lunedì 17 febbraio 2014

il ragazzaccio di Pontedera



Il ragazzaccio di Pontedera

Ci siamo dentro ormai fino al collo. Renzi ha scalzato Letta con l’avallo della direzione del PD e si prepara a formare un nuovo Governo. Senza passaggio elettorale, senza il sigillo del consenso popolare. Non scandalizziamoci, è già successo. Il peccato sta nel fatto che il “ragazzaccio” fiorentino aveva promesso che così non sarebbe mai avvenuto. Una prima smentita al suo proverbiale “mantengo la parola”.

Ad Amoproust Renzi non è mai piaciuto e non piace ancora. Per un sacco di motivi, tra i quali predomina una vera allergia inguaribile verso gli arrivisti, coloro che si proclamano capaci di fare dove altri falliscono con una sicurezza micidiale, che si autoinvestono leader e sparano a zero contro i "vecchi" in quanto tali, non per ciò che hanno o non hanno realizzato. Indubbiamente Renzi appartiene a questa razza.

Per questo Amoproust non capisce l’autostrada che il PD ha spianato di fronte a Renzi fin da prima dei tempi di Bersani: cambiamento dello statuto per permettergli di concorrere alle primarie e alla premiership, ampia propaganda e sostegno, libertà di movimento in autopromozioni senza la paternità del PD (Renzi ha ostentamente promosso se stesso senza il logo del PD). Insomma Renzi è stato voluto, non tollerato. Quando si è profilata la sua vittoria alle primarie per la segreteria, la corsa a salire “sul carro del vincitore” (uso questa metafora abusata e odiosa) si è fatta frenetica.

In politica la fretta è cattiva consigliera. E Renzi ha tutta l’aria di chi non solo ha fretta ma intende bruciare le tappe prendendo  scorciatoie al limite della scorrettezza. Furbo, astuto, manovriero, mentre si procama trasparente e diretto. Machiavellico. Solo che il segretario fiorentino parlava di "Principe", di tirannide, non di democrazia. E questa sua baldanza si traduce volentieri e spesso in acrimonia velenosa verso gli avversari. Il dileggio gli appartiene. Non è bello.

Ma Renzi ora deve stare attento. Perché la sua citatissima esperienza di sindaco decisionista non è replicabile a Palazzo Chigi. I sindaci oggi, con l’ultima riforma amministrativa, sono dei dominus incontrastati, dei veri monarchi che si scelgono gli assessori e, se hanno una maggioranza sicura, si fanno beffe del consiglio comunale, ridotto a una funzione di certificatore notarile. Non è così in un Governo di alleanze, dove devi patteggiare ogni giorno il consenso con i partiti e la maggioranza di governo. E la maggioranza di governo di Renzi non è molto diversa da quella di Letta. Si rischia il ripetersi del pantano tanto detestato. Renzi rischia di illudersi nella sua infantile pretesa di onnipotenza, quel “faremo” che – temo – gli costerà caro.

Perché Renzi ha avuto tutto questo consenso nel rovesciare Letta? Senza dubbio e senza malizia di sorta, la pressione degli eletti (neoeletti) l'anno scorso in Parlamento, per avere davanti a sé lo spazio di una legislatura e non andare  a casa una volta formulata la nuova legge elettorale. La furbata di Renzi è la promessa di durare fino al 2018. Si pensi alla riforma del Senato che prevede la sua abolizione per cui i neosenatori avrebbero una ben triste prospettiva personale. Umanissimo desiderio che ha messo in gioco il governo a termine di Letta. Ma desiderio non corrispondente  ai bisogni del paese che si vede costretto a  un governo di intese (larghe o piccole che siano).

E poi molte altre considerazioni. La lentezza e i continui rinvii lettiani. Alcuni clamorosi errori (si pensi solo al decreto Banca Italia- IMU, una vera schifezza), il continuo scandalo di ministri poco adeguati (l’amicizia Cancellieri-Ligresti; la camurria Di Girolamo; Alfano che non sa ciò che succede nel suo ministero; il Tesoro che rischia di penalizzare gli statali ecc.ecc.). Renzi ha potuto profittare della debolezza del governo del pur ottimo Letta.

Ma purtroppo Renzi avrà una maggioranza con lo stesso perimetro, forse con un occhio di maggior favore da parte dell’opposizione di destra (ahimè, perché? Che cosa è stato promesso a Berlusconi?). Renzi ha due chances, due cartucce a suo favore: una squadra di ministri integerrimi e competenti che sottolinei una forte discontinuità (ci riuscirà?), la possibilità di essere più incisivo e determinato in Europa. Sicuramente più macho di Letta lo è. Forse un po’ di muscoli li saprà mostrare. Un altro punto a suo favore è una congiuntura economica che volge lentamente al bello. Una cartina di tornasole è la conferma/disconferma di Alfano al Viminale. Se Renzi dovesse cedere su questo punto (Alfano è stato un pessimo ministro dell’Interno) è un brutto segnale. Oggi vedremo.

Comunque in sintesi è difficile dire e fare previsioni e prognosi. Cosa farà la sinistra del PD (Civati)? Indebolirà con la negazione della fiducia il governo Renzi? Cosa farà Forza Italia? Voterà con la maggioranza non solo le riforme istituzionali, ma anche provvedimenti efficaci nell’economia? E il movimento 5 Stelle sarà più morbido o continuerà a sparare  a pallettoni? E se alcuni provvedimenti (diritti civili) dovessero passare con il consenso della sinistra e del M5stelle, Alfano farà cadere il governo?  Insomma, un percorso minato, non facile, in salita.

Matteo, avrai di che divertirti.

Amoproust, 17 febbraio 2014.

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