mercoledì 13 luglio 2011

una legge infame


E ORA POSSIAMO MORIRE IN PACE

Un Parlamento distratto da altri problemi e delegittimato per impotenza e lontananza dai cittadini, ha approvato la legge sul “testamento biologico”. O meglio si potrebbe dire che ha affossato il testamento biologico nella sua più vera essenza, la libertà dell’individuo di scegliere per se stesso, di decidere la sua sorte in caso di grave impedimento. Ha messo ciascuno di noi nelle mani di medici estranei alla nostra vita.
Questa legge, se sarà approvata come si teme anche dal Senato, ci allontana ulteriormente dal mondo civile e dall’Europa, ci condanna al destino di paese di serie B, dominato dalla presenza ingombrante della Chiesa Cattolica, che tiene sotto ricatto i suoi fedeli  deputati, o meglio li costringe a essere dei servi ubbidienti.  La Chiesa Cattolica, così lontana dalla pietà del  Vangelo e dalla purezza cristallina dei comportamenti morali, si permette, in nome della salvezza di un’anima ipoteticamente immortale, di condannare l’uomo alla sofferenza, di legarlo a riti di assistenza umilianti e degradanti, di toglierli la possibilità di dire “basta” a un’esistenza terrena diventata impossibile e priva di valore e cieca e insensata. In nome della vita. Ma quale vita? A che livello di qualità? In nome di che? Se Cristo fosse su questa terra griderebbe un’altra volta agli “scribi e farisei ipocriti” che, per puro spirito di potere, creano legami e vincoli e impedimenti  alla libera scelta di come morire. Cosa che ciascuno di noi vorrebbe semplice e lineare e priva di assurdità come mesi o anni di pura vita vegetativa. La Chiesa rivela la sua anima crudele e oscurantista. Non potendo più condannare al rogo gli eretici o torturarli, in nome della fede, in un ultimo estremo tentativo di arginare la laicità e il libero pensiero, detta vincoli disumani ai suoi adepti e pretende che tutti, fedeli o no, vi soggiacciano. Ultimo colpo di coda in un mondo secolarizzato, che vede spegnersi  non la vera fede o il cristianesimo dei giusti, ma la legittimità del potere temporale.  Chiesa crudele e oscurantista. 
Viene voglia di essere cattivi e di augurare a tutti coloro che, coscientemente o distrattamente hanno approvato questa ignominia, questo aborto incivile, una morte dopo lunghi mesi di agonia in un letto, nutriti a forza, con il corpo avvizzito e ormai spento,  vegetale. Una morte assurda che si meriterebbero tutti  per la loro insensataggine.  Ma forse, nel  loro animo sperano di cavarsela, di costituire  – come  sempre  - l’eccezione  regolare (si è sempre trovato un infermiere disponibile a staccare la spina con lauta mancia – s’intende). Ipocrisia, come sempre. 
Amoproust  si augura di non vedere questo calvario per nessuno dei suoi e per se stesso.  Ma è disponibile a disubbidire, a obiettare in coscienza.  Non vi è obbligo di ubbidire a leggi palesemente contro l’uomo e la sua dignità.  E in certi casi l’ubbidienza non è più una virtù, ma una viltà.

Amoproust – 13 luglio 2011

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