lunedì 17 ottobre 2016

Leggere documentarsi riflettere

Leggere, documentarsi, riflettere

Per chi vuol andare votare al referendum con consapevolezza e coscienza e non sull’onda emotiva dei talk show televisivi e nemmeno della simpatia – antipatia per i vari protagonisti della politica, è indispensabile una lettura attenta di articolo per articolo della nuova riforma Renzi-Boschi. E un confronto sereno non pregiudiziale con gli articoli attuali.

Le mie simpatie – antipatie verso i vari personaggi si distribuiscono equamente sia nel campo del sì sia nel campo del no. Non voglio scegliere seguendo un criterio di pancia. Vorrei scegliere, com’è giusto, razionalmente, per quanto è possibile con la mia testa, dopo essermi documentato. E’ difficile ma tutti gli elettori dovrebbero tentare questa strada.

Trovo che in ciascuno dei due campi si sparino grossolane panzane, esagerazioni, fosche previsioni.

Vediamone alcune:
  •   “la riforma fa scempio della Costituzione” – enormità inesistente. I principi fondamentali (titolo I – parte prima) non vengono toccati.
  •  "la riforma è un primo passo verso un regime autoritario” – ma dove  e perché? Io non ho trovato questi germogli nefasti
  •  "la riforma toglie potere al Parlamento e accentua il potere dell’esecutivo” – in parte è vero ma snellisce la governabilità e il processo di formazione delle leggi, non introduce il premiariato, come viene detto da più parti.
  •  "con la riforma del titolo V il contenzioso tra Stato e Regioni aumenterà a dismisura. Certo se le Regioni saranno riottose ad accettare le regole comuni.
  •  “si attua un risparmio di spesa” : grossolana bugia. Il risparmio è molto limitato e non tale da farne un atout della Riforma
  •    “si diminuiscono le poltrone”:   come sopra. Poche.
  •    “se vince il no, precipiteremo nel caos” – semplicemente si apriranno problemi risolvibili, ma tutto rimarrà come prima (siamo sopravvissuti finora?)

Trovo  che la riforma abbia pregi indubbi:
·   
   - introduce un bicameralismo con competenze ben distinte tra Camera (unica a    legiferare e a dare la fiducia) e Senato delle autonomie.  E’ questo il baricentro  della riforma ed è importante, dopo anni che si parlava male del nostro bicameralismo perfetto. Allinea l’Italia alle democrazie occidentali – finalmente!
·       
    - snellisce il processo legislativo pur mantenendo garanzie di controllo.
·       
    - introduce l’obbligo dei parlamentari di partecipare alle sedute del Parlamento e  delle Commissioni – insomma no all’assenteismo (finalmente!). Speriamo che  vengano introdotte serie sanzioni a chi  non  rispetta la regola.

·       -  introduce la parola “trasparenza” in molti punti. Ottimo.
·       - divide le competenze dello Stato Centrale da quelle degli enti locali (Regioni e   Comuni) a favore di una maggior uniformità e centralizzazione. Corregge le  storture di un Federalismo zoppo. Ovviamente non tutti, soprattutto nelle  Regioni più riottose e autonomiste, possono essere d’accordo. Ma che scuola,  sanità, ambiente, energia, cultura debbano essere regolate dallo Stato e non  lasciate al ghiribizzo (spesso velleitario) degli organi regionali mi pare giusto.    Inizialmente ci sarà un po’ di confusione  e di contenzioso, ma è inevitabile  quando si cambiano le regole.

·       - abolisce le Province. Dubbio vantaggio in quanto rimangono le competenze da  mantenere e distribuire. L’importante è che queste vengano attribuite ai  Comuni, alle Regioni e alle Città metropolitane con un processo chiaro e  funzionale.
·       
-   - stabilisce nuove maggioranze per l’elezione del Presidente della Repubblica.  Non capisco se sia un bene o un male. Potrebbe protrarre all’infinito un’elezione  incerta, dibattuta.
·       
     - Abolisce il CNEL. Nessuno ne sentirà la mancanza.

Per ora – quindi – soggettivamente non ho constatato nella Riforma rischi e problemi tali da far temere per la nostra democrazia formale. La democrazia reale è minacciata da ben altri gravi problemi (corruzione, clientelismo, antipolitica, populismo, criminalità organizzata). Solo provo rammarico per alcune lacune e storture che potevano essere evitate:
·
     - perché sottrarre ai cittadini il diritto di eleggere i Senatori?  Perché fare del Senato una specie di succursale delle Regioni e dei Comuni? Se è il Senato delle autonomie e delle istituzioni locali, non occorreva distinguere controllore e controllato? Oltre il resto è un Senato cangiante in continuazione, soggetto ai cicli elettorali locali. Non bene. Per me il Senato deve continuare a essere la Camera Alta: così non lo è.
·       
   - perché, visto che la riforma ha l’obiettivo di diminuire poltrone e spese della politica, non diminuire anche il numero dei deputati?

    - perché non limitare la quasi totale autonomia delle Regioni a Statuto speciale, fonte di sperpero, privilegi e sprechi?

In una cosa i contestatori a sinistra della Riforma hanno ragione. Il Senato è formato da persone non elette dal popolo o elette indirettamente. Quindi occorre una legge elettorale che garantisca un numero di deputati eletto dai cittadini (non nominati) tale da ripristinare la sovranità popolare che altrimenti sarebbe non poco calpestata.

Quindi per me (e non solo) il problema è la legge elettorale (strettamente legata e complementare alla Riforma costituzionale). I politici dicono “combinato disposto”: meglio se si spiegassero altrimenti gli elettori che capiscono?

Non si può decidere cosa votare finché questo nodo non sarà sciolto o subito o con stringente programmazione. 

Alla prossima puntata, augurandoci che la sarabanda furiosa abbia termine e si cominci a ragionare come si dice “nel merito”.

Amoproust 17 ottobre 2016


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