mercoledì 22 febbraio 2012

Marcegaglia, Monti e riforme


Ma perché si ritorna alla rissa?

Dice un adagio che si trova spesso su quei quadretti di ceramica appesi al muro delle osterie e dei bar di periferia “ricordati di collegare il cervello alla bocca prima di parlare”. Una baggianata che però si applica bene a ciò che sta succedendo nel Paese e soprattutto ai piani alti.
La Mercegaglia se ne esce dicendo che l’art. 18 (e con esso i sindacati) difende i fannulloni e i ladri. Poi se ne pente e dice “ho sbagliato”. Ok. Ma i lapsus, cara Emma, sono significativi di uno stato d’animo profondo, perché pescano nel nostro inconscio, spesso dicono ciò che veramente pensiamo. La stessa cosa è capitata all’onorevole sottosegretario Martone quando ha detto che i giovani di 28 anni fuori corso sono degli “sfigati”, e anche a tanti altri, Fornero, Monti (il posto fisso non è "bello") e via dicendo. Si lasciano scappare delle frasi indicative e scoppiano le polemiche.
La Emma sa benissimo che l’art.18 si riferisce ai licenziamenti senza giusta causa (ma quante volte occorre dirlo!?) e che il “padrone”, per parlare come Diliberto, ha mano libera se becca uno a rubare o a dormire sul posto di lavoro per licenziarlo senza che nessuno dica beh! Certo può essere una facile scusa che maschera un licenziamento per ben altre cause e allora i sindacati intervengono, ma fanno il loro mestiere che è quello di difendere i lavoratori da ingiuste aggressioni. Ma questo non significa che i sindacati difendono ladri, fannulloni e finti malati.
Lo sappiamo bene che in certe zone del paese si cazzeggia un po’ e si sta  a casa spesso e volentieri per un nonnulla, non a caso l’assenteismo è una piaga da sconfiggere (ed è quasi sconfitto).
Una riforma del mercato del lavoro è necessaria all’Italia per liberare i giovani dal precariato, assicurare una mobilità/flessibilità senza penalizzare i lavoratori, coprire i periodi di disoccupazione forzata, portare il paese fuori dalla irragionevolezza di settori ultragarantiti e settori senza garanzia alcuna. Solo sei mesi fa sarebbe sembrato impensabile un cammino come quello intrapreso con la Fornero. E’ coraggioso e i sindacati invece di correre dietro a tutte ombre e i sospetti di manovre antioperaie, dovrebbero vederlo nel suo complesso e tenere dritta la barra sul futuro. 

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Infuria un altro inutile e curioso dibattito: Monti è di destra  e di sinistra? A parte la stupidità e il tenore decisamente novecentesco della domanda, cioè vecchie categorie logore e consunte, cosa vorrebbe dire? Monti sta “risanando” quindi è un riformista. Non certo un socialista ma nemmeno un interprete del liberismo più sfrenato. Alcune cose che sta facendo sono state invocate per anni dalla sinistra: una seria lotta all’evasione fiscale, certe liberalizzazioni, la riduzione degli sprechi con tagli non lineari, ma chirurgici. La sinistra vorrebbe una più decisa patrimoniale e forse Monti ha qualche dubbio a infierire, difficile dire chi abbia ragione sul piano strategico. Ma, tutto calcolato, mi pare che la “politica” di Monti scontenti più a destra che a sinistra. E se poi si realizzerà la riforma fiscale con seri sgravi sulle prime aliquote, mi pare che non si tratti certo di una politica di destra.
Il dibattito ha un solo scopo pretestuoso: appropriarsi di Monti per poterlo “vendere” al momento delle elezioni. Perché la politica del dopo non sarà mai più come quella del prima.
Il governo Monti segnerà uno spartiacque tra la disgraziata era berlusconiana, l’era dell’inefficienza, della stasi e del populismo e un’era che non si sa ancora cosa sarà. Le ipotesi sono due: o si continuerà sulla via del risanamento e delle riforme o si ricadrà nel triste gorgo dei nostri storici difetti: instabilità, corruzione, evasione, conflitto impotente. Quindi se le elezioni premieranno la compagine che si proporrà di continuare sulla strada virtuosa del riformismo, l’Italia si salverà. Se no andremo a fondo vanificando il lavoro Monti.
Ipotesi di destra o di sinistra? Smettiamola di fare i bambini.

Amoproust, 22 febbraio 2012.


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