggiori.
Buon voto.
Amoproust 3 dicembre 2016
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