Grilliamo
Dopo
le elezioni siciliane gli italiani, i media, tutti, recitano solo e soltanto il
verbo “grillare”. È il fenomeno del momento, Grillo. Lui aborre andare in TV e dà
lavate di capo (poco eleganti) ai suoi che osano andarci, ma intanto la TV gli porge
un servizio prezioso. Lo sottolinea, lo presenta come un eroe. La domanda
angosciosa è: e se vincesse le elezioni anche a livello nazionale?
Beh,
se il test siciliano è tale (come dicono i cervelloni) stiamo a vedere. Stiamo
a vedere cosa fanno questi 16 (sono 16?) consiglieri regionali con la loro
bella faccia pulita, la loro verginità e anche la loro totale incompetenza.
Persone assolutamente rispettabili, selezionate attraverso la rete, hanno un
curriculum di tutto rispetto “morale”, sono puliti, forse hanno rubato una mela
nell’orto del vicino quand’erano piccoli.
È
il redde rationem. Perché un conto è criticare, segnare con la matita rossa le innumerevoli
pecche della casta e, poi, farne parte. Sì, perché con buon pace del capo, chi
è eletto e siede nel consiglio regionale della Sicilia fa parte della classe
politica (definita “casta”). Con il loro ingresso segnalano che intanto non
sono tutti uguali, o pensano di essere i primi morali, onesti e puliti? E poi
che adesso devono assumersi delle responsabilità, per esempio votare, fare interventi,
accettare il contradditorio. Loro hanno
detto che non faranno alleanze con nessuno (non mi sembra un bel modo politico
di cominciare...) E poi hanno anche detto però che non boicotteranno, ma
diranno sì ai provvedimenti che piaceranno loro. Cioè che non pretenderanno (se
non fanno alleanze) assessorati e poltrone, ma, di volta in volta, approveranno
e non approveranno. Dati i numeri della regione siciliana rischiano di
diventare l’ago della bilancia, per cui il neoeletto Crocetta dovrà blandirli,
sedurli (come lo ha invitato a fare lo stesso capogruppo movimento 5stelle). Beh, è un
modo di fare politica sconcertante, mai visto. Lo si può leggere in due modi:
negativo come trasformismo (se l’alleanza prescinde da ogni obiettivo politicamente
coerente) - positivo come pragmatismo un
po’ eclettico, ma teso a ottenere risultati.
Sono
d’accordo con Cacciari. Grillo è un gran cacciarone (scusate il gioco di parole),
urla, strepita protesta insulta e minaccia. Ma non è un estremista di destra né
un neonazista. Manifesta idee positive, pprogressiste (sull’ambiente, la moralità in
politica, la giustizia e non solo), unitamente a balordaggini tipo l'uscita dall'Europa, l'autarchia e via dicendo. I suoi eletti dovranno, per forza, fare i conti con le
regole. Lo stesso Grillo, se entrerà in Parlamento con una nutrita pattuglia di
deputati e senatori, non potrà pretendere di farne dei monaci, che non parlano
con nessuno, che non fanno interviste e non vanno nei talkshow né potrà pretendere
di dar loro la dritta ogni volta che devono votare, trattandoli come minus
habens a vita. “Scusa capo, come votiamo
stasera?” “Scusa Casaleggio cosa dice
Beppe che dobbiamo fare con la legge 364 bis?”. Sarebbe una roba da asilo
Mariuccia o, peggio, uno spettacolo indecente. Grillo come Rasputin o
Richelieu. O peggio come certe energiche mogli di potenti. Lo spettacolo
sarebbe tanto più indecoroso quanto più i grillini si avvicineranno alle stanze
del potere.
Allora
il buon caro Beppe che tutti i comici d’Italia, gli attori e anche uomini di
spettacolo dicono di amare profondamente perché è intelligente, furbo,
innovatore, stratega illuminato ecc. ecc. (si danno il turno alla Tv dalla
Parietti a Crozza) si dia una calmata e ragioni. Se con il suo movimento intende
“metter mano” ossia riformare (ah quella parola tanto bistrattata!) il suo
paese, si metta a fare i conti con la realtà, le difficoltà delle istituzioni
che si devono muovere nel rispetto della democrazia, la lentezza delle
procedure (purtroppo) il rispetto della Costituzione, il garantismo (quello
giusto!). Rottamiamo pure ciò che è vecchio e obsoleto, le regole ingiuste, i
privilegi (quelli per primi) ma impariamo anche a tollerare il dibattito, la
controversia, la discussione, il confronto che sono vitali per la democrazia.
Sapete
qual è la grande scissione di Amoproust in questo momento? Amoproust non
sopporta più Grillo, i suoi strepiti, le sue intemperanze, le sue mosse da
ducetto, ma vede con enorme simpatia
quei volti giovani e puliti eletti nel movimento 5 stelle.
Paradossalmente vien
voglia di dir loro: “Andate avanti con
amore per la democrazia e per questo disastrato paese, nonostante lui!”
Amoproust – 3 novembre 2012
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