La nemesi e la
rivincita
Si faranno le elezioni in Lombardia e si cambierà
pagina. Una vittoria del centrodestra è quanto mai improbabile (a meno di un
improvviso impazzimento del corpo elettorale) e il centro sinistra ha il dovere
morale di candidare qualcuno che abbia l’autorevolezza e le palle per spazzare
via definitivamente il sistema di potere e la trama corporativa tessuta per
anni da Formigoni. Praticamente l’occupazione sistematica di tutti i gangli di
potere nella Sanità soprattutto, ma ovunque. Sistema di potere che si chiama CL
e Compagnia delle Opere. Gente che si fa il segno della croce prima di
assaggiare cibo ma che poi, in nome di Cristo, sa ben fare gli affari suoi.
Primari nominati solo per la loro appartenenza, che ora giustamente tremeranno.
Direttori di ASL soggetti alle regole della Confraternita stile mafioso.
Si fa il nome di Ambrosoli, è un buon segno, anzi
un sogno.
Infuria la polemica sulle candidature o meno dei “mostri
sacri” del PD. Sinceramente non la capisco tutta questa polemica, innescata, si
sa, dalla “rottamazione” di Renzi. Sarà perché sono vecchio, sarà perché sono
affezionato al partito che seguo dalle origini e mi dispiace veder disprezzati
e messi da parte coloro che lo hanno fondato. E poi quanti sono questi politici
di lungo corso da rottamare? Dieci? Forse nemmeno. Su parecchie centinaia di
posti in Parlamento. Senza l’intelligenza e la forza e la competenza di
qualcuno di loro il PD sarebbe solo più povero, meno attrezzato, caro Renzi.
Chi propone di uccidere i padri ha sempre qualche problema edipico irrisolto.
Vuole almeno scoparsi la mamma, cioè in questo caso il potere.
Io tifo per D’Alema e la Finocchiaro e la Bindi e anche
la Turco che, dato che non ha alcun charme femminile, molti disprezzano. Ma
sono tutte persone (tre sono donne!) dalla lungimirante intelligenza politica,
con un passato emerito e un contributo dato alle Istituzioni di grande
spessore. Non buttiamoli/e via. Se non vorranno più stare in Parlamento (per
loro scelta e non per “rottamazione”) diamo loro non un “contentino”, ma un
incarico (non lo chiamo “posto”) di rilevante importanza. La Melandri ha deciso
di andarsene per un suo impegno umanitario. Mi dispiace, contribuiva a tirare
su il tono delle nostre rappresentanti al femminile. Qui non possiamo competere
con le bellone e le maliarde del centro destra infilate da Berlusconi al Parlamento dietro chissà quale compenso (in natura?
Di letto? Non si sa).
Mi hanno detto e ho visto in TV che Renzi fa la
sua campagna con il camper senza le insegne del PD. Perché mai? Si vergogna del
partito cui appartiene, si sente estraneo, pensa così di attirare più gente? Dico
solo che è una misera stronzata, che lo squalifica da solo. Renzi ha buone
qualità, non comprendo però certe sue trovate, certi argomenti capziosi, la storia
della “rottamazione” e la polemica con D’Alema, innalzato a capro espiatorio della
vecchia nomenclatura. Non voterò Renzi e farò di tutto per invitare coloro che
andranno a votare alle primarie perché
scelgano Bersani. Non riesco a pensare a
un futuro del partito e della nazione con Renzi. Non riesco a vedere Renzi primo ministro. Ragazzi, qui non
stiamo scegliendo il segretario di un circolo o il direttore della sagra del
pomodoro o della bocciofila. Qui stiamo scegliendo il futuro competitor del
centro destra alla guida del Paese, alla rappresentanza dell’Italia in Europa e
nel mondo. Matteo fai bene il sindaco di Firenze, tutti ti apprezzano, non
puntare più in alto, la conosci la legge di Peter?
Te la richiamo:
Nel 1969 Laurence J. Peter
pubblicò il saggio "The Peter principle". Il testo è imperniato su un
enunciato che prende appunto il nome di "principio di Peter"
altrimenti detto principio di incompetenza:
In una gerarchia ogni membro tende a
raggiungere il proprio livello di incompetenza.
Quando, ad esempio, in un'azienda un impiegato si
dimostra in grado di assolvere bene il suo compito, questi verrà promosso al
livello immediatamente superiore, nel quale dovrà assolvere un compito differente
e più difficile. Alla fine del processo, tale impiegato avrà raggiunto il
proprio livello di incompetenza, ovvero la condizione in cui non è in grado di
svolgere il compito assegnato e di conseguenza non ha più alcuna possibilità di
essere promosso, ponendo fine alla propria carriera nell'organizzazione e
rimanendo in una mansione imbarazzata.
Solo che in politica con l’incompetenza si fanno
danni. Matteo, stai lì dove ti riesce bene e sei capace. Conviene a tutti, anche a te.
Amoproust – 17 ottobre 2012
Nessun commento:
Posta un commento