giovedì 5 maggio 2011

beatificando

Karol è stato un grande Papa? Tutto dipende dal significato che si vuol attribuire a quel "grande". Nel senso della spettacolarizzazione del Papato e della capacità di attrarre masse di persone plaudenti, più che grande. Un Papa per molti versi vicino al cuore della gente, per certi suoi gesti, per il tratto popolaresco e il linguaggio comprensibile. La Chiesa, sempre pronta a cogliere occasioni di popolarità, si accinge a spianare una strada per la canonizzazione. Tutto già deciso, si sa che i miracoli si creano, l'importante è raggiungere lo scopo. A un laico, al pensiero laico fa impressione che qui, sulla terra, si decida a suon di trombe ciò che deve accadere dalle parti di Dio. Noi decidiamo e Lui si attiene, Lui che scruta o dovrebbe scrutare le coscienze e sapere ciò che gli uomini non possono sapere, della vera santità. Ma così vanno le cose, così decide il diritto canonico, che lega Dio oltre ogni umana comprensione.

Papa Wojtyla ha avuto un lungo pontificato, costellato di viaggi, segnato da un infausto folle attentato, e caratterizzato anche da un numero impressionante di beatificazioni e canonizzazioni. Spettacolo e fede. I  papa boys. Le folle oceaniche. La papamobile.

Ma quanto Papa Karol ha contribuito a modernizzare la Chiesa, a farle incontrare il mondo contemporaneo con le sue esigenze e le sue angosce? Poco, pochissimo, niente. Ha fatto di più Giovanni XXIII in 4 poveri anni che Giovanni Paolo II in 27. Tutti e due carismatici e profetici, ma il primo di una Chiesa rinnovata e proiettata nel futuro, il secondo di una Chiesa rigidamente ancorata al suo passato e per nulla aperta al mondo.

Il Pontificato di Giovanni Paolo II è stato un pontificato reazionario e oscurantista. Lo dicono molti fatti. La continua ossessiva condanna dell'aborto in difesa della vita, aborto paragonato e messo alla pari dell'olocausto, senza alcuna umana comprensione del dramma femminile e senza alcuna considerazione dei dettami della scienza. La condanna della teologia della liberazione e quindi di tutti quei preti e vescovi e laici che, in nome di Cristo, in America latina, hanno combattutto e combattono le ingiustizie sociali. L'apparizione a fianco di Pinochet, dell'assassino Pinochet, sul balcone della Moneda, per il piatto di lenticchie della tutela della Chiesa ufficiale. La beatificazione del fondatore dell'Opus Dei, organizzazione oscura e compromessa, sostanzialmente setta segreta e la difesa di quell'altra oscura organizzazione, dei legionari di Cristo. E la difesa di Marcinkus e dei suoi loschi affari. Insomma Papa Wojtyla ha difeso a oltranza la chiesa postridentina, la chiesa curiale  e ha fatto di tutto per affossare, far dimenticare la Chiesa Conciliare. Un Papa che non ha incrociato la modernità. I suoi dettami morali non hanno scosso le coscienze proprio perché anacronistici e impossibili. 

In questo non vedo un grande iato tra Wojtyla e Ratzinger: il secondo prosegue nella sua linearità asettica e dottrinale il primo, senza il suo carisma e la sua popolarità. La Chiesa profetica è morta con Paolo VI, la cui grandezza andrebbe riscoperta e forse la meteora di Giovanni Paolo I. Morto, probabilmente ammazzato. Perché - secondo la Curia e le oscure stanze segrete del Vaticano - la Chiesa deve solo essere cattedra e potere e non seme che muore nel mondo.

amoproust 5 maggio 2011



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