mercoledì 17 ottobre 2012



La nemesi e la rivincita


Si faranno le elezioni in Lombardia e si cambierà pagina. Una vittoria del centrodestra è quanto mai improbabile (a meno di un improvviso impazzimento del corpo elettorale) e il centro sinistra ha il dovere morale di candidare qualcuno che abbia l’autorevolezza e le palle per spazzare via definitivamente il sistema di potere e la trama corporativa tessuta per anni da Formigoni. Praticamente l’occupazione sistematica di tutti i gangli di potere nella Sanità soprattutto, ma ovunque. Sistema di potere che si chiama CL e Compagnia delle Opere. Gente che si fa il segno della croce prima di assaggiare cibo ma che poi, in nome di Cristo, sa ben fare gli affari suoi. Primari nominati solo per la loro appartenenza, che ora giustamente tremeranno. Direttori di ASL soggetti alle regole della Confraternita stile mafioso.

Si fa il nome di Ambrosoli, è un buon segno, anzi un sogno.

Infuria la polemica sulle candidature o meno dei “mostri sacri” del PD. Sinceramente non la capisco tutta questa polemica, innescata, si sa, dalla “rottamazione” di Renzi. Sarà perché sono vecchio, sarà perché sono affezionato al partito che seguo dalle origini e mi dispiace veder disprezzati e messi da parte coloro che lo hanno fondato. E poi quanti sono questi politici di lungo corso da rottamare? Dieci? Forse nemmeno. Su parecchie centinaia di posti in Parlamento. Senza l’intelligenza e la forza e la competenza di qualcuno di loro il PD sarebbe solo più povero, meno attrezzato, caro Renzi. Chi propone di uccidere i padri ha sempre qualche problema edipico irrisolto. Vuole almeno scoparsi la mamma, cioè in questo caso il potere.

Io tifo per D’Alema e la Finocchiaro e la Bindi e anche la Turco che, dato che non ha alcun charme femminile, molti disprezzano. Ma sono tutte persone (tre sono donne!) dalla lungimirante intelligenza politica, con un passato emerito e un contributo dato alle Istituzioni di grande spessore. Non buttiamoli/e via. Se non vorranno più stare in Parlamento (per loro scelta e non per “rottamazione”) diamo loro non un “contentino”, ma un incarico (non lo chiamo “posto”) di rilevante importanza. La Melandri ha deciso di andarsene per un suo impegno umanitario. Mi dispiace, contribuiva a tirare su il tono delle nostre rappresentanti al femminile. Qui non possiamo competere con le bellone e le maliarde del centro destra infilate da Berlusconi al Parlamento dietro chissà quale compenso (in natura? Di letto? Non si sa).

Mi hanno detto e ho visto in TV che Renzi fa la sua campagna con il camper senza le insegne del PD. Perché mai? Si vergogna del partito cui appartiene, si sente estraneo, pensa così di attirare più gente? Dico solo che è una misera stronzata, che lo squalifica da solo. Renzi ha buone qualità, non comprendo però certe sue trovate, certi argomenti capziosi, la storia della “rottamazione” e la polemica con D’Alema, innalzato a capro espiatorio della vecchia nomenclatura. Non voterò Renzi e farò di tutto per invitare coloro che andranno  a votare alle primarie perché scelgano Bersani. Non riesco a pensare  a un futuro del partito e della nazione con Renzi. Non riesco  a vedere Renzi primo ministro. Ragazzi, qui non stiamo scegliendo il segretario di un circolo o il direttore della sagra del pomodoro o della bocciofila. Qui stiamo scegliendo il futuro competitor del centro destra alla guida del Paese, alla rappresentanza dell’Italia in Europa e nel mondo. Matteo fai bene il sindaco di Firenze, tutti ti apprezzano, non puntare più in alto, la conosci la legge di Peter?

Te la richiamo:

Nel 1969 Laurence J. Peter pubblicò il saggio "The Peter principle". Il testo è imperniato su un enunciato che prende appunto il nome di "principio di Peter" altrimenti detto principio di incompetenza:
In una gerarchia ogni membro tende a raggiungere il proprio livello di incompetenza.
Quando, ad esempio, in un'azienda un impiegato si dimostra in grado di assolvere bene il suo compito, questi verrà promosso al livello immediatamente superiore, nel quale dovrà assolvere un compito differente e più difficile. Alla fine del processo, tale impiegato avrà raggiunto il proprio livello di incompetenza, ovvero la condizione in cui non è in grado di svolgere il compito assegnato e di conseguenza non ha più alcuna possibilità di essere promosso, ponendo fine alla propria carriera nell'organizzazione e rimanendo in una mansione imbarazzata.

Solo che in politica con l’incompetenza si fanno danni. Matteo, stai lì dove ti riesce bene e sei capace. Conviene a tutti, anche  a te.


Amoproust – 17 ottobre 2012

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