Il controriformismo di
Scola
Riposiamoci
un attimo dalla politica e prestiamoci alla riflessione filosofica, teologica
anzi.
Il
pretesto ce lo offre il pacioso e simpatico Cardinal Scola, certamente di parte
ratzingeriana, più che certamente sostenitore e patrocinatore di Comunione e
liberazione.
Per
molti fedeli CL è una comunità di fede intransigente e rigorosa, ma per il mondo
laico una “chiesa dentro la chiesa” che intreccia integralismi religiosi e
interessi economici più che opachi. CL sostiene senza dubbi il centro destra,
lo si vede da chi ha mandato al governo delle larghe intese, Lupi, Mauro,
colombe forse, ma… Formigoni era di Cl e non si può dire certo che la sua più
che trilustrale presenza alla Presidenza della regione Lombardia abbia brillato
per trasparenza e moralità.
Beh
il cardinal Scola ha esternato che la sua Milano ha perso Dio, si è ateizzata.
Si è lamentato e si è fatto patrocinatore di una spinta di evangelizzazione.
Beh, si dirà, è il suo mestiere. Ma occorre ragionarci su.
Scola
parla dell’ateismo e dell’ateo come di un male e di un errore e tratta l’ateo
come un peccatore, cioè uno che sbaglia consapevolmente e volutamente. Che
differenza con il card. Martini che riteneva l’ateo un “diverso” degno di
ascolto e di dialogo: non un errante pericoloso, ma un uomo che ha scelto un
orientamento di vita diverso e alternativo alla fede. D’altronde la Chiesa ha
sempre predicato che la Fede è un dono di Dio e che colpa ha l’ateo quindi se
Dio non gli ha dato la Fede?
Tutti
noi, in Italia (salvo una sparuta minoranza) siamo cresciuti all’ombra degli
oratori e della Parrocchie, abbiamo respirato profumo di incenso e catechismi e
indottrinamenti etici e dogmatici. C’è chi è rimasto nella scia di questa impostazione dottrinale
(acriticamente o consapevolmente non importa), c’è chi se ne è liberato per
ragioni le più diverse e non fa pratica religiosa, anche qui spesso solo per inerzia, indifferenza,
apatia, disinteresse per le questioni filosofiche o teologiche.
A
questi si rivolge il card. Scola, invocando un ritorno alla “sacra” infanzia
della Fede? Oppure il card. Scola invoca la conversione degli “infedeli”, quasi
fossimo ancora non nel mondo globalizzato e desacralizzato, ma nel medioevo
degli integralismi contrapposti?
Quel
che a me pare scorretto è invocare la conversione di qualcuno, soprattutto di
chi professa l’ateismo o l’agnosticismo per traguardo intellettuale e onestà di
ricerca. La Fede, sia che sia un dono sia che sia una scelta consapevole non si
può imporre a nessuno, tantomeno a
coloro che, con un travagliato percorso intellettuale, onesto e sincero, hanno
raggiunto il traguardo della non-fede. Dialogare, confrontarsi da pari a pari sì, ma ritenersi superiori "eletti" che trattano con erranti peccatori, beh, no, proprio no.
Non
si scandalizzi nessuno. Ogni uomo ha diritto alla ricerca razionale di un
approdo esistenziale, sia che contempli Dio, sia che non lo ammetta. E tutti
hanno diritto a essere rispettati, non considerati “erranti” di una qualche
specie.
Teniamo le guerre di religione, che tante nefandezze hanno seminato e
stanno ancora seminando nel mondo e nella storia, fuori dalla porta, anzi
fuori da ogni ipotesi di società
possibile.
Amoproust,
10 settembre 2013
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