martedì 4 ottobre 2016

Bergoglio progressista?

Bergoglio progressista o/e rivoluzionario?

Parlando di Francesco si sono sentiti spesso usare accenti, anche da parte di autorevoli commentatori laici (p.e. Scalfari) piuttosto “pesanti “ e impegnativi, come gli aggettivi contenuti in questo titolo. Alla fine questo Papa riesce simpatico e alla mano, semplice, immediato. E’ portatore di una ventata nuova nella Chiesa, sia per il modo di comunicare, sia per l’accettazione universale soprattutto anche dei credenti di altre fedi (Dio è unico per tutti).

Ma chi si aspettava un Papa progressista anche in materia di morale sessuale e di famiglia si è semplicemente sbagliato. Qui sembra che la Chiesa non possa proprio cambiare, né dopo Freud, né dopo gli sconvolgimenti sociali del secolo scorso (femminismo, riconoscimento dell’omosessualità come diritto).

Due i sintomi/momenti in cui Papa Francesco si è scoperto al mondo. Il rilancio della demonizzazione dei rapporti prematrimoniali e della masturbazione (convegno dei giovani) e la ridefinizione della famiglia come un unicum basato sul matrimonio “sacro” tra uomo e donna, finalizzato alla procreazione (viaggio in Armenia e dintorni).

Per una mentalità laica questo è puro oscurantismo che ci riporta indietro di anni, secoli. Quale giovane oggi può accedere al matrimonio “puro” “ vergine” solo per fede religiosa? La masturbazione non è riconosciuta ormai universalmente dagli psicologi come tappa fondamentale della maturazione sessuale? E civilmente la diversità di famiglie eterogenee per sesso e forma di unione non è ritenuta una tappa di progresso?

Sta di fatto che, mentre in campo sociale la Chiesa può farsi portavoce dei poveri e degli esclusi, condannare la ricchezza fine a se stessa, invocare la cessazione di ogni conflitto come “offesa” a Dio e agli uomini, sembra che non possa, le sia impedito affrontare con modernità il tema della morale sessuale (che trascina con sé la famiglia, il tema del divorzio e di nuove unioni “diverse”).

Non può, a scapito della sua stessa esistenza. Non può anche a rischio di alienarsi folle di fedeli e di giovani. Non può perché sono intrinseci alla Chiesa la supremazia del maschio (sacerdoti solo uomini, esclusione delle donne), la sacralità del matrimonio (sacramento che permette il controllo sociale sulla crescita e l’educazione delle future generazioni), la sessuofobia e l’omofobia, come fondamenti della repressione degli istinti (dove si arriva se si permette all’emozione di prevalere sulla mente?). Per esigere la Fede la Chiesa deve richiedere sottomissione  e obbedienza e quale campo è banco di prova di “repressione” ascetica  se non il sesto comandamento?

Nei manuali di morale il “de sexto” ha avuto sempre una supertrattazione nei confronti degli altri precetti. Supertrattazione (pagine e pagine) che spingeva i moralisti a chiedersi se la donna commette peccato mortale mostrando le caviglie o affacciandosi alla finestra fomentando così i desideri dei maschi. Cose – direte – oggi del tutto superate, ma il principio, la radice sessuofobica e maschilista è rimasta, nel costume della Chiesa (le tonache dei preti – il voto di castità - l'esclusione delle donne come "impure" dagli altari) e nella ipocrisia dei comportamenti.

No, nemmeno papa Bergoglio è un “progressista” in campo di morale sessuale. Nessun papa, eletto da una comunità di maschi settuagenari e più, lo potrà mai essere. Chi nutre attese di questo tipo, se le scordi.  O, meglio, il giorno in cui la Chiesa dovesse allinearsi con la società civile anche in questo, sarà morta o non più distinguibile dalle altre comunità, confraternite, sette o massonerie in genere. La sessuofobia è una sua specificità identitaria.

L’altro giorno, vedendo in televisione l’incontro di Bergoglio con i patriarchi ortodossi, in quello scintillio di paramenti sacri, opulenza di copricapi e simboli di potere, brillio di ori e di icone sacre, ho pensato: “cosa c’è di innovazione e rivoluzione in tutto questo?”. Ho avuto un attimo di smarrimento ma poi mi sono detto che le parole non servono a nulla se non sono accompagnate da una profonda revisione dei costumi anche all’interno e non solo nella predicazione all’esterno.

Una società maschile (simile alla corporazione monastica del monte Athos) non ha nulla da dire al mondo moderno. Che non muove nessuna guerra al matrimonio (congiura evocata da papa Francesco), ma semplicemente si evolve. E si chiede se sia umano pretendere l’eternità dell’amore dentro una coppia dove l’amore non c’è più, dove regna l’indifferenza e talvolta l’odio.  Se sia umano reprimere la propria natura al punto da misconoscerla. Se sia meglio nascondere ipocritamente la realtà ai figli, piuttosto che far loro riconoscere che la vita scorre cambia, è un flusso di esperienze nuove che producono maturazione e crescita.

Papa Bergoglio è un grande uomo, un vero profeta per la pace e l’uguaglianza dei popoli, la giustizia, l’abolizione delle discriminazioni e  delle frontiere. Per questo ci inchiniamo alla sua grandezza e diversità.

Ma non aspettiamoci da lui l’impossibile. Non arriverà mai. Perché la Chiesa è “oltre” l’umano, è in se stessa sovrumana.

Amoproust, 4 ottobre 2016  - San Francesco



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