Bergoglio progressista o/e rivoluzionario?
Parlando
di Francesco si sono sentiti spesso usare accenti, anche da parte di autorevoli
commentatori laici (p.e. Scalfari) piuttosto “pesanti “ e impegnativi, come gli
aggettivi contenuti in questo titolo. Alla fine questo Papa riesce simpatico e
alla mano, semplice, immediato. E’ portatore di una ventata nuova nella Chiesa,
sia per il modo di comunicare, sia per l’accettazione universale soprattutto
anche dei credenti di altre fedi (Dio è unico per tutti).
Ma
chi si aspettava un Papa progressista anche in materia di morale sessuale e di
famiglia si è semplicemente sbagliato. Qui sembra che la Chiesa non possa
proprio cambiare, né dopo Freud, né dopo gli sconvolgimenti sociali del secolo scorso (femminismo, riconoscimento dell’omosessualità come diritto).
Due
i sintomi/momenti in cui Papa Francesco si è scoperto al mondo. Il rilancio della demonizzazione
dei rapporti prematrimoniali e della masturbazione (convegno dei giovani) e la
ridefinizione della famiglia come un unicum basato sul matrimonio “sacro” tra
uomo e donna, finalizzato alla procreazione (viaggio in Armenia e dintorni).
Per
una mentalità laica questo è puro oscurantismo che ci riporta indietro di anni,
secoli. Quale giovane oggi può accedere al matrimonio “puro” “ vergine” solo
per fede religiosa? La masturbazione non è riconosciuta ormai universalmente dagli
psicologi come tappa fondamentale della maturazione sessuale? E civilmente la
diversità di famiglie eterogenee per sesso e forma di unione non è ritenuta una
tappa di progresso?
Sta
di fatto che, mentre in campo sociale la Chiesa può farsi portavoce dei poveri
e degli esclusi, condannare la ricchezza fine a se stessa, invocare la
cessazione di ogni conflitto come “offesa” a Dio e agli uomini, sembra che non
possa, le sia impedito affrontare con modernità il tema della morale sessuale
(che trascina con sé la famiglia, il tema del divorzio e di nuove unioni “diverse”).
Non
può, a scapito della sua stessa esistenza. Non può anche a rischio di alienarsi folle di fedeli e di giovani. Non può perché sono intrinseci alla
Chiesa la supremazia del maschio (sacerdoti solo uomini, esclusione delle donne),
la sacralità del matrimonio (sacramento che permette il controllo sociale sulla
crescita e l’educazione delle future generazioni), la sessuofobia e l’omofobia,
come fondamenti della repressione degli istinti (dove si arriva se si permette
all’emozione di prevalere sulla mente?). Per esigere la Fede la Chiesa deve
richiedere sottomissione e obbedienza e
quale campo è banco di prova di “repressione” ascetica se non il sesto comandamento?
Nei
manuali di morale il “de sexto” ha avuto sempre una supertrattazione nei
confronti degli altri precetti. Supertrattazione (pagine e pagine) che spingeva
i moralisti a chiedersi se la donna commette peccato mortale mostrando le
caviglie o affacciandosi alla finestra fomentando così i desideri dei maschi.
Cose – direte – oggi del tutto superate, ma il principio, la radice
sessuofobica e maschilista è rimasta, nel costume della Chiesa (le tonache dei
preti – il voto di castità - l'esclusione delle donne come "impure" dagli altari) e nella ipocrisia dei comportamenti.
No,
nemmeno papa Bergoglio è un “progressista” in campo di morale sessuale. Nessun
papa, eletto da una comunità di maschi settuagenari e più, lo potrà mai essere.
Chi nutre attese di questo tipo, se le scordi.
O, meglio, il giorno in cui la Chiesa dovesse allinearsi con la società
civile anche in questo, sarà morta o non più distinguibile dalle altre comunità,
confraternite, sette o massonerie in genere. La sessuofobia è una sua specificità identitaria.
L’altro
giorno, vedendo in televisione l’incontro di Bergoglio con i patriarchi ortodossi,
in quello scintillio di paramenti sacri, opulenza di copricapi e simboli di
potere, brillio di ori e di icone sacre, ho pensato: “cosa c’è di innovazione e
rivoluzione in tutto questo?”. Ho avuto
un attimo di smarrimento ma poi mi sono detto che le parole non servono a nulla
se non sono accompagnate da una profonda revisione dei costumi anche all’interno
e non solo nella predicazione all’esterno.
Una
società maschile (simile alla corporazione monastica del monte Athos) non ha nulla da
dire al mondo moderno. Che non muove nessuna guerra al matrimonio (congiura
evocata da papa Francesco), ma semplicemente si evolve. E si chiede se sia
umano pretendere l’eternità dell’amore dentro una coppia dove l’amore non c’è
più, dove regna l’indifferenza e talvolta l’odio. Se sia umano reprimere la propria natura al
punto da misconoscerla. Se sia meglio nascondere ipocritamente la realtà ai figli,
piuttosto che far loro riconoscere che la vita scorre cambia, è un flusso di esperienze
nuove che producono maturazione e crescita.
Papa
Bergoglio è un grande uomo, un vero profeta per la pace e l’uguaglianza dei
popoli, la giustizia, l’abolizione delle discriminazioni e delle frontiere. Per questo ci inchiniamo alla sua grandezza e diversità.
Ma
non aspettiamoci da lui l’impossibile. Non arriverà mai. Perché la Chiesa è “oltre”
l’umano, è in se stessa sovrumana.
Amoproust, 4 ottobre 2016 - San Francesco
Nessun commento:
Posta un commento