Mangiare
merda in politica
Esistono giovani
scalpitanti per entrare in “politica” e fare carriera. Spesso urlanti contro la
casta che blocca tutto, i vecchi ingombranti, i culi di pietra.
Vorrebbero
scorciatoie, saltare le tappe doverose di ogni carriera.
Grazie a elettori generosi
la pattuglia dei 5 stelle ci è riuscita. Sono bastati pochi voti in rete e il
gradimento dei guru per candidarsi e il successo elettorale ha fatto il resto.
Gente estremamente fortunata che sembra talora non avere cognizione del proprio
ruolo: non è un gioco ma una tremenda responsabilità verso il paese.
La scorciatoia segnata da
Grillo è irripetibile, credo. Alle prossime elezioni (quando ci saranno) questi
neo parlamentari premeranno per esser rieletti e, se Grillo si opporrà, dovrà
far fronte a sedizioni e fughe altrove. Il ruolo di onorevole (anche se si
rifiuta il nome) dà prestigio e lo stipendio fa il resto. Non si ritorna a casa
tanto agevolmente.
Presso i partiti storici
non era e ancora non è così. Parlo di vecchia DC e ex PCI. Per arrivare in
Parlamento bisognava essersi fatte le ossa nelle sezioni, nei consigli comunali
di piccoli centri, poi nelle federazioni provinciali, poi in Provincia, poi in
Regione e finalmente potevi aspirare ad avere una candidatura in Parlamento.
Pochi potevano sfuggire a questa regola e solo per meriti acclarati. E si era
eletti solo se bravi, competenti e fedeli. Non c’era posto per le teste calde e
i carrieristi. E non si veniva rieletti se non si lavorava bene.
Berlusconi e la Lega e poi
la legge “porcata” hanno cambiato le cose, introducendo la logica dei “nominati”
per cui il capo sceglie chi mettere in lista, con il prevalente criterio della
fedeltà personale, il che, per il Cavaliere p.e. ha sempre e solo significato
appartenenza alle sue aziende, tirapiedi e affaristi e donne per merito di…
letto. (non dico la parolaccia usata da Battiato, ma si può dire che aveva
ragione, anche se è stato maleducato?). Così si sono create le scorciatoie, anche nei partiti
tradizionali attraverso il criterio della nomina. E il Parlamento si è riempito
di inadeguati, leccaculo, interessati, carrieristi e Scilipoti, che seguono
solo l’odore intenso dei soldi.
Ora è bene, secondo me, che
si ripristini la regola della “carriera politica” anche se non nel senso
rigidissimo dei partiti tradizionali. Si può meritare una candidatura per aver lavorato
bene nelle associazioni, nella società civile, nel sindacato, nella cultura,
aver promosso azioni per la giustizia, aver meritato nelle professioni.
Soprattutto aver dimostrato fedeltà non alle persone, ma ai valori che sostengono
l’azione di un partito soprattutto se si chiama democratico.
Un mio amico, l’ex
Senatore Giuricovich, poi non rieletto perché scalzato da un egregio culo di pietra,
mi diceva che in politica per andare avanti bisognava mangiare ogni giorno una
bella razione di merda. Ossia: reiterati “no” alle tue idee, che ritieni
brillanti, no per le tue aspirazioni a candidature rapide, essere bocciati più
volte a elezioni comunali e regionali, veder passare davanti a te il tuo
collega da te sempre pensato debole e meno intelligente di te stesso, una o più
promozioni negate, critiche in pubblico (e devi stare zitto), una ricompensa
negata e così via. Devi mangiare questa merda, se no non passi.
Bisogna che lo sappiano i
grillini che ora strillano in Parlamento. Bisogna che lo sappiano i giovani del PD che picchiano i piedi e vogliono
far fuori gli elefanti. D’altronde non è poi così diverso nelle professioni e
nelle aziende: o vai avanti perché sei un raccomandato di ferro, il figlio del
capo o il protetto dal miglior cliente (e fai disastri) o vai avanti perché meriti.
La situazione del
management italiano richiama soprattutto la prima ipotesi. E questo spiega anche
perché siamo messi così male.
Mala
gestio dicono le carte processuali Alitalia, Tirrenia, Finmeccanica,
e l’elenco è lungo.
Amoproust, 10 aprile 2013
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