Scaldabanchi e comunisti
Non ho intenzione di parlare a lungo di loro, gli scaldabanchi, in questo
mio post, perché non si meritano nemmeno una noticina. Mi riferisco a quei 1000 lazzaroni con stipendi
da favola che da 30 sedute non riescono a trovare un accordo per eleggere i
membri mancanti della Consulta. E metto tutti nel mazzo, 5 stelle compresi che fanno i moralizzatori ma che, come tutti,
impediscono l’obiettivo. Non solo meriterebbero di essere – tutti – mandati a
casa, ma, nell’impossibilità di fare ciò, li terrei sui banchi a votare giorno
e notte, fino all’esaurimento. E Mattarella che fa? Guarda? E Grasso che fa?
Minaccia soltanto. Troppo poco.
Non parlerò di loro mentre, nel
paese serpeggia la paura, giustificata, del terrorismo, la disoccupazione
impera (quale trionfalismo per un 0, in meno!), la corruzione gode e la gente, come me, non capisce il perché bisogna
raggiungere un’inflazione di due punti, mentre tutti invocano i consumi.
Secondo il parere dell’uomo della strada per aumentare i consumi bisogna aumentare
i salari e le pensioni, abbassare i prezzi (che in certi casi sono
ingiustificabilmente alti) e mettere sul
mercato prodotti che abbiano un rapporto prezzo-qualità equo. Misteri dell’alta
finanza che finora sarà alta, ma ci ha impoveriti.
Ma oggi voglio concedermi il lusso
di raccontare un aneddoto, un episodio capitato
a me. In un negozio incontro un amico, un tipo un po’ strambotto anche
se simpatico. Sapendolo vicino ai movimenti di sinistra estrema (con passaggi
dall’uno all’altro alla ricerca di chissà che) gli chiedo quasi per celia: “Allora
adesso sei con Fassina e compagnia antidem?” “No, mi risponde perché io sono
comunista e sto solo con i comunisti…” Risposta lapidaria. Dove sono, per lui,
i comunisti? Esce dal negozio e vedo che sale su una macchina nuovissima di
discreta grandezza e se ne va.
Se è comunista il compagno sarebbe
disposto a condividere il suo nuovo mezzo con gli altri? Con me per esempio che
ho un vecchio catorcio? No di certo. Magari ha anche due o tre appartamenti in
affitto e sfratta gli inquilini se non lo pagano. Per certo ha una casa di proprietà
e che io sappia non è disponibile a condividerla con nessuno. Strano tipo di
comunista!
Il perché è semplice: la parola è diventata un puro flatus vocis e
non indica più una comunità e condivisione di beni e di strumenti di produzione,
ma solo una vaga appartenenza a un movimento identitario di inguaribili
utopisti. Brava gente ma che si emargina costantemente ai confini della lotta
politica e non combina un emerito cazzo.
Ora essere comunisti vorrebbe, nel
significato originario della parola, condividere beni e servizi, abolendo del
tutto la proprietà come esclusività di possesso e d’uso. Al mondo oggi esiste
solo qualche sparuta comunità di idealisti - per lo più cattolica - che realizza
quest’intento. Erano comunisti i
contadini che nel ‘500 lottavano per la comunità delle terre e dei pascoli
e dei boschi. Ma sono stati massacrati con la benedizione del riformista Lutero. Erano comunisti coloro che,
nel XIX secolo lottavano contro il latifondo chiedendo di poter lavorare la
terra e usare i frutti del proprio lavoro. Erano comunisti e non lo sapevano.
Ma, soprattutto, era comunista il mondo degli umani
all’inizio. Quando l’uomo della pietra cacciava e condivideva con il clan la “grigliata”
che ne ricavava. Quando spingeva le sue bestie al pascolo là dove c’era l’erba
e nessuno glielo impediva. Poi, un giorno, forse con la nascita dell’agricoltura,
qualcuno pensò bene di cintare il “suo” pezzo di terra, impedendo agli altri,
anche con la violenza, di entrarvi. Questa è l’origine della proprietà (lo dice
anche Rousseau – io non lo sapevo ma è una cosa che ho sempre pensato): un
abuso, una sottrazione alla comunità di un bene comune, per farne un uso
proprio e personale. La proprietà ha
origine da un abuso.
Lo so - mi diranno i dottoroni - oggi
è diverso, ci sono le leggi che regolano la proprietà e le successioni, il
diritto d’uso e il pagamento delle imposte allo Stato. Ma perché allora c’è chi
ha tanto, troppo (spesso inutilmente) e chi non ha nulla, nemmeno una casa ove
ripararsi e il cibo quotidiano? È comunismo pensare di togliere qualcosa ai primi
per dare qualcosa ai secondi? E' comunismo pensare di far pagare una patrimoniale ai primi per dare ai secondi il minimo vitale? E' comunismo invocare, caro Matteo, che si tolga la tassa sulla casa ai poveri e la sia faccia pagare a chi ha redditi molto alti? Si accettano dibattiti.
No, non è comunismo, è solo
giustizia sociale. Il comunismo vero vorrebbe molto molto di più. Ma se i sedicenti
comunisti di oggi vanno in giro con il SUV ultimo modello e sfruttano il prossimo, allora il
comunismo, sì, è morto.
Amoproust, 2 dicembre 2015
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