Il
ragazzaccio di Pontedera
Ci
siamo dentro ormai fino al collo. Renzi ha scalzato Letta con l’avallo della
direzione del PD e si prepara a formare un nuovo Governo. Senza passaggio
elettorale, senza il sigillo del consenso popolare. Non scandalizziamoci, è già
successo. Il peccato sta nel fatto che il “ragazzaccio” fiorentino aveva
promesso che così non sarebbe mai avvenuto. Una prima smentita al suo proverbiale
“mantengo la parola”.
Ad
Amoproust Renzi non è mai piaciuto e non piace ancora. Per un sacco di motivi,
tra i quali predomina una vera allergia inguaribile verso gli arrivisti, coloro
che si proclamano capaci di fare dove altri falliscono con una sicurezza
micidiale, che si autoinvestono leader e sparano a zero contro i "vecchi" in
quanto tali, non per ciò che hanno o non hanno realizzato. Indubbiamente Renzi appartiene
a questa razza.
Per
questo Amoproust non capisce l’autostrada che il PD ha spianato di fronte a
Renzi fin da prima dei tempi di Bersani: cambiamento dello statuto per permettergli di concorrere
alle primarie e alla premiership, ampia propaganda e sostegno, libertà di
movimento in autopromozioni senza la paternità del PD (Renzi ha ostentamente
promosso se stesso senza il logo del PD). Insomma Renzi è stato voluto, non tollerato. Quando si è profilata la sua vittoria
alle primarie per la segreteria, la corsa a salire “sul carro del vincitore”
(uso questa metafora abusata e odiosa) si è fatta frenetica.
In
politica la fretta è cattiva consigliera. E Renzi ha tutta l’aria di chi non
solo ha fretta ma intende bruciare le tappe prendendo scorciatoie al limite della scorrettezza.
Furbo, astuto, manovriero, mentre si procama trasparente e diretto. Machiavellico. Solo che il segretario fiorentino parlava di "Principe", di tirannide, non di democrazia. E questa sua
baldanza si traduce volentieri e spesso in acrimonia velenosa verso gli
avversari. Il dileggio gli appartiene. Non è bello.
Ma
Renzi ora deve stare attento. Perché la sua citatissima esperienza di sindaco
decisionista non è replicabile a Palazzo Chigi. I sindaci oggi, con l’ultima
riforma amministrativa, sono dei dominus incontrastati,
dei veri monarchi che si scelgono gli assessori e, se hanno una maggioranza
sicura, si fanno beffe del consiglio comunale, ridotto a una funzione di
certificatore notarile. Non è così in un Governo di alleanze, dove devi
patteggiare ogni giorno il consenso con i partiti e la maggioranza di governo.
E la maggioranza di governo di Renzi non è molto diversa da quella di Letta. Si
rischia il ripetersi del pantano tanto detestato. Renzi rischia di illudersi nella sua
infantile pretesa di onnipotenza, quel “faremo” che – temo – gli costerà caro.
Perché
Renzi ha avuto tutto questo consenso nel rovesciare Letta? Senza dubbio e senza
malizia di sorta, la pressione degli eletti (neoeletti) l'anno scorso in Parlamento, per avere davanti a sé lo spazio di una legislatura e non andare a casa una volta formulata la nuova legge
elettorale. La furbata di Renzi è la promessa di durare fino al 2018. Si pensi
alla riforma del Senato che prevede la sua abolizione per cui i neosenatori
avrebbero una ben triste prospettiva personale. Umanissimo desiderio che ha
messo in gioco il governo a termine di Letta. Ma desiderio non corrispondente ai bisogni del paese che si vede costretto a un governo di intese (larghe o piccole che
siano).
E
poi molte altre considerazioni. La lentezza e i continui rinvii lettiani.
Alcuni clamorosi errori (si pensi solo al decreto Banca Italia- IMU, una vera
schifezza), il continuo scandalo di
ministri poco adeguati (l’amicizia Cancellieri-Ligresti; la camurria Di
Girolamo; Alfano che non sa ciò che succede nel suo ministero; il Tesoro che
rischia di penalizzare gli statali ecc.ecc.). Renzi ha potuto profittare della
debolezza del governo del pur ottimo Letta.
Ma
purtroppo Renzi avrà una maggioranza con lo stesso perimetro, forse con un
occhio di maggior favore da parte dell’opposizione di destra (ahimè, perché? Che
cosa è stato promesso a Berlusconi?). Renzi ha due chances, due cartucce a suo
favore: una squadra di ministri integerrimi e competenti che sottolinei una
forte discontinuità (ci riuscirà?), la possibilità di essere più incisivo e determinato
in Europa. Sicuramente più macho di
Letta lo è. Forse un po’ di muscoli li saprà mostrare. Un altro punto a suo
favore è una congiuntura economica che volge lentamente al bello. Una cartina di tornasole è la conferma/disconferma
di Alfano al Viminale. Se Renzi dovesse cedere su questo punto (Alfano è stato
un pessimo ministro dell’Interno) è un brutto segnale. Oggi vedremo.
Comunque
in sintesi è difficile dire e fare previsioni e prognosi. Cosa farà la sinistra
del PD (Civati)? Indebolirà con la negazione della fiducia il governo Renzi?
Cosa farà Forza Italia? Voterà con la maggioranza non solo le riforme
istituzionali, ma anche provvedimenti efficaci nell’economia? E il movimento 5
Stelle sarà più morbido o continuerà a sparare
a pallettoni? E se alcuni provvedimenti (diritti civili) dovessero
passare con il consenso della sinistra e del M5stelle, Alfano farà cadere il
governo? Insomma, un percorso minato,
non facile, in salita.
Matteo,
avrai di che divertirti.
Amoproust, 17 febbraio
2014.
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